Dicrostonyx torquatus

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Lemming dal collare paleartico

Transizione dal manto estivo a quello invernale nel lemming dal collare paleartico
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Rodentia
Sottordine Myomorpha
Superfamiglia Muroidea
Famiglia Cricetidae
Sottofamiglia Arvicolinae
Genere Dicrostonyx
Specie D. torquatus
Nomenclatura binomiale
Dicrostonyx torquatus
Pallas, 1778

Il lemming dal collare paleartico (Dicrostonyx torquatus Pallas, 1778) è un roditore della sottofamiglia degli Arvicolini originario delle regioni settentrionali dell'Eurasia[2].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La specie raggiunge una lunghezza testa-tronco di 8,8-14,0 cm, ha una coda di 1,1-2,1 cm e pesa 63-155 g. Il manto estivo, come quello del lemming dal collare neartico, ha un colore di base dal grigio al bruno-grigiastro con sfumature rossastre sulle parti superiori. Le tonalità rossastre si incontrano più frequentemente nella zona occidentale dell'area di distribuzione. A causa della mistura di peli neri, rossi e grigio chiari la pelliccia sembra essere macchiata. La parte inferiore è prevalentemente da marrone chiaro ad arancio-brunastro chiaro. Il collare arancio-brunastro al quale la specie deve il nome non è evidente in tutti gli esemplari. Una linea mediana scura che attraversa il dorso è solitamente più evidente che nel lemming dal collare neartico. Il manto invernale del lemming dal collare paleartico è completamente bianco[3].

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

L'areale del lemming dal collare paleartico si estende attraverso le regioni settentrionali e orientali della Russia, dalla penisola di Kanin alla Kamčatka. La specie è presente in molte isole artiche della Russia, ma è assente dalla zona settentrionale della Severnaja Zemlja, dalla Terra di Francesco Giuseppe e dall'isola di Wrangel. Nelle zone montuose questo lemming dal collare si spinge fino ad un'altitudine di 1600 metri. Vive nelle regioni coperte da tundra con cespugli isolati e salici nani[1]. Altre piante tipiche del suo areale sono l'ambretta strisciante (Geum), le graminacee, i carici, i muschi e i licheni[3].

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Come presso gli altri lemming dal collare, i periodi di attività non sono legati a un momento specifico della giornata o della stagione. Il lemming dal collare paleartico scava gallerie nel terreno o nella neve, con una camera adibita a nido del diametro di 11-20 centimetri rivestita con erba, carici o muschio. Di solito il nido viene utilizzato da una coppia[3].

La dieta della specie comprende grosso modo tutte le specie di piante tipiche del suo areale, fatta eccezione per i licheni, ma essa predilige nutrirsi di bacche, sassifraga e pedicolari (Pedicularis). Il lemming dal collare paleartico predilige solitamente le piante dicotiledoni in estate e in autunno, mentre le piante monocotiledoni predominano in inverno[3].

Le femmine hanno due o tre nidiate all'anno, delle quali la prima nasce quando il terreno è ancora ricoperto dal manto nevoso. Il periodo di gestazione va da 17 a 21 giorni e ciascuna nidiata può comprendere fino ad un massimo di 12 piccoli. Le nidiate più numerose (in media 8 piccoli) nascono in primavera, mentre in estate esse tendono ad essere un po' meno consistenti. Ogni anno nasce un numero doppio di femmine rispetto a quello dei maschi[3].

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Complessivamente la specie non è da considerarsi minacciata, e viene pertanto elencata come «specie a rischio minimo» (Least Concern) dalla IUCN. Tuttavia i cambiamenti climatici potrebbero avere effetti negativi sulla sua sopravvivenza a lungo termine. La popolazione della Novaja Zemlja viene classificata come «vulnerabile» (Vulnerable)[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Tsytsulina, K., Formozov, N. & Sheftel, B. 2016, Dicrostonyx torquatus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Dicrostonyx torquatus, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  3. ^ a b c d e Wilson, Lacher Jr. e Mittermeier (a cura di), Handbook of the Mammals of the World, 7 - Rodents II, Lynx Edicions, 2017, pp. 298-299, ISBN 978-84-16728-04-6.

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