Lola T70

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Lola T70
Descrizione generale
Costruttore Bandiera del Regno Unito  Lola Racing Cars
Categoria Campionato CanAm
Produzione 1965
Squadra Team Surtees
Progettata da Eric Broadley (telaio)
Michael Turner (carrozzeria)
Sostituisce Lola Mk6 GT
Sostituita da Lola T70 Mk II
Descrizione tecnica
Meccanica
Telaio monoscocca in acciaio e alluminio
Motore Chevrolet V8 90º 5,7 litri da 550 CV
Trasmissione cambio manuale "Hewland LG 500" a 4 rapporti
Dimensioni e pesi
Passo 2413 mm
Altro
Avversarie McLaren M1, Chaparral 2E
Risultati sportivi
Piloti John Surtees, Dennis Hulme

La Lola T70 è un'automobile da competizione costruita dalla casa automobilistica britannica Lola Racing Cars dal 1965 al 1969.

Origini[modifica | modifica wikitesto]

La Lola, guidata dal progettista Eric Broadley, si dedicò nei primi anni di attività alla realizzazione di monoposto e vetture sport di piccola cilindrata. Il punto di svolta si ebbe nel 1963, quando la Lola Mk VI GT, spinta dal grosso motore Ford Fairlane V8, fu iscritta tra le vetture del Gruppo 6. Tale raggruppamento comprendeva le vetture prototipo senza limiti di cilindrata e la Ford, alla ricerca di un progetto che contrastasse l'egemonia della Scuderia Ferrari, si dimostrò interessata alla vettura, tanto da prenderla come base per la Ford GT 40. Eric Broadley fu quindi coinvolto nella realizzazione della vettura ma poco dopo, desideroso di indipendenza progettuale, ritornò ad occuparsi delle sue piccole vetture fino all'anno successivo, quando, con rara consequenzialità, tornò ad interessarsi di prototipi di grossa cilindrata. Si concentrò sulle gare del Campionato CanAm che si disputava con automobili del Gruppo 7, raggruppamento che imponeva alle vetture il solo obbligo della carrozzeria barchetta e che, con l'arrivo della tecnologia del motore centrale, apriva un mercato importante per i costruttori, perché le piccole officine non avevano esperienze con questa innovazione tecnica. Il primo a fiutare l'affare fu Bruce McLaren, che cedette la licenza di produzione della sua M1, seguito subito dopo dalla Lola, che nel 1965 immise sul mercato la sua T70.

Tecnica[modifica | modifica wikitesto]

La T70 ha un telaio monoscocca formata da pannelli di alluminio rivettati su strutture di supporto in acciaio[1], in proporzione del 60% di acciaio e il 40% di alluminio[2], sospensioni a doppi bracci con ammortizzatori coassiali alle molle e freni a disco, di cui quelli anteriori entrobordo, per ottenere un miglior raffreddamento. La vettura, come da regolamento, era una barchetta in fibra di vetro. All'insegna della flessibilità commerciale, la vettura era in grado di accogliere qualsiasi motore V8 di produzione americana.

La vettura fu concepita per le gare di durata, ma durante la sua carriera si dimostrò più a suo agio nelle gare sprint, dove poteva far valere la leggerezza e l'agilità, mentre la carente affidabilità ne azzerava le possibilità nelle gare più lunghe[3]

Evoluzione del progetto[modifica | modifica wikitesto]

La Lola T70 Mk II, anch'essa con carrozzeria aperta
La Lola T70 Mk III, derivata dalla MK II
La Lola T70 Mk IIIB, riconoscibile dai doppi fari

Grazie all'aiuto del campione di Formula 1 del 1964 John Surtees, uno dei primi piloti della vettura, la Lola accumulò esperienza e ottenne subito successi. Per la stagione CanAm 1966 la vettura fu migliorata nel telaio ma fu mantenuto il motore Chevrolet, che era già cresciuto nella cilindrata da 5 a 5,9 litri ed erogava 550 CV: denominata T70 Mk II, grazie alle sue accresciute doti di stabilità e facilità di guida[3] permise a Surtees di vincere tre delle sei gare del campionato e il titolo[4], permettendo così al costruttore di spuntare una quarantina di vetture vendute entro la fine dell'anno[4].

Il successo commerciale spinse Broadley ad accarezzare l'idea di realizzare una versione per il Gruppo 6 (vetture prototipo) e addirittura di arrivare ad omologare la vettura come vettura sport per rientrare nel Gruppo 4 per la stagione 1967, poiché mancavano poche vetture per raggiungere il limite minimo di 50 esemplari richiesto dal regolamento. Ma richiedeva pure che la vettura avesse la carrozzeria chiusa, cosicché Broadley e Tony Southgate disegnarono una nuova carrozzeria e, grazie all'uso della galleria del vento, ottennero ottimi risultati sia sul fronte della penetrazione aerodinamica che nella deportanza, necessaria alle alte velocità[4]. La nuova versione fu denominata T70 Mk III ed era spinta da una versione da 6 litri del motore Chevrolet; la carrozzeria era intercambiabile con quella della MK II, cosa interessante per i clienti che avessero voluto usarla sia nelle gare del Gruppo 4 che in quelle del Gruppo 7[4]. Il limite di cinque litri di cilindrata dettato dalla federazione alle vetture del Gruppo 4 a partire dalla stagione 1968 impose però il cambio del propulsore: si scelse la versione da 4.995 cc e 450 cv del V8 Chevrolet[4].

Per la stagione 1969 la Mk III ebbe sostanziose modifiche al telaio, ora completamente in alluminio e simile a quello della T160 che aveva disputato il Campionato CanAm 1968, e alla carrozzeria, che produceva maggiore deportanza e si differenziava esteriormente per i fari accoppiati sotto il trasparente in perspex. Anche il motore da cinque litri e il cambio furono aggiornati: il primo ricevette il sistema di alimentazione ad iniezione meccanica, il secondo passò da quattro a cinque rapporti. Nonostante tutte queste modifiche, la CSI (Commissione Sportiva Internazionale) omologò la Mk IIIB come semplice variante della T70, e così la Lola evitò di dover costruire altri 50 esemplari della vettura nella nuova configurazione[4].

Sul finire dell'anno Eric Broadley commissionò a Franco Sbarro, proprietario della fabbrica automobilistica ACA ed ex capo ingegnere della scuderia svizzera Filipinetti, la realizzazione di una versione stradale della T70 MkIII. Venne prodotta in 13 esemplari in tutto, equipaggiati con propulsori di derivazione Porsche, Ferrari e Chevrolet.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Lola T70, su sportscars.tv, www.sportscars.tv. URL consultato il 14 dicembre 2011.
  2. ^ (EN) Wouter Melissen, 1965 Lola T70 Spyder Chevrolet, su ultimatecarpage.com, www.ultimatecarpage.com, 21 maggio 2008. URL consultato il 14 dicembre 2011.
  3. ^ a b (EN) Lola T70, su conceptcarz.com, www.conceptcarz.com. URL consultato il 14 dicembre 2011.
  4. ^ a b c d e f (EN) Wouter Melissen, Lola T70 Mk3B Coupe Chevrolet, su ultimatecarpage.com, www.ultimatecarpage.com, 9 maggio 2007. URL consultato il 19 agosto 2011.
  5. ^ Sbarro Lola T70, su sbarro.perso.neuf.fr. URL consultato il 22 aprile 2014.

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