L'Italiano (rivista letteraria)
L'Italiano fu una rivista storico-letteraria, fondata nel 1926 a Bologna dal gerarca fascista Leandro Arpinati e chiusa nel 1942 a Roma.
Sul primo numero del 14 gennaio 1926 appare, a firma di Gherardo Casini, il programma del nuovo periodico, che si presenta subito come tradizionalista e anti-esterofilo, convinto difensore della genuinità paesana tosco-romagnola dalle minacce della moderna civiltà. "L'Italiano" si proponeva soprattutto «d'impedire l'imborghesimento del fascismo, di sostenerne le finalità rivoluzionarie, di colpire a fondo gli avversari di Mussolini, d'inventare un'arte e una letteratura fasciste».
" I popoli nordici hanno la nebbia, che va di pari passo con la democrazia, con gli occhiali, col protestantesimo, col futurismo, con l'utopia, col suffragio universale, con la birra, con Boekling, con la caserma prussiana, col cattivo gusto, coi cinque pasti e la tisi Marxista.
L'Italia ha il sole, e col sole, non si può concepire che la Chiesa, il classicismo, Dante, l'entusiasmo, l'armonia, la salute filosofica, il fascismo, l'antidemocrazia, Mussolini.
Questo giornale cercherà di dissipare le nebbie nordiche che sono scese in Italia per offuscare il sole che Dio ci ha dato.
(...)La sostanza genuina dell'italiano nuovo noi la dovremo cercare dove non è arrivata la corrompitrice civiltà moderna. E si badi bene che con questo non intendiamo dire della civiltà meccanica, del telefono, del telegrafo, delle strade ferrate, dell'igiene e se si vuole della radiofonia e del cinematografo, ma di quelle forme di vita e di mentalità forestiere che ci si sforza d'adottare fra noi deprimendo le nostre native qualità paesane."
La direzione del periodico è affidata al giovane giornalista Leo Longanesi, che inserisce come sottotestata «Rivista settimanale della gente fascista» e poi . L'impostazione della rivista, così come per la "sorella" Il Selvaggio [1], è basata su un sapiente uso della parte figurativa e iconica. Mino Maccari, direttore de "Il selvaggio" e Longanesi direttore de "L'Italiano", lavorano insieme esprimendo le loro doti di fini disegnatori e stilisti satirici. La rivista inoltre pubblica i versi scanzonati di Curzio Malaparte, tra cui rimane famosa la "Cantata dell'Arcimussolini" apparsa sui nn. 7/8/9, 1927 col noto ritornello "Spunta il sole e canta il gallo,/ O Mussolini monta a cavallo".
Con il numero del 9 gennaio 1930 diminuisce il formato e aumenta il numero delle pagine, che passano da quattro a dodici. La rivistà cambia periodicità e Longanesi sceglie come nuovo sottotitolo «Foglio quindicinale della rivoluzione fascista».
Nel decennio bolognese 1926-1936, "L'Italiano" apre le sue pagine ai migliori scrittori della nuova generazione, da Giovanni Comisso, ad Antonio Benedetti, da Alberto Moravia a Mario Soldati da Mario Tobino a Vittorio Brancati e Dino Buzzati.
Ottenuto un cospicuo finanziamento dall'ufficio stampa del PNF, nel 1936, la redazione si trasferisce a Roma. Longanesi continua a dirigerla da Milano, dove si appresta a far uscire la sua nuova creatura Omnibus [2].
La rivista prosegue le pubblicazioni, con irregolarità, uscendo una o due volte all'anno, con fascicoli tripli o quadrupli che trattano degli argomenti più svariati; l'ultimo numero è pubblicato con datazione novembre-dicembre 1942.
Direttori
- Leo Longanesi (14 gennaio 1926 - novembre 1942) [3]
Note
- ^ Entrambe parteggiano per il movimento "Strapaese".
- ^ Omnibus è stato il primo rotocalco uscito in Italia; ebbe storia breve poiché venne fatto chiudere dal Minculpop nel 1939.
- ^ Essendo nato il 30 agosto 1905, Longanesi non poté firmare il giornale fino al settembre 1926, quando raggiunse la maggiore età.
Pagine scelte
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L'Italiano Anno-I Numero-1.
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L'Italiano-Supplemento al N° 14-15.
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Articolo di Giuseppe Ungaretti.
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Articolo di Leo Longanesi.
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Articolo di Mario Praz.
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Nuova serie, Numero 1.