Giaele

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Giaele mostra agli Israeliti il cadavere di Sisara (incisione di Gustave Doré)
Dipinto di Giaele/Jahel a firma di Cesare Bertolotti nel Santuario di Santa Maria delle Grazie (Brescia)
Cesare Bertolotti, Giaele, Santuario di Santa Maria delle Grazie (Brescia)

Giaele (in ebraico "stambecco della Nubia") è un personaggio del libro dei Giudici.

Un breve episodio del libro dei Giudici narra come Sisara, il giovane generale del re di Cazor, nemico degli israeliti, fosse battuto da Barac, come vaticinato dalla profetessa Debora: egli fuggì e credette di trovare asilo nella tenda di Eber, che riteneva alleato del suo sovrano. Giaele, moglie di Eber, gli offrì la sua ospitalità e gli diede da bere, ma dopo che Sisara si fu posto a dormire gli conficcò un picchetto nella tempia; poi andò incontro a Barac e gli mostrò il nemico abbattuto.

Conoscendo la sacralità di cui è investito presso gli orientali l'ospite straniero, ci si potrebbe stupire - e soprattutto scandalizzare - dell'episodio. Ma il cantico di Debora, che pure accenna a una natura nobile di Sisara, molto premuroso verso l'anziana madre, tende essenzialmente a esaltare la temerarietà di Giaele; non può esserci salvezza per chi come Sisara venera dèi fasulli (“Sia benedetta fra le donne Giaele [...] così periscano tutti i tuoi nemici, Signore”).

La figura di Giaele è rievocata da Alessandro Manzoni in Marzo 1821: " Quel [Dio] che in pugno alla maschia Giaele / Pose il maglio ed il colpo guidò. "

Nel 1921 il compositore italiano Ildebrando Pizzetti portò a termine la propria opera Debora e Jaele, traendo spunto per il libretto dalla vicenda biblica. L'opera venne rappresentata per la prima volta al Teatro alla Scala il 16 dicembre 1922.

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