Maria di Windisch-Grätz

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Ritratto della Duchessa Maria di Meclemburgo, nata Windisch-Grätz.

Principessa Maria di Windisch-Grätz (18561929) è stata una nobile austriaca.

Maria sposò a Schwerin il 5 maggio 1881 suo cugino, il tedesco Duca Paolo Federico di Meclemburgo, secondo figlio maschio di Federico Francesco II, Granduca di Meclemburgo-Schwerin.[1] La coppia ebbe cinque figli tutti allevati come cattolici romani, la religione della Principessa Maria,[2] vivendo una vita tranquilla a Venezia. Mentre si trovavano a Venezia la famiglia fece amicizia con il cardinale Sarto (poi Papa Pio X) che frequentava spesso la famiglia ed agì da loro consigliere spirituale.[3]

Maria nata Windisch-Grätz esaminò diversi scavi archeologici in Austria e Carniola. Alcuni di questi oggetti si trovano ancora oggi ad Harvard, Oxford e Berlino.

Il 21 aprile 1884 il Duca Paolo Federico cedette i suoi diritti e quelli dei suoi figli alla successione di Meclemburgo-Schwerin in favore dei suoi fratelli minori e dei loro figli, che così avrebbero avuto la precedenza su di lui ed i suoi.[1][4] Nel 1887 suo marito, cresciuto da luterano, si convertì al cattolicesimo, la religione di Maria e dei loro figli.[5]

Nel 1906, dopo aver raccolto le preoccupazioni del nipote Federico Francesco IV, Granduca di Meclemburgo circa le sue spese, al Duca Paolo Federico e a sua moglie fu ordinato di presentare le spese al controllore della famiglia reale.[6]

Figli[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Michel Huberty, Alain Giraud, F.B. Magdelaine, L'Allemagne Dynastique, Tome VI: Bade-Mecklembourg, pp. 233, 239, ISBN 978-2-901138-06-8.
  2. ^ The Spirit of Roman Catholicism, in The Toronto World, 27 ottobre 1884, p. 2.
  3. ^ The Pope as a Matchmaker, in Yukon World, 12 febbraio 1905, p. 4.
  4. ^ News by the Mail, in Bruce Herald, 3 giugno 1884, p. 3.
  5. ^ Catholic News, in New Zealand Tablet, 26 agosto 1887, p. 31.
  6. ^ European Intelligence in News and Comment, New York Times, 8 aprile 1906, p. SM7.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN99248163 · ISNI (EN0000 0000 8169 2942 · LCCN (ENn82018455 · GND (DE118890999 · J9U (ENHE987009347742805171 · WorldCat Identities (ENlccn-n82018455
  Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di biografie