Lophira alata

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Lophira alata
Stato di conservazione
Vulnerabile[1]
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superrosidi
(clade) Rosidi
(clade) Eurosidi
(clade) COM
Ordine Malpighiales
Famiglia Ochnaceae
Genere Lophira
Specie L. alata
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Ordine Theales
Famiglia Ochnaceae
Genere Lophira
Specie L. alata
Nomenclatura binomiale
Lophira alata
Banks ex C.F.Gaertn., 1805
Sinonimi

Lophira procera
A.Chev.

Nomi comuni

Bongossi, Ekki, Ironwood

Lophira alata Banks ex C.F.Gaertn., 1805, comunemente nota come azobe o azobè, è una pianta della famiglia Ochnaceae.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il suo legno è il più duro in assoluto

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Geograficamente l'azobè è tipico delle foreste tropicali di Costa d'Avorio, Gabon, Ghana, Camerun, Repubblica del Congo (Congo-Brazzville), Liberia, Nigeria, Sierra Leone, Repubblica Democratica del Congo (ex-Zaire), Repubblica Centrafricana.[1]

Usi[modifica | modifica wikitesto]

Comunemente usata per grandi opere marine e strutturali grazie alle sue caratteristiche fisiche e meccaniche.

La sua grande resistenza e durabilità lo rendono infatti il legno ideale per l’uso in costruzioni marine esposte al vento e alle intemperie con sollecitazioni elevate come ad esempio porte vinciane, parabordi, travi di frizione, moli ed intelaiature per pontili, ponti e ricoperture per ponti, pali in genere, barriere, bitte d’ormeggio e briccole, palificazioni per porti industriali, segnali di navigazione nei canali e nelle lagune.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) African Regional Workshop (Conservation & Sustainable Management of Trees, Zimbabwe) 1998, Lophira alata, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) Lophira alata Banks ex C.F.Gaertn., su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 18 novembre 2021.

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