Legione Lettone

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Legione Lettone delle Waffen-SS
Legione Lettone in marcia accanto alla Cattedrale di Riga nel giorno dell'indipendenza lettone, 1943
Descrizione generale
Attivagennaio 1943 - 1945
NazioneBandiera della Germania Germania
Servizio Waffen-SS
Tipofanteria
Dimensione87.550 uomini al 1° luglio 1944; con altri 23.000 uomini come ausiliari della Wehrmacht.
MottoDievs, svētī Latviju! ("Dio benedica la Lettonia!")
ColoriColori nazionali lettoni
MarciaZem mūsu kājām lielcieļš balts, "Trīnīte"
Battaglie/guerreFronte orientale
Parte di
Waffen-SS
Comandanti
Degni di nota
Simboli
Arma dei legionari lettoni
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La Legione lettone (in lettone: Latviešu leģions) fu una formazione appartenente alle Waffen-SS durante la seconda guerra mondiale, composta principalmente da uomini di etnia lettone[1][2][3][4][5][6] e organizzata in due divisioni: la 15ª Divisione (1ª lettone) e la 19ª Divisione (2ª lettone).

La 15ª divisione era subordinata al VI Corpo delle SS, ma operativamente in riserva o a disposizione del XXXXIII Corpo d'Armata, 16ª Armata, Gruppo d'Armate Nord.[7] La 19ª Divisione resistette nella sacca di Curlandia fino al maggio 1945 e fu tra le ultime forze naziste ad arrendersi.[8]

Istituzione[modifica | modifica wikitesto]

Fu istituita nel gennaio 1943 per ordine di Adolf Hitler e su richiesta di Heinrich Himmler. Il nucleo originario era rappresentato dai battaglioni di polizia lettoni, formati a partire dal 1941 per compiti di sicurezza e già in servizio sul fronte orientale sotto il comando della Wehrmacht. Anche i membri del Kommando Arajs furono accorpati alla Legione,[9] anche se in ritardo rispetto al corso della guerra, quando il Kommando venne smobilitato dall'azione antipartigiana e antiebraica, e la prima unità del Kommando fu aggregata alla Legione nel dicembre 1944.[10]

In base al decreto sul lavoro di Rosenberg del dicembre 1941, i tedeschi iniziarono a coscrivere i lettoni all'inizio del 1942, dando loro la possibilità di scegliere se entrare nel servizio di lavoro o nei battaglioni di polizia.[11] Un mese dopo la creazione dell'unità, le autorità di occupazione iniziarono a coscrivere gli uomini in età militare specificamente per la Legione. Si poteva scegliere tra servire nella Legione Waffen-SS, subordinata alla Wehrmacht, servire come ausiliari della Wehrmacht tedesca o essere inviati in un campo di lavoro in Germania; coloro che cercavano di sottrarsi venivano arrestati e inviati nei campi di concentramento.[12]

Di conseguenza, solo il 15-20% dei componenti della Legione erano veri e propri volontari.[6] A differenza della Lituania, in Lettonia le potenziali reclute non organizzarono un boicottaggio ufficiale della coscrizione; alcuni disertarono comunque piuttosto che servire lo sforzo bellico nazista.[1] Con il volgere della guerra in sfavore della Germania, vennero reclutati sempre più lettoni. La prima lista di coscrizione comprendeva tutti i nati dal 1919 al 1924, le successive si estesero ai nati tra il 1906 e il 1928.

I comandanti di divisione e la maggior parte del personale erano ufficiali tedeschi delle SS, mentre i singoli reggimenti da combattimento erano in genere comandati da ufficiali lettoni. Dopo che nel novembre 1943 l'Armata Rossa sfondò le linee tedesche a Nevel lungo il 1° Fronte Baltico e avanzò verso la Lettonia, il giorno 13 il controllo della mobilitazione passò dai tedeschi all'Autoamministrazione lettone. Al 26 giugno in servizio nelle varie unità della Legione lettone c'erano 7.671 russi di etnia lettone provenienti da Letgallia, che rappresentavano il 10% degli uomini della regione.[13] Il 1° luglio 1944 la Legione contava 87.550 soldati, e altri 23.000 servivano come "ausiliari" della Wehrmacht.[12]

Teatri operativi[modifica | modifica wikitesto]

La prima unità della Legione fu la 2ª Brigata SS lettone creata a febbraio 1943 e impiegata per la prima volta nell'assedio di Leningrado. Il 18 marzo 1943 fu posizionata di fronte all'osservatorio di Pulkovo e continuò a combattere sempre a Leningrado fino alla ritirata delle forze tedesche nel gennaio 1944.

La 15ª Divisione Waffen-SS fu inviata al fronte nel novembre 1943. Originariamente posizionata nei distretti di Ostrov e Novosokol'niki della regione di Pskov, dopo una battuta d'arresto subita dall'esercito tedesco fu spostata nelle posizioni del distretto di Belebelka della regione di Novgorod nel gennaio 1944, da dove si ritirò un mese dopo. Alla fine del febbraio 1944 entrambe le unità assunsero posizioni difensive comuni sui fiumi Sorota e Velikaya. Fu in quel momento che la 2ª Brigata fu rinominata 19ª Divisione Waffen-SS.[14] Nei due mesi successivi queste posizioni furono teatro di intensi combattimenti.

Nell'aprile 1944 la Legione fu sostituita con altre unità e spostata a Bardovo-Kudever, 50 km a est di Opochka. Nel giugno 1944 fu attaccata e iniziò a ritirarsi il 10 luglio 1944, attraversando il confine russo-lettone il 17 luglio. Nell'agosto e nel settembre 1944 la 15ª Divisione fu trasferita in Prussia per essere rifornita di nuove reclute. Rimase in addestramento vicino a Danzica fino all'ordine di tornare in battaglia il 22 gennaio 1945. In quel momento la divisione contava circa 15.000 soldati. Combatté nei pressi di Danzica in gennaio e febbraio, ritirandosi in Pomerania all'inizio di marzo. All'inizio di aprile fu ridotta a 8.000 uomini. Circa 1.000 furono inviati via mare per rifornire le forze nella sacca di Curlandia, il resto cadde nei combattimenti. L'11 aprile alla divisione fu comunicato di trasferirsi in Curlandia; vedendo che la guerra era persa e comprendendo che essere inviati in Curlandia avrebbe significato doversi arrendere ai sovietici, la divisione decise di arrendersi agli Alleati, disobbedendo agli ordini.

La 19ª Divisione continuò a combattere in Lettonia. Nell'ottobre del 1944, le avanzate sovietiche in Lituania tagliarono fuori dal resto delle forze tedesche diverse unità della sacca di Curlandia. La 19ª Divisione partecipò a sei battaglie tra le armate sovietiche e tedesche nella sacca di Curlandia nel 1944 e nel 1945. Durante la terza battaglia, nel dicembre 1944, le unità sovietiche comprendevano due divisioni lettoni, la 43ª e la 308ª, formate dalle reclute arruolate nella Lettonia orientale occupata dai sovietici.

Insieme ad altre unità della sacca di Curlandia, la 19ª Divisione si arrese ai sovietici alla fine della guerra, il 9 maggio 1945.[14] Successivamente quasi 50.000 soldati lettoni divennero prigionieri di guerra sovietici, chiusi nei campi di transito o nei lager.[8] Alcuni dei soldati della Legione continuarono a combattere i sovietici come Fratelli della foresta per altri dieci anni dopo la fine della guerra.[15]

Motivazioni dei legionari lettoni[modifica | modifica wikitesto]

Ordine di coscrizione.

L'Oberführer Adolf Ax, comandante della 15ª Divisione, riferì il 27 gennaio 1945: "Sono prima di tutto lettoni. Vogliono uno Stato nazionale lettone sostenibile. Costretti a scegliere tra Germania e Russia, hanno scelto la Germania, perché cercano la cooperazione con la civiltà occidentale. Il dominio dei tedeschi sembra loro il male minore".[16] Questa prospettiva derivava dall'occupazione sovietica avvenuta tra il 1940 e il 1941, chiamata "Anno del terrore" (lett. Baigais gads), durante la quale decine di migliaia di famiglie lettoni furono giustiziate o deportate in Siberia, con gli uomini separati dalle donne e dai bambini per piegare la resistenza.[17]

Il comando della legione sottolineò che i lettoni stavano combattendo contro la rioccupazione sovietica. I coscritti promisero in nome di Dio di sottostare all'esercito tedesco e al suo comandante Adolf Hitler, di essere coraggiosi e di essere pronti a dare la vita "nella lotta contro il bolscevismo".[18] I legionari speravano di combattere l'Armata Rossa fino alla cessazione della minaccia per la Lettonia e di rivoltarsi poi contro la Germania nazista, ricalcando la guerra d'indipendenza lettone del 1918-1920, quando le forze lettoni espulsero sia le forze bolsceviche che quelle tedesche. I legionari portavano le bandiere lettoni sotto le uniformi come simbolo di questa speranza.[19] Questo sentimento si rifletteva anche in una delle canzoni più popolari della Legione che recitava: "Batteremo quelli infestati dai pidocchi - ancora, ancora. Dopo di che sconfiggeremo quei grigio-blu - ancora, ancora",[20][21] riferendosi con questi eufemismi ai bolscevichi e ai tedeschi.[6]

Gli Alleati confermarono questa tesi già nel 1943, quando una missione britannica scoprì che i lettoni si opponevano agli occupanti sia sovietici che tedeschi.[22] I lettoni, come gli estoni e in misura minore i lituani, credevano che le potenze occidentali, in particolare la Gran Bretagna, sarebbero venute in loro aiuto come nel 1918-1920. Queste speranze furono rafforzate dalle comunicazioni alleate del novembre 1944, in cui il comando britannico dava istruzioni per tenere la Curlandia fino all'entrata nel Baltico di una flotta congiunta britannico-statunitense.[23]

Dopo la seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Guardie baltiche, in uniforme nera con elmetto blu e cintura bianca, a guardia di prigionieri nazisti durante il processo di Norimberga.

Nel 1946 il Tribunale di Norimberga dichiarò le Waffen-SS un'organizzazione criminale, facendo eccezione per le persone arruolate con la forza. Il Tribunale stabilì che coloro che avevano prestato servizio nelle Legioni baltiche erano coscritti, non volontari, e li definì come combattenti per la libertà che proteggevano la patria dall'occupazione sovietica e come tali non erano considerabili membri delle Waffen-SS.[24] Successivamente, il 13 aprile 1950, un messaggio dell'Alta commissione alleata, firmato da John J. McCloy, mise in chiaro la posizione statunitense sulle legioni baltiche: "Non dovevano essere viste come 'movimenti', 'volontari' o 'SS'. In breve, non avevano ricevuto l'addestramento, l'indottrinamento e l'iniziazione a cui normalmente venivano sottoposti i membri delle SS".[25]

Con il pieno sostegno del Tribunale di Norimberga e dell'Alta commissione alleata, la Commissione statunitense per gli sfollati dichiarò nel settembre 1950:

«Le unità Waffen-SS baltiche (o legioni baltiche) devono essere considerate separate e distinte per scopo, ideologia, attività e qualifiche per l'adesione alle SS tedesche, e pertanto la Commissione ritiene che non siano un movimento ostile al governo degli Stati Uniti.[26]»

Anche prima di questa decisione circa 1.000 ex soldati della Legione lettone avevano prestato servizio come guardie ai processi di Norimberga nella sorveglianza dei criminali di guerra nazisti. In seguito, durante il blocco di Berlino, presero parte alla messa in sicurezza delle strutture alleate coinvolte nel ponte aereo di Berlino e successivamente sorvegliarono anche il quartier generale dell'esercito statunitense.[6][27]

Durante il periodo sovietico la Legione lettone fu descritta come arruolata illeggittimamente dalla Germania nazista nel 1943, senza alcuna accusa di crimini di guerra o di coinvolgimento nell'Olocausto.[28] Ad esempio, il film sovietico I Remember Everything, Richard[29] (noto anche come Rock and Splinters nella versione integrale) realizzato negli anni sessanta durante la guerra fredda presso lo Studio cinematografico di Riga, pur essendo pieno di cliché della propaganda sovietica, illustra chiaramente il riconoscimento di diversi aspetti essenziali della Legione: erano soldati in prima linea, per lo più arruolati con la forza, non erano sostenitori dell'ideologia nazista, non avevano partecipato attivamente nell'Olocausto.

Ciò risulta in netto contrasto con la posizione politica assunta nel periodo post-sovietico dalla Russia, che dichiarò gli appartenenti alla Legione criminali di guerra e sfruttò la questione per esercitare pressioni politiche e ideologiche sulla Lettonia sulla scena internazionale.

Nel 1946 il governo di coalizione svedese guidato dai socialdemocratici, nonostante le forti proteste di molti settori della società svedese, estradò in URSS i soldati della Legione lettone (insieme ad alcuni combattenti delle legioni estone e lituana) che erano fuggiti in Svezia e quindi internati. Negli anni '90 il governo svedese ammise che si era trattato di un errore. Nel 1994 i veterani baltici sopravvissuti furono accolti dal re Carlo XVI Gustavo di Svezia e dalla ministra degli Affari Esteri Margaretha af Ugglas e parteciparono a varie cerimonie commemorative sugli eventi legati alla loro estradizione, in merito ai quali il re e la ministra espressero il loro rammarico.[30]

Leanid Kazyrytski sostiene tuttavia che ci sono motivi per supporre che la Legione lettone possedesse le caratteristiche di un'organizzazione criminale come specificato nei processi di Norimberga, perché alcune peculiarità della procedura di arruolamento non permettono di definirlo obbligatorio.[31]

Crimini di guerra[modifica | modifica wikitesto]

Il precedente coinvolgimento nellOlocausto di alcuni componenti della Legione, tra cui 600 membri del Kommando Arajs, e la presenza dei sostenitori di Pērkonkrusts[32] e di altri partecipanti all'Olocausto[9][33][34][35] fece ipotizzare che, secondo il diritto militare internazionale, la Legione soddisfacesse i criteri di un'organizzazione criminale o che una parte significativa dei suoi membri fosse direttamente o indirettamente coinvolta in crimini di guerra. È stata inoltre accertata la partecipazione dei soldati della legione ad un massacro di prigionieri di guerra polacchi a Podgaje, nel 1945.[31][36]

Il giornalista e scrittore finlandese Jukka Rislakki definì l'etichettare tutti i 57.000 legionari come criminali di guerra sulla base dei crimini commessi in precedenza da alcuni dei suoi membri, come parte del Kommando Arajs e dei battaglioni della polizia ausiliaria lettone, «un tipico esempio di "colpa per associazione"»[37].

Giornata della memoria[modifica | modifica wikitesto]

Giornata della memoria dei legionari lettoni, 2008.

Dopo la guerra l'organizzazione dei veterani della Legione lettone in esilio nell'Occidente, Daugavas Vanagi, scelse il 16 marzo come giorno di commemorazione di una battaglia sulla sponda orientale del fiume Velikaya per la collina "93,4", combattuta da entrambe le divisioni Waffen-SS. Pubblicamente celebrato in Lettonia dal 1989/90,[38] fu ufficialmente riconosciuto come "Giorno del ricordo dei soldati lettoni" dal Saeima nel 1998, un compromesso tra il partito Per la Patria e la Libertà/LNNK che voleva istituire il "Giorno del ricordo della Legione lettone" e altri membri della coalizione che temevano l'effetto che tale decisione avrebbe potuto avere sulla reputazione internazionale della Lettonia.[39]

Negli ultimi anni gli eventi del 16 marzo sono stati piuttosto conflittuali, con organizzazioni lettoni che hanno marciato a sostegno della Legione lettone e organizzazioni prevalentemente russe che hanno protestato e tentato di bloccare le marce. A causa di una controversia particolarmente aspra sulla commemorazione ufficiale del Giorno del ricordo dei legionari lettoni nel 1998, i funzionari lettoni si sono astenuti dall'onorarlo ufficialmente. Attualmente la posizione ufficiale delle autorità lettoni è che la giornata è una faccenda privata dei veterani e dei loro parenti.[40]

Cimitero dei soldati della Legione lettone nella parrocchia di Lestene.

Il 21 febbraio 2012 la Commissione contro il razzismo e l'intolleranza del Consiglio d'Europa ha pubblicato il rapporto sulla Lettonia nel quarto ciclo di monitoraggio. Il rapporto condanna le commemorazioni delle persone che hanno combattuto nelle Waffen-SS e collaborarono con i nazisti.[41] L'ECRI si dichiarò preoccupata per l'autorizzazione del raduno in memoria dei combattenti di un'unità lettone delle Waffen-SS, che si tiene ogni anno il 16 marzo nel centro di Riga, ed espresse lo sgomento per il nulla osta rilasciato dalle autorità competenti per lo svolgimento di un evento che celebra l'occupazione nazista di Riga (il 1° luglio).[42] Un altro motivo di preoccupazione è la mancata condanna ma anzi sostegno della marcia da parte dell'ex ministro degli Affari Esteri.[42] L'ECRI invita le autorità lettoni a "condannare tutti i tentativi di commemorare le persone che hanno combattuto nelle Waffen-SS e collaborato con i nazisti. L'ECRI raccomanda inoltre alle autorità di vietare qualsiasi raduno o marcia che legittimi in qualche modo il nazismo".[43]

Il 13 marzo 2014 l'europarlamentare laburista britannico Richard Howitt, portavoce della Sottocommissione per i diritti umani del Parlamento europeo, ha dichiarato che l'opinione "che i ragazzi del luogo siano stati costretti a indossare le uniformi delle SS o che fossero volontari spinti dalla voglia di fare, la celebrazione delle loro azioni non solo insulta la memoria delle vittime, ma onora anche il nazismo stesso".[44] Sul proprio sito web, citando le marce delle Waffen-SS, Howitt ha criticato il Partito Conservatore per la sua alleanza politica con gli elementi nazionalisti del governo lettone.[45]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Gerhard P. Bassler, Alfred Valdmanis and the politics of survival, 2000, p. 150, ISBN 0-8020-4413-1.
  2. ^ Ieva Zake, American Latvians: Politics of a Refugee Community, 2010, p. 92.
  3. ^ Ezergailis, p. 38.
  4. ^ Lumans, p. 286.
  5. ^ Baltais, p. 14.
  6. ^ a b c d (LVEN) Edvīns Brūvelis, Latviešu leģionāri / Latvian legionnaires, Daugavas vanagi, 2005, ISBN 9789984197623, OCLC 66394978.
  7. ^ Hugh Page Taylor e Roger James Bender, Uniforms, Organization and History of the Waffen-SS, vol. 5, San Jose, R. James Bender Publishing, 1982, ISBN 978-0-912138-25-1, OCLC 60070022.
  8. ^ a b Uldis Neiburgs, Aftermath: What happened to the Latvian Legionnaires after the war?, Public Broadcasting of Latvia, 16 marzo 2018. URL consultato il 27 maggio 2018.
  9. ^ a b John Hiden, The Slavonic and East European Review, vol. 85, n. 2, aprile 2007, pp. 364-365.
  10. ^ Ezergailis, p. 195.
  11. ^ Ezergailis, p. 315.
  12. ^ a b Visvaldis Mangulis, Latvia in the Wars of the 20th Century, Princeton Junction, NJ, Cognition Books, 1983, ISBN 978-0-912881-00-3, OCLC 10073361.
  13. ^ Jochen Böhler, The Waffen-SS: A European History, Oxford University Press, 2017, ISBN 9780198790556.
  14. ^ a b Latvian Legion Military and Feldpost History, su axis101.bizland.com. URL consultato il 15 marzo 2009.
  15. ^ (EN) Andrejs Plakans, The Latvians: A Short History, Hoover Press, 1995, ISBN 978-0-8179-9303-0.
  16. ^ Inesis Feldmanis e Kangeris, Kārlis, The Volunteer SS Legion in Latvia, su am.gov.lv, Ministry of Foreign Affairs of Latvia. URL consultato il 16 maggio 2007 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio 2014).
  17. ^ Wingfield N. e Bucur M., Gender and war in twentieth-century Eastern Europe, Indiana University Press, 2006.
  18. ^ "Dieva vārdā es svinīgi apsolos cīņā pret boļševismu vācu bruņoto spēku virspavēlniekam Ādolfam Hitleram bezierunu paklausību un kā drošsirdīgs karavīrs būšu vienmēr gatavs par šo zvērestu atdot savu dzīvību." per Bangerskis R. Mana mūža atmiņas, vol. 3., Imanta, Copenhagen. 1959. p. 107.
  19. ^ Ezergailis.
  20. ^ Mēs sitīsim tos utainos – arvien, arvien, Pēc tam tos zili pelēkos — arvien, arvien
  21. ^ (LV) Trīnīte, su dziesmas.lv. URL consultato il 21 novembre 2017.
  22. ^ Strods, Heinrihs. Zem melnbrūnā zobena. Riga, 1994. page 96, fact finding mission of July 5, 1843.
  23. ^ Indulis Ķēniņš, Kam un ko zvērēja latviešu leģionāri?, su Crimes Against Humanity, Latvian site. URL consultato il 12 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 17 giugno 2011).
  24. ^ Rashke, p. 26.
  25. ^ Baltais, p. 104.
  26. ^ Rashke, p. 27.
  27. ^ Latvian legion soldiers at Nuremberg Tribunal, su lettia.lv, 2006.
  28. ^ Latvijas PSR Mazā Enciklopēdija (The Latvian SSR Concise Encyclopedia). Riga: Zinate. 1970, volume II page 326.
  29. ^ Antra Liedskalnina, Harijs Liepins e Eduards Pavuls, Akmens un skembas, Rigas Kinostudija, 24 aprile 1967. URL consultato il 3 gennaio 2024.
  30. ^ Valentins Silamikelis, With the Baltic Flag : Through Three Occupations, Jumava, 2005, ISBN 978-9984-38-044-5.
  31. ^ a b Leanid Kazyrytski, Latvian SS-Legion: Past and Present. Some Issues Regarding the Modern Glorification of Nazism, in Criminal Law Forum, vol. 27, n. 3, 2016, pp. 361-385, DOI:10.1007/s10609-016-9286-3.
  32. ^ Lumans, pp. 239-241.
  33. ^ Ezergailis, p. 12.
  34. ^ Clemens Heni. Riga and Remembering. Journal of for the study of antisemitism (2010) v. 1, p. 159, referring to Operation Winterzauber in 1943.
  35. ^ Involvement of the Lettish SS Legion in War Crimes in 1941-1945 and the Attempts to Revise the Verdict of the Nuremberg Tribunal in Latvia, su mid.ru, Ministry of Foreign Affairs of Russia, 14 febbraio 2004. URL consultato il 2 dicembre 2005.
  36. ^ Juergen Fritz e Edward Anders, Mord dokonany na polskich jeńcach wojennych we wsi Podgaje (Flederborn) w lutym 1945 R, in Europa Orientalis. Studia Z Dziejów Europy Wschodniej I Państw Bałtyckich, n. 3, 2012, pp. 157–188, DOI:10.12775/EO.2012.009.
  37. ^ Jukka Rislakki, Why did tens of thousands of Latvian volunteers fight in the SS troops and why are SS veterans still allowed to march on the streets of Rīga instead of being brought to justice?, in The Case for Latvia. Disinformation Campaigns Against a Small Nation, Amsterdam; New York, Rodopi, 2008, p. 134, ISBN 978-90-420-2424-3, OCLC 237883206.
  38. ^ Uldis Neiburgs, The Latvian Legion and 16 March, su okupacijasmuzejs.lv, The Museum of Occupation of Latvia, 14 marzo 2018. URL consultato il 26 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2018).
  39. ^ Eva-Clarita Pettai e Vello Pettai, Transitional and Retrospective Justice in the Baltic States, Cambridge, Cambridge University Press, 2014, p. 234, ISBN 978-11-070-4949-9.
  40. ^ Eva-Clarita Onken. The Baltic States and Moscow's 9 May Commemoration: Analysing Memory Politics in Europe. Europe-Asia Studies, Vol. 59, No. 1 (Jan., 2007), pp. 23-46
  41. ^ ECRI, p. 9.
  42. ^ a b ECRI, p. paragrafo 86.
  43. ^ ECRI, p. paragrafo 87.
  44. ^ British MEP Richard Howitt, European Parliament Spokesperson on Human Rights, Issues Statement on Riga Waffen SS march, su DefendingHistory.com, 13 marzo 2014.
  45. ^ 16.03.2014: Conservatives Condemned over "16 March" Nazi Veterans, su RichardHowittMEP.com, 16 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 18 marzo 2016).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Valdis O. Lumans, Latvia in World War II, in World War II—The Global, Human, and Ethical Dimension 11, New York, Fordham University Press, 2006, ISBN 9780823226276, OCLC 64595899.
  • Andrew Ezergailis, Latvian Legion: heroes, Nazis, or victims? : a collection of documents from OSS war-crimes investigation files, 1945-1950, 1997.
  • Andrew Ezergailis, Holocaust in Latvia, The Historical Institute of Latvia in association with The United States Holocaust Memorial Museum, 1996.
  • Mirdza Kate Baltais, The Latvian Legion in documents, Amber Printers & Publishers, 1999.
  • Richard Rashke, Useful Enemies: America's Open-Door Policy for Nazi War Criminals, Open Road Media, 2013.
  • Council of Europe: European Commission Against Racism and Intolerance (ECRI), ECRI Report on Latvia (fourth monitoring cycle) (PDF), febbraio 2012.

Approfondimenti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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