Il cavaliere inesistente

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Il cavaliere inesistente
AutoreItalo Calvino
1ª ed. originale1959
Genereromanzo
Sottogenerestorico, fantastico
Lingua originaleitaliano
ProtagonistiAgilulfo
SerieI nostri antenati
Preceduto daIl barone rampante

Il cavaliere inesistente è un romanzo di Italo Calvino scritto nel 1959, terzo capitolo della "trilogia araldica", dopo Il visconte dimezzato (1952) e Il barone rampante (1957).

La trama

Il protagonista è il cavaliere inesistente Agilulfo, che si tiene in vita solo con la forza di volontà.[1] Egli è un amante dell'eccellenza, e per questo non è stimato dagli altri paladini. Il racconto si apre sulla battaglia dei Franchi, impegnati nella lotta contro gli infedeli. Nei primi tempi si presenta al campo un giovane, Rambaldo. Questo ragazzo ingenuo e inesperto vuole vendicare la morte di suo padre, causata dall'argalif Isoarre. Così ha inizio una battaglia, nella quale il giovane cerca in tutti i modi di ingaggiare l’assassino di suo padre, che però alla fine non muore per diretta ma perché il ragazzo lo ha privato dei suoi occhiali. In seguito, il giovane cade in un’imboscata, ma viene salvato da un soldato. Spinto dalla curiosità, Rambaldo vuole conoscere il suo salvatore e lo insegue: scopre così che il cavaliere misterioso è in realtà una donna, Bradamante, di cui si innamora.. Bradamante, però, non è interessata a lui, perché il suo ideale di uomo è proprio Agilulfo il cavaliere inesistente. Durante uno spostamento, l’esercito franco si imbatte in un povero contadino, Gurdulù, che si lascia guidare dal cuore, senza riflettere, e che verrà assegnato come scudiero ad Agilulfo sott'ordine dell'imperatore Carlo Magno.

Durante un banchetto un giovane Torrismondo, rivela dei fatti inaspettati sul conto del cavaliere Agilulfo. Torrismondo rivela che la donna che quindici anni prima era stata sottratta all'abuso di due briganti da Agilulfo era già allora sua madre, e quindi non era sicuramente vergine; di conseguenza l'assegnazione del titolo di cavaliere ad Agilulfo per aver salvato una donna pura da una violenza si rivela non valida. La rivelazione getta nel panico il cavaliere, il quale, per onore, decide di andare a cercare la ragazza per dimostrare che all’epoca era ancora pura. Agilulfo parte, seguito da Bradamante infatuata di lui, la quale è inseguita a sua volta da Rambaldo, innamorato di lei. Nella stessa sera, anche Torrismondo parte per ritrovare suo padre, ovvero uno dei cavalieri de "Il Sacro Ordine dei Cavalieri del Santo Graal", e per farsi riconoscere come figlio da quest’ordine (dato che la madre gli aveva rivelato di averlo concepito da uno dei molti cavalieri con i quali si era unita, ma di considerare tutto l’ordine padre del bambino). Torrismondo trova i cavalieri del Gral, ma perde le sue ultime speranze quando questi si rivelano come una setta mistica, estraniata dalla realtà e per di più priva di coscienza etica.

Dopo varie avventure che lo conducono in Scozia e poi in Africa (in Marocco), Agilulfo trova la donna che cercava, Sofronia, e la riporta nei pressi del campo di battaglia dei Franchi, per dimostrare finalmente all'imperatore che la donna era vergine nel momento in cui l'aveva salvata dai violentatori vent'anni prima, e anzi è vergine tuttora. Anche Torrismondo, però, giunge nei pressi della caverna dove si era nascosta la presunta madre, ed entrambi cedono alla passione amorosa. Alla fine si scoprirà che Torrismondo non è figlio di Sofronia, ma il fratello. Poi i due fratelli si scoprono fratellastri, e alla fine si saprà che Torrismondo è figlio della regina di Scozia e del Sacro Ordine, mentre Sofronia è figlia del re di Scozia e di una contadina, e perciò l’amore nato tra i due è libero di crescere. Anche Agilulfo, quindi, ha tutto il diritto di essere cavaliere, ma purtroppo, prima che possa sapere la verità, questi si è già tolto la vita: prima di dissolversi cede in testamento la sua bianca armatura a Rambaldo.

A narrare l'intera vicenda era stata una monaca, suor Teodora, che solo alla fine rivela di non essere altri che Bradamante, tuttora ricercata da Rambaldo. Infine, Rambaldo arriva al monastero e fugge con Teodora-Bradamante.

Edizioni

Cinema

Pino Zac ha girato nel 1969 un film dal titolo Il cavaliere inesistente.

Il grande regista Sergio Leone, che amava molto la storia del Cavaliere inesistente, aveva in progetto di ricavarne un film (Fonte: intervista a Sergio Leone, Radio 3, La grande radio, 3/1/09).

Note

  1. ^ Agilulfo è stato visto come «il simbolo dell’uomo “robotizzato”, che compie gesti burocratici con incoscienza quasi assoluta» (Bonura 1972).

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