Il rinoceronte (film)

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Il rinoceronte
Zero Mostel e Gene Wilder in una scena
Titolo originaleRhinoceros
Lingua originaleinglese
Paese di produzioneStati Uniti d'America
Anno1974
Durata104 min
Generecommedia
RegiaTom O'Horgan
SoggettoEugène Ionesco (opera teatrale)
SceneggiaturaJulian Barry
ProduttoreEly Landau
FotografiaJim Crabe
MontaggioBud Smith
MusicheGalt MacDermot
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Il rinoceronte (Rhinoceros) è un film del 1974, diretto da Tom O'Horgan, con protagonisti Gene Wilder e Zero Mostel, basato sull'omonima pièce teatrale di Eugène Ionesco.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Gli abitanti di una città americana non precisata si stanno trasformando inspiegabilmente in dei rinoceronti. Stanley, un impiegato con il vizio del bere, assiste perplesso alle bizzarre trasformazioni tenendosi a debita distanza. Ma presto le trasformazioni invadono il suo spazio personale, quando il suo vicino e migliore amico John e la sua ragazza Daisy subiscono anche loro la metamorfosi in rinoceronti. Alla fine, Stanley si rende conto di essere l'ultimo essere umano rimasto sulla Terra.[1]

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Nell'adattare per il grande schermo la pièce teatrale di Ionesco, furono apportate svariate modifiche al testo originale. L'ambientazione fu spostata dalla Francia agli Stati Uniti allora contemporanei, con tanto di ritratto del presidente Richard Nixon che viene comicamente venerato, e i nomi dei personaggi principali Bérenger e Jean furono ribattezzati Stanley e John.[2] Una nuova colonna sonora fu appositamente composta da Galt MacDermot e la sequenza onirica, non presente nell'opera originaria, fu aggiunta alla storia.[1]

A Tom O'Horgan, un regista teatrale meglio conosciuto per la sua regia a Broadway del musical Hair, fu affidata la direzione del film.[3] Zero Mostel, che aveva recitato nella versione teatrale del dramma a Broadway nel 1961, riprese il suo ruolo dell'uomo che si trasforma in rinoceronte. Mostel creò un piccolo scompiglio durante la produzione del film perché, durante le prove, si rifiutò di distruggere gli arredi dell'appartamento del suo personaggio come da copione nella scena della sua trasformazione, adducendo come motivazione la sua avversione verso la distruzione di cose e oggetti.[4]

Sebbene O'Horgan avesse preso in considerazione l'idea di impiegare un vero rinoceronte per drammatizzare le trasformazioni, a causa dei costi troppo elevati nessun animale si vede nel film, e la presenza dei rinoceronti viene solo suggerita attraverso ombre e rumori fuori campo.[2]

Mostel e Wilder avevano già recitato insieme in Per favore, non toccate le vecchiette (1968).

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Il rinoceronte fu accolto da critiche negative alla sua uscita nei cinema statunitensi. Jay Cocks, recensendo il film per la rivista Time, lo biasimò per la sua "volgarizzazione vivace e frenetica" del testo di Ionesco, sostenendo che O'Horgan aveva "rimosso non solo la satira politica ma anche la risonanza allegorica": «Ciò che resta è un sermone stridulo sulle virtù dell'anticonformismo».[5]

Vincent Canby, recensore del New York Times, liquidò la pellicola definendola: «Un portavoce inaffidabile di una metafora inaffidabile così grossolanamente indirizzata da Tom O'Horgan che potresti avere l'idea che il signor O'Horgan pensasse di fare un film per un pubblico composto interamente da rinoceronti invece che da persone».[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Vincent Canby, Absurdity of Ionesco's 'Rhinoceros' Is Reduced in Transition to Screen, in The New York Times, New York City, New York Times Company, 22 gennaio 1974. URL consultato l'11 agosto 2018.
  2. ^ a b Noel Megahey, Rhinoceros review, in DVD Times, 18 agosto 2004. URL consultato l'11 agosto 2018.
  3. ^ “Film Notes: Rhinoceros,” New York State Writers Institute
  4. ^ Arthur Rainer, Zero Dances: A Biography of Zero Mostel, Milwaukee, Wisconsin, Hal Leonard Corporation, 1998, ISBN 0-87910-096-6.
  5. ^ Jay Cocks, Cinema: Zoo Story, in Time, New York City, Meredith Corporation, 4 febbraio 1974. URL consultato l'11 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2013).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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