Giara (Sardegna)

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Le giare viste dalla Marmilla.

Le giare sono gli inconfondibili tavolati basaltici del Sarcidano e della Marmilla situati nella parte centro meridionale della Sardegna. Chiaramente visibili dalle zone pianeggianti, si presentano come altopiani dai lineamenti caratteristici di enormi fortezze naturali, fornite di bastioni dalle pareti scarpate ed anticamente inaccessibili. [1]

Simili alle mesas messicane, molti archeologi pensano che siano state utilizzate dai sardi nuragici come ultimo baluardo di resistenza contro gli invasori Punici e poi Romani. In effetti, lungo il perimetro sommitale della giara di Gesturi (detto sa canoa ossia la corona), si possono ancora osservare 24 nuraghi mentre ben 50 si allineavano un tempo ai piedi dei bastioni stessi.[1]

La giara di Gesturi

Giara di Gesturi: Quercia da sughero con la sua particolare postura inclinata

La giara di Gesturi, detta anche in lingua sarda Sa jara manna, è la più grande delle giare. Si estende per 45 km² ripartiti nei comuni di Gesturi, Tuili, Setzu e Genoni. È costituita da un'immensa colata di lava basaltica eruttata più di 20 milioni di anni fa dai crateri dei vulcani (oramai spenti) di Zepparedda (609 m) e di Zeppara Manna (580 m). Il territorio è caratterizzato per il suolo particolarmente sassoso, ricoperto da sugherete e da macchia mediterranea, disseminato di piccoli specchi d'acqua raccolti in caratteristiche depressioni chiamate paulis che nei periodi invernali si riempiono d'acqua e in primavera sono coperte da una flora molto colorata, costituita da specie endemiche. Sono utilizzate per abbeverarsi dagli ultimi cavalli selvatici d'Europa: i cavallini della Giara. Molto particolari sono anche gli alberi a bandiera, querce da sughero che il forte e continuo maestrale obbliga ad una crescita obliqua (verso est).

La Giara di Serri

Un'altra giara, quella di Serri, si estende invece su una superficie più piccola (4 km²) ma è considerata di grande importanza dagli archeologi perché ospita il villaggio-santuario di Santa Vittoria, il pantheon delle memorie nuragiche. Si pensa che nell'edificio principale del villaggio si riunissero in assemblee federali i clan più potenti dei nuragici abitanti la Sardegna centrale, per consacrare alleanze o per decidere guerre.[1]

Cavallini della Giara

I cavallini della Giara

Lo stesso argomento in dettaglio: Equus caballus giarae.

Il cavallini della Giara, secondo alcuni studiosi, non appartengono ad una specie autoctona ma sarebbero i lontani discendenti, oramai inselvatichiti, della prima razza equina portata in Sardegna dai Fenici. Su questa ipotesi però non c'è unanimità scientifica e le sue origini restano pertanto ancora incerte in quanto non esistono resti fossili risalenti ad un periodo antecedente quello nuragico. Fino al tardo medioevo branchi sparsi di cavallini vivevano allo stato brado su tutto il territorio dell'Isola; quelli della Giara sono gli ultimi esemplari superstiti e rappresentano attualmente uno dei simboli della Sardegna [2]. Si caratterizzano per avere una altezza al garrese di ca. 125/135 cm nei maschi adulti (le femmine sono leggermente più piccole), il mantello color bruno scuro o nero, la coda e la criniera lunghe e folte, gli occhi dalla forma a mandorla e la fronte ricoperta da un lungo ciuffo. Il loro numero è oggi di circa 550 esemplari (vivono in gruppi di otto/dieci individui al massimo), in lieve aumento, grazie alla politica di protezione attuata dalla Regione Sardegna, ma soprattutto grazie all'impegno delle comunità locali. La Giara è divenuta un'area protetta con l'istituzione del parco naturale.[2]

Note

  1. ^ a b c Touring Club Italiano. Grandi itinerari automobilistici nel paesaggio italiano. Le giare, pag. 354
  2. ^ a b [1] Sardegna Agricoltura.
  • Salvatore Colomo, La fauna della Sardegna vol. 1, 2008, Nuoro, Ed. Archivio Fotografico Nuoro. 74-85.

Bibliografia

  • Ignazio Camarda; Andrea Cossu (a cura di), Capitolo 7. Giara di Gesturi (PDF), in Biotopi di Sardegna. Guida a dodici aree di rilevante interesse botanico, Sassari, Carlo Delfino Editore, 1988, pp. 143-175, ISBN non esistente.
  • Isnardi Luigi, Anna Ferrari-Bravo, Umberto Bonapace, Touring Club Italiano. Grandi itinerari automobilistici nel paesaggio italiano, Milano, Touring Club Italiano, 1988, ISBN 88-365-0352-7.;

Voci correlate

Collegamenti esterni