La Ronda

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La Ronda è una rivista letteraria pubblicata a Roma tra il 1919 e il 1923, inizialmente diretta da un'equipe redazionale formata da sette persone.

Adottando la classica copertina color mattone che riporta un disegno di Armando Spadini (un tamburino che chiama a raccolta), esce a Roma nell'aprile del 1919 la rivista letteraria mensile "La Ronda".

I suoi redattori sono i "sette savi" o i "sette nemici" (per indicare i legami di amicizia, ma anche la divergenza di idee) e vengono elencati con spirito ironico da Margutte, soprannome di Antonio Baldini, in questo modo: Vincenzo Cardarelli "pubblicista", Emilio Cecchi "esquire" (scudiero in senso di rispetto per la sua esperienza critica), Riccardo Bacchelli "possidente", Antonio Baldini "baccelliere in lettere", Lorenzo Montano "industriale", Bruno Barilli "compositore", Aurelio Emilio Saffi "docente nelle scuole governative".

A costoro si affiancarono numerosi collaboratori esterni tra i quali Guglielmo Ferrero, Vilfredo Pareto, Filippo Burzio, Giuseppe Raimondi (segretario), Alberto Savinio e, tra i pittori metafisici, coloro che in quegli anni animavano la rivista di arti figurative Valori plastici come Carlo Carrà, che contribuisce con i suoi articoli su Henri Matisse e Paul Cézanne, e Giorgio De Chirico che assimila la "classicità" rondista alla sua "metafisica".

A Cardarelli, che nel 1920 prenderà la direzione insieme a Saffi, si deve il programma antisperimentale e antivanguardieristico della rivista: il ritorno della tradizione letteraria italiana, attraverso la prosa di Leopardi, una poetica del frammento a scapito del romanzo e della poesia (il primo perché ritenuto essere scaduto a puro genere di consumo, la seconda perché esaurite le potenzialità stilistiche).

Sul n. 1 de "La Ronda" dell'aprile 1919 apparve un Prologo in tre parti redatto da Vincenzo Cardarelli i cui punti fermi erano essenzialmente tre: a) simpatia e preferenze per il passato, culto dei classici e humanitas che consentono di sentirsi uomini; b) impegni linguistici e stilistici come il leggere e lo scrivere elegante non in senso formale ma come lucida e leopardiana trasparenza dei moti dell'animo; c) sincera fedeltà alla tradizione senza perdere di vista il livello europeo delle letterature straniere, mettersi in regola coi tempi, senza però spatriarsi.

Durante il primo anno si svolgono su "La Ronda" gli interventi di Cecchi, Baldini, Bacchelli, mentre la rubrica Rondesca puntualizza su ogni numero la fisionomia della rivista.

I futuristi e il futurismo, Filippo Tommaso Marinetti di Zang Tumb Tumb e dei manifesti sono violentemente attaccati e denominati distruttori letterari e si polemizza contro gli intellettuali compromessi che hanno dimenticato il loro più importante dovere, quello della "schiettezza disinteressata".

Sulla prima rubrica Rondesca del maggio 1919 viene proclamata la necessaria, assoluta indipendenza dell'arte dalla politica, in quanto l'arte "è libera, inutile, inefficace e indistruttibile. Non può pretendere d'essere considerata, rispettata e renumerata, né dai conservatori, né dai rivoluzionari".

Giovanni Pascoli viene accusato di essere responsabile della decadenza della letteratura contemporanea e nell'ottobre del 1919 "La Ronda" apre un Referendum su Pascoli che si conclude nel gennaio 1920 e la discussione annovera una decina di interventi tra cui quella di Cecchi, Bacchelli, Cesare Angelini e Ardengo Soffici.

Viene invece preso a modello Alessandro Manzoni e il Giacomo Leopardi delle Operette morali e dello Zibaldone.

Un numero triplo, marzo-aprile-maggio 1921, interamente dedicato a Leopardi, pubblica parte dello Zibaldone e ne viene decantata l'eleganza dello stile.

Gli interni e le sezioni della "Ronda" vengono completati con gli apporti della letteratura straniera. Vengono riportate le versioni e le traduzioni di autori anglosassoni come Robert Louis Stevenson, Herman Melville, Gilbert Keith Chesterton, Hilaire Belloc, Shaw, Edgar Lee Masters, Hardy, a cura di Cecchi e Bacchelli scrive un saggio su Leon Tolstoj.

Escludendo il numero straordinario del dicembre 1923, "La Ronda" cessa per cause interne proprio nel momento in cui il fascismo giunge al potere.

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