Giacomo Di Chirico

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Giacomo Di Chirico (autoritratto)

Giacomo Di Chirico (Venosa, 25 gennaio 1844Napoli, 26 dicembre 1883) è stato un pittore italiano. Nonostante la sua breve carriera fu, assieme a Domenico Morelli e Filippo Palizzi, uno dei più importanti pittori di scuola napoletana dell'ottocento. Dati gli straordinari successi raggiunti a livello nazionale, ricevette il distintivo di “Cavaliere d’Italia” dal re Vittorio Emanuele II.[1]

Biografia

Nacque a Venosa in una famiglia povera, da Luigi (falegname) e Caterina Savino. Le condizioni familiari peggiorarono con la morte del padre, avvenuta nel 1847, quando Giacomo aveva appena 3 anni. Durante la sua formazione scolastica, frequentò un istituto privato del prete Giuseppe Gianturco, fratello del politico Emanuele, rivolto ai ragazzi appartenenti al ceto meno abbiente. Per sostenere economicamente la famiglia, iniziò a lavorare in una bottega come barbiere. Frattanto si appassionò all'arte, sotto l'influenza del fratello Nicola, scultore, di 20 anni più grande di lui.

Iniziò a creare piccoli ritratti, mostrandoli ai suoi concittadini che espressero ammirazione per i suoi lavori. Di Chirico si sentì incentivato da tale interesse e decise di intraprendere la professione di pittore. Ottenuto dal comune di Venosa un sussidio mensile, si iscrisse all'Accademia di belle arti di Napoli, con la clausola che gli sarà garantito tale contributo qualora egli avesse dimostrato ottimi risultati negli studi. Nel 1865 cominciò a frequentare lo studio di Tommaso De Vivo e le lezioni di Francesco De Sanctis.

Tra il 1868 e il 1871, visse a Roma, dove allargò la sua formazione artistica, per poi tornare a Napoli ed aprire uno studio d'arte, stringendo rapporti di amicizia con Domenico Morelli e Filippo Palizzi ed ebbe inoltre, come allievi, pittori del calibro di Antonio Ferrigno e Pietro Scoppetta.

Dal 1873 iniziò ad elaborare opere ritraenti il folklore della sua terra. La Domenica delle Palme, uno dei suoi dipinti più rappresentativi, gli valse la medaglia d'argento a Ferrara nel 1874. Il dipinto Sposalizio in Basilicata ebbe un grande successo, tanto da essere esposto anche all'estero: Parigi nel 1877, Vienna nel 1879 e Monaco nel 1882.[2] Il quadro fu acquistato dal mercante francese Adolphe Goupil (ammiratore del pittore lucano), che fece esporre altre opere dell'artista presso la mostra Goupil & Cie di Parigi.

Nel 1878 si sposò con Emilia D’Amato a Maiori, da cui ebbe una figlia, Maria. Durante la sua carriera, ottenne altri riconoscimenti: un premio d'onore dal giurì della mostra napoletana, due medaglie d'oro dal municipio di Venosa e dalla Provincia di Basilicata e la croce di cavaliere della Corona d'Italia dal re Vittorio Emanuele II. Tra il 1877 e il 1878, Di Chirico fu tra i professori onorari del Reale Istituto di Belle Arti.

La sua attività in ascesa subì una repentina battuta di arresto; Di Chirico iniziò a manifestare segni di squilibrio mentale e nel 1882 fu rinchiuso nel Manicomio Provinciale “Leonardo Bianchi”. Dopo un susseguirsi di rientri e dimissioni, Di Chirico morì a Napoli nel 1883, a soli 39 anni.

Opere

Per ulteriori immagini di Giacomo Di Chirico, visita la Galleria d'immagini su Commons

Note

  1. ^ Enrico Castelnuovo, La Pittura in Italia: l'Ottocento, Volume 2, p. 805
  2. ^ Enrico Castelnuovo, La Pittura in Italia: l'Ottocento, Volume 2, p. 805

Bibliografia

  • Enrico Castelnuovo, La Pittura in Italia: l'Ottocento, Volume 2, Electa, 1991.

Collegamenti esterni