Meret Oppenheim

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Meret Oppenheim (Berlino, 6 ottobre 1913Basilea, 15 novembre 1985) è stata un'artista svizzera di origine tedesca.

Musa ispiratrice del movimento surrealista, Oppenheim è ricordata per essere stata una delle modelle preferite del fotografo Man Ray, nonché l'autrice dell'opera Déjeuner en fourrure (1936),[1] che rimane la più nota del suo repertorio.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

La Fontana di Oppenheim progettata dall'artista nel 1983 e situata a Berna
Tisch mit Vogelfüssen (1972)

Nata da padre tedesco e madre svizzera, Meret Oppenheim si trasferì a Parigi nel 1932, dove realizzò quadri astratti e spesso recanti iscrizioni e oggetti incollati.[2] Nel 1933 conobbe gli artisti Alberto Giacometti e Hans Arp, che, affascinati dal suo aspetto e dal suo atteggiamento estroverso, decisero di renderla un membro del gruppo surrealista. Con essi partecipò a diverse esibizioni, compresa quella del Salon des Surindépendants (1933) divenendo inoltre compagna sentimentale di Max Ernst (seppur fugacemente) e di Man Ray, che la rese protagonista di molti suoi lavori.

Nel 1938 intraprese un viaggio in Italia insieme con Leonor Fini e lo scrittore André Pieyre de Mandiargues.[3][4] Lo stile "feticista" dell'artista segnò almeno due opere divenute celebri: Colazione in pelliccia e La mia governante, entrambe del 1936. La prima di esse è una tazza con cucchiaio e piattino rivestita di pelliccia, mentre la seconda consiste in due scarpe rovesciate e poste su un vassoio. Secondo quanto riportato, esse "determinarono un approccio nuovo al tema del feticcio e della sessualità, tanto più interessante perché considerato dal punto di vista femminile".[5]

Dopo essere tornata in Svizzera alla fine del decennio, la Oppenheim rimase inattiva fino ai primi anni cinquanta e intraprese lezioni di disegno e pittura nella scuola d'arte e mestieri di Basilea.[2] All'inizio degli anni cinquanta, riprese la sua attività artistica, cimentandosi nella progettazione di costumi teatrali e opere di design. Nel 1959 realizzò, dapprima a Berna e successivamente all'esposizione EROS di Parigi, il celebre happening Festino di primavera: un banchetto apparecchiato sul corpo nudo di una donna presso cui i partecipanti interagivano direttamente. L'opera viene citata quale anticipatrice della body art.[5] Meret Oppenheim morì nel 1985 all'età di 72 anni.

Stile[modifica | modifica wikitesto]

Sebbene sia nota per i suoi "feticci trasfigurati in chiave onirica" come Colazione in pelliccia, Meret Oppenheim è stata autrice di numerosi schizzi di sogni e progetti che rifletterebbero molte delle sue premesse. Secondo quanto riportato:[1]

«Vi si scopre una grande decisione nel tratto, un'affascinante ingenuità, una buona dose di humour e, nell'insieme, una stranezza di tipo nuovo anche all'interno della produzione surrealista.»

In un elogio del poeta André Pieyre de Mandiargues rivolto all'artista, è scritto:[6]

«Per Meret Oppenheim l'arte è inseparabile dalla vita di tutti i giorni... ed entrambe sono caratterizzate dal contrasto fra il faceto e il serio intesi nel loro senso più estremo, da uno stupefacente miscuglio di dolcezza e di durezza sentite, con la stessa intensità... Meret... nutre per la natura un interesse appassionato, ma è importante sottolineare che la sua tenerezza e la sua curiosità si rivolgono di preferenza a ciò che vi è più di inquietante e di ripugnante (per gli uomini comuni)... Lontana da un cieco realismo a metà strada fra l'astrazione e la figurazione poetica... Meret ci fa intravedere i rapporti molto antichi che intercorrono fra le forme del mondo esterno e i movimenti di ciò che s'è convenuto chiamare l'anima umana. L'humour sottolinea in questo caso la profondità della visione.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Maurice Henry; pag. 189
  2. ^ a b Maurice Henry; pag. 188
  3. ^ Heller.
  4. ^ Colvile.
  5. ^ a b Martina Corgnati, Francesco Poli, Dizionario dell'arte del Novecento, Bruno Mondadori, 2011, pp. 109, 608.
  6. ^ Maurice Henry; pag. 190-191

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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