Sandra Lombardi

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Sandra Lombardi

Sandra Lombardi, Flora (Roma, 6 aprile 1946), è una poetessa e scrittrice italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

La Madonna della Neve di Pagliara dei Marsi da cui ha origine la sua spiritualità che pervade i suoi molteplici componimenti.

Sandra Lombardi nasce a Roma, ma ha radici a Pagliara dei Marsi per l'origine dei suoi avi, Paolina ed Elena.[1] La prima è madre di un sacerdote attivo a Pagliara, a Roma, ad Avezzano, in Sicilia: don Giovanni Michetti.[1]

Il padre la fa studiare a Roma dove si laurea in Pedagogia presso il Magistero.[2][3] Laureata in pedagogia, è consulente pedagogica in analisi e modificazione comportamentale e psicoterapia comportamentale cognitivista.[1][2][3] Inizialmente professoressa di Lettere nelle scuole statali di II grado.[1] Successivamente ha insegnato Storia e Filosofia in un liceo statale di Roma.[1][2][3]

Ha al suo attivo una vasta produzione letteraria, la sua vena poetica si sprigiona con varietà di tematiche, ma i motivi ispiratori che preferisce sono i problemi sentimentali, ambientali, sociali e didattici.[1] Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su dei quotidiani.[2][3]

Il pensiero[modifica | modifica wikitesto]

La poesia di Sandra è principalmente intrisa di emozioni, umanità e pena esistenziale.[4] Ad esse si affiancano uno sguardo al passato ed uno al futuro.[4]

È una poesia di sentimenti[4][5] dove la vita fondata sull'amore.[4] Si assiste all'interno di essa, dunque, ad un alternarsi di sentimenti ed emozioni che esprimono gli svariati stati d'animo che definiscono l'instabilità degli stessi del poeta.[4] I versi sono coinvolti dall'emotività del poeta. Questa emotività si trasforma, grazie all'entusiasmo del poeta, in grande vitalità.[4]

Il rapporto tra la poesia e le idee[modifica | modifica wikitesto]

Per comprendere al meglio la psicologia della Lombardi, si può notare come ogni frasi poetica nel suo insieme rappresenti in particolare sentimento positivo, indefinito o negativo che sia.[5] La spiritualità che pervade i suoi molteplici componimenti si può ampliare nella sua definizione e diventare umanità, vitalità (come già detto), comunicatività, autentico stupore[4] e anche forza espressiva.[5]

La profonda umanità riesce a trovare la giusta armonia all'interno dei versi ed è comprovata dal fatto che non si vogliano trattare grandi temi.[4]

Tramite la comunicatività si stabilisce un rapporto colloquiale tra autrice e lettore.[4]

L'autentico stupore della sua poesia deriva dai ricordi del passato (in ceri casi affettivi) che riaffiorano all'improvviso, in un lapsus:[4] il mondo della memoria del poeta (anche malinconico) viene svelato a tutti e quindi il passato (anche nazionale) fatto anche di eventi più o meno importanti può esser riscoperto, dal punto di vista del poeta, anche in una poesia contemporanea.[4][5] Per il poeta, invece, la propria certezza è memoria e la memoria è ricordi affettivi.[4]

Una rara forza espressiva contraddistingue i suoi versi nei quali si può comprendere l'idea di inquietudine e la voglia di scoperta del poeta moderno.[5]

I temi delle sue poesie sono: la vita, gli amici, la speranza, la solitudine.[5] Intorno al vissuto ruotano: il significato del vivere quotidiano e le vicissitudini del quotidiano, che viene esaltato, grazie a versi ampi, che diventano il suo diario delle emozioni[5] e la pena esistenziale, causata dalla propria tensione interiore, che porta ad una visione amara della vita, attenuata dal ritmo rapido dei versi.[4] La sua forza della sintesi evidenzia un mondo essenziale fatto di: sensazioni, incanti, disillusioni, vissute intensamente.[5]

Dalla sua vena si sprigionano anche sentimenti negativi, come spiegato precedentemente:[5] pena esistenziale,[4] inquietudine, disillusioni, solitudine.[5] In lei si coniuga uno schema di tipo classico,[4] dato da metafore e versi puliti,[5] con una visione moderna che tiene conto del ritmo rapido dei versi,[4] struttura ermetica della poesia[5] e aggettivazione che serve da supporto e corollario alla tematica, come dice qualcuno dei suoi critici.[4]

La sua voglia di scoperta la porta ad indagare il futuro[5] e al contempo il proprio spirito inconscio in generale e in particolare i propri sogni che continuano a riproporsi nei volti e nei dialoghi quotidiani.[4] Questa introspezione emotiva la porta a forgiare il suo concetto filosofico dell'esistenza: "Come quella vela/sono lontana dalla riva/ma non alla deriva".[5]

Schema dell'ispirazione poetica[modifica | modifica wikitesto]

Le sue poesie possono essere comprese nella loro giusta prospettiva osservando questo schema[7]:

    1. un banale episodio dell'esistenza (pretesto)[7];
    2. memorizzazione impressionistica di esso e gestazione (testualizzazione)[7];
    3. restituzione di esso nei termini di una folgorazione universale (testo)[7].

Se si prende per esempio la poesia Pensiero a pag. 27 di E Come Un Verso….[7] Il pretesto è un incontro al mare, in piscina o genericamente in acqua.[7] Il testo invece allude alla difficoltà che ormai universalmente l'umanità incontra nei suoi tentativi di amare.[7] Non è possibile scindere i due piani: essi aderiscono l'un all'altro eliminando ogni residuo culturale.[7] Viene alla luce così un messaggio di portata universale, anche se scaturito da un banale pretesto esistenziale.[7]

Schema formale[modifica | modifica wikitesto]

Rispetto ad Alda Merini, i versi di Sandra sono meno legati, più spontanei e immediati.[7] Come Nietzsche (Zarathustra), Sandra, dopo aver ripercorso la genealogia della cultura occidentale, compone i suoi versi.[7]

Raccolte di poesie[modifica | modifica wikitesto]

E come un verso...[modifica | modifica wikitesto]

È la raccolta della sua produzione poetica che va dal 9 maggio 1976 al 1986, un decennio cruciale sia per la storia italiana (morte e resurrezione di due grandi uomini: Moro e Craxi) che per quella mondiale (passaggio dai blocchi contrapposti all'impero monocratico degli USA).[8]

Il titolo dell'opera esplica meglio l'obiettivo della poetessa se scritto così: E come un verso, avrei voluto dirti che... Silenzio è la poesia che introduce la raccolta e che ne chiarisce meglio i significati agli occhi del lettore.[8] In Silenzio Sandra appiana il conflitto tra veridicità e menzogna.[8] Tra i due serve appunto il silenzio, cioè l'omissione di parola. La poesia è riferita agli uomini che con le loro discussioni rivoltano l'animo delle donne.[8]

L'immagine dell'amore che Sandra Lombardi, aveva immaginato da bambina, era quello che il padre le dava.[8] Per questo in lei è rimasta la convinzione che quello sarebbe stato l'amore che qualsiasi altro uomo le avrebbe dato.[8]

Quest'idea di amore si è frantumata di fronte all'incapacità degli uomini di agire senza menzogne.[8] Il suo empito amoroso si spegne deluso di fronte all'insensibilità del compagno indifferente o addirittura incapace di capire. Sul tema dell'incomprensione vi torna con l'espressione incompresa ad essere intesa anche in Profumo di Sambuco, qui a lato.[8]

Tutta la raccolta sarà una lotta dei Miti contro la menzogna, specificatamente una Mitopseudomachia (la battaglia contro la falsa apparenza del Mito).[8] Dalle poesie emerge che Sandra Lombardi odia qualsiasi menzogna e camuffamento.[8] Si rivela altresì la connessione originaria del Mito con l'avventura esistenziale di Sandra: l'amore cosa universale e non egoismo di umana natura.[8]

È impossibile conversare con Sandra senza che lei alla fine non sfoderi a memoria una delle sue poesie.[8] Il motivo di tale comportamento va ricercato nella sua memoria e soprattutto nella fiducia che lei non perde mai di farsi capire tramite la velocità fulminea d'immagini concentrate del mondo, cioè di Miti.[8] Infatti, lei tende sempre a trasformare qualsiasi cosa con cui viene a contatto in un Mito.[8]

Sandra riflette implicitamente sui ghetti e i campi di sterminio che, non furono solo quelli reali storicamente accertati, ma quelli creati dalle invasioni dei mass-media, in cui il primo obbligo era, ed è ancora nell'età contemporanea, quello della sterilizzazione della sensibilità.[8] All'inizio del terzo millennio, Sandra, come chi ha un minimo di sensibilità, deve cercare rifugio nella nicchia della poesia.[8] La sua speranza non vacilla poiché continua a credere nelle risorse umane e nella possibilità che il genere umano riesca a trovare una via per non autodistruggersi.[8]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Don Ezio Del Grosso, IV Vene poetiche e...letterarie di Pagliara, in Don Ezio Del Grosso (a cura di), In Camino da Cinquant'anni (1952-2002) memorie, bilanci e prospettive, Parte II, Edizione Unica, Pagliara, giugno 2002, p. 302, ISBN non esistente.
  • AA.VV., Sandra Lombardi, CONFINI Antologia di Poeti Emergenti della Letteratura Italiana, con note critiche a cura di Salvatore Fava, IV, 1ª edizione, Bologna, ISMECA, 2010, pp. 67-85, ISBN 978-88-6416-095-5.
  • AA.VV., Sandra Lombardi, Argomenti Esemplari del linguaggio poetico contemporaneo, a cura di Salvatore Fava, 1ª edizione, Bologna, ISMECA, 2007, pp. 155-167, ISBN 978-88-89668-20-7.
  • AA.VV., Sandra Lombardi, Lirica, in Poeti d'oggi Antologia di Poeti Contemporanei, 1ª edizione, Ragusa, LibroItalianoWorld, 2007, p. 74, ISBN 978-88-7865-615-4.
Sitografia

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]