Lil Peep; Part One

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Lil Peep; Part One
mixtape
ArtistaLil Peep
Pubblicazione18 settembre 2015
Durata27:51
Dischi1
Tracce11
GenereEmo rap
Cloud rap
Alternative R&B
Etichettaautoprodotto
ProduttoreFleance, Glitter, Greaf, Haardtek, Kryptik, Mysticphonk, Rozz Dyliams
Registrazione2015
Formatidownload digitale
Lil Peep - cronologia
Mixtape precedente
Mixtape successivo
(2015)
Singoli
  1. Veins
    Pubblicato: 8 agosto 2015
  2. Praying To the Sky
    Pubblicato: 9 agosto 2015
  3. The Way I See Things
    Pubblicato: 24 agosto 2015

Lil Peep; Part One, stilizzato LiL PEEP; PART ONE e abbreviato Part One, è il primo mixtape del rapper statunitense Lil Peep, pubblicato il 18 settembre 2015.[1]

L'album è stato supportato da tre singoli: veins, praying to the sky e the way i see things.[2][3][4]

Antefatti[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2015, molte persone hanno inserito erroneamente il singolo Star Shopping nella tracklist del mixtape. Tuttavia, il brano non è mai stato inserito ufficialmente sul mixtape.[5]

È stato pubblicato il video musicale ufficiale di nothing to u.[6]

Musica e testi[modifica | modifica wikitesto]

Nel progetto, Lil Peep esprime temi vulnerabili di una relazione interrotta, includendo depressione, tossicodipendenza, ghosting, crepacuore e nichilismo. Tutti i temi sono comuni all'emo rap, che lo ha aiutato in seguito a diventare il pioniere di questo genere.[7][8][9] Solitamente, i suoi testi parlano anche dell'abuso di sostanze stupefacenti.

Il singolo praying to the sky è stato posto in evidenza come principale brano raffigurante temi di questo genere. Melanie Westfall di The Daily Texan ha affermato che il brano è una miscela di emo e rapping. Con i suoi testi, Peep allude al fatto che "esiste una tendenza in questo genere a usare l'automedicazione per problemi di salute mentale".[10] Nella canzone, Peep descrive l'abuso di droghe per il quale sfortunatamente n'è caduto in vittima due anni dopo, con l'uso del farmaco Xanax.[11][12] Su Twitter, Peep ha confermato di essere stato "sotto acidi" durante la realizzazione del brano.[13]

Il brano the way i see things, uno dei più popolari del progetto, offre una prospettiva dei sentimenti pessimisti di Peep nei confronti della vita in cui stava vivendo verso la fine del 2015. La canzone gli ha fatto guadagnare attrazione facendolo passare velocemente dalla scena underground a quella mainstream.

In another song, Peep canta di aver perso il contatto con una ragazza che ritiene di essere brutto. La canzone include la voce di Kurt Cobain, durante un'intervista del 13 dicembre 1993 trasmessa su MTV. Cobain confessa quindi di avere pensieri suicidi, una correlazione diretta con il focus della canzone, essendo un tema che esprime eccessivamente dell'odio nei riguardi di se stessi.[14][15]

Tracce[modifica | modifica wikitesto]

  1. praying to the Sky – 3:59 (testo: Gustav Åhr – musica: Greaf)
  2. the way i see things – 2:13 (testo: Gustav Åhr – musica: Kryptik)
  3. high school – 2:48 (testo: Gustav Åhr – musica: Haardtek)
  4. another song – 2:09 (testo: Gustav Åhr – musica: Glitter)
  5. five degrees – 2:24 (testo: Gustav Åhr – musica: Haardtek)
  6. nothing to u – 2:27 (testo: Gustav Åhr – musica: Kryptik)
  7. its me – 2:07 (testo: Gustav Åhr – musica: Fleance)
  8. ghost boy – 2:10 (testo: Gustav Åhr, Dylan Ross, Rose Melberg, Jennifer Sbragia – musica: Rozz Dyliams)
  9. veins – 3:30 (testo: Gustav Åhr – musica: Greaf)
  10. wanna be – 2:13 (testo: Gustav Åhr – musica: Mysticphonk)
  11. shame on u – 1:51 (testo: Gustav Åhr – musica: Haardtek)

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

Musicisti[modifica | modifica wikitesto]

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

  • Fleance – produzione
  • Glitter – produzione
  • Greaf – produzione
  • Haardtek – produzione
  • Kryptik – produzione
  • Mysticphonk – produzione
  • Rozz Dyliams – produzione

Successo commerciale[modifica | modifica wikitesto]

Lil Peep; Part One ha generato 4.000 stream su SoundCloud nella sua prima settimana di rilascio.[16][17]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) A Timeline of Lil Peep's Career, su billboard.com. URL consultato il 23 settembre 2019.
  2. ^ (EN) veins (prod. greaf) di ☆LiL PEEP☆, su soundcloud.com. URL consultato il 23 settembre 2019.
  3. ^ (EN) praying to the sky (prod. greaf) di ☆LiL PEEP☆, su soundcloud.com. URL consultato il 23 settembre 2019.
  4. ^ (EN) the way i see things (prod. kryptik) di ☆LiL PEEP☆, su soundcloud.com. URL consultato il 23 settembre 2019.
  5. ^ (EN) LiL PEEP PART ONE | LiL PEEP, su bandcamp.com. URL consultato il 1º ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 2 settembre 2016).
  6. ^ (EN) LiL PEEP - nothing to u (Official Music Video), su youtube.com. URL consultato il 23 settembre 2019.
  7. ^ (EN) There is another posthumous Lil Peep album on the way, su thebrag.com. URL consultato il 23 settembre 2019.
  8. ^ (EN) A Look At Posthumous Releases: Who Controls The Voices Of The Dead?, su genius.com. URL consultato il 23 settembre 2019.
  9. ^ (EN) How Emo Rap Has Redefined Rock Music, su kerrang.com. URL consultato il 23 settembre 2019.
  10. ^ (EN) Fans reflect on drug substance abuse and depression after SoundCloud rapper’s death, su dailytexanonline.com. URL consultato il 23 settembre 2019 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2017).
  11. ^ (EN) Lil Peep didn’t have to die, but Xan culture does, su goldenplec.com. URL consultato il 23 settembre 2019.
  12. ^ (EN) Lil Peep, su thetimes.co.uk. URL consultato il 23 settembre 2019.
  13. ^ (EN) I WAS ON ACID WHEN I MADE "PRAYING TO THE SKY", su twitter.com. URL consultato il 23 settembre 2019.
  14. ^ (EN) Live Nirvana | Interview Archive | 1993 | December 13, 1993 - Seattle, WA, US, su livenirvana.com. URL consultato il 23 settembre 2019.
  15. ^ (EN) another song - Lil Peep, su genius.com. URL consultato il 23 settembre 2019.
  16. ^ (EN) ‘Everybody’s Everything’ Documentary Of Rapper Lil Peep Goes Worldwide To Gunpowder & Sky, su deadline.com. URL consultato il 23 settembre 2019.
  17. ^ (EN) Gunpowder & Sky picks up Lil Peep SXSW ’19 doc “Everybody’s Everything”, su realscreen.com. URL consultato il 23 settembre 2019.
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