Gastone Piccinini

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Gastone Piccinini (Trieste, 22 aprile 1915Bologna, 1994) è stato un partigiano italiano.

Aveva il grado di 2° capo radiotelegrafista della Marina; come radiotelegrafista partecipò al movimento di liberazione. Per non essere catturato dai nazi-fascisti, si lanciò dal quinto piano di un palazzo di via Pier Capponi 2 a Milano, insieme al compagno di lotta Sergio Tavernari: mentre l'amico morì, Piccinini riuscì a sopravvivere, ma perse l'uso delle gambe; per questo atto di coraggio fu insignito della medaglia d'oro al valor militare. Nonostante ciò nel dopoguerra divenne sia dirigente sportivo che dirigente ANPI.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«All'inizio del movimento di liberazione varcava audacemente le linee nemiche portando con sé un apparecchio radiotrasmittente, per prendere parte attiva alla lotta in territorio occupato dai nazi-fascisti. Catturato dall'avversario riusciva, ad evadere portando in salvo l'apparecchio radio, riprendeva il suo posto di radiotelegrafista addetto al servizio degli aviolanci e volontariamente partecipava anche a tutti i fatti d'arme della sua brigata partigiana, distinguendosi per ardimento e sprezzo del pericolo. Mentre in una casa di Milano trasmetteva messaggi veniva accerchiato. Per sfuggire alla cattura da parte del nemico, dopo aver distrutto l'apparecchio radio ed i cifrari ed essersi difeso sino all'ultima cartuccia, per non cadere vivo nelle mani dell'avversario, si lanciava nel vuoto dal quinto piano abbracciato al suo unico compagno gridando: "Viva l'Italia". Con le membra orribilmente sfracellate e la spina dorsale fratturata ma ancora vivo, veniva raccolto dai tedeschi nella vana speranza di sapere i nomi dei suoi compagni di lotta. Il fiero silenzio da lui conservato nonostante le atroci sofferenze ed i crudeli martiri, frustrava i vani tentativi del nemico e dopo un anno di dolorosa degenza, infranta l'oppressione nazi-fascista, veniva liberato dai compagni ancora ammirati del ricordo delle sue gesta e portato a braccia con le membra inesorabilmente e per sempre spezzate e la spina dorsale lesionata, nella smagliante luce del sole d'Italia redenta.[1]»

Ricordo[modifica | modifica wikitesto]

A Piccinini sono stati intitolati: il centro remiero (canottaggio, canoa e kayak) che aveva contribuito a sviluppare nel Parco del Lido a Casalecchio di Reno; una piazza e un monumento a Rastignano, frazione di Pianoro, dove risiedeva;[1] una via a Bologna, zona Lame, nel quartiere Navile.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Franco Giannantoni, Ibio Paolucci, Giovanni Pesce "Visone", un comunista che ha fatto l'Italia
  • Enzo Collotti, Renato Sandri, Frediano Sessi Dizionario della Resistenza, Volume 2, Einaudi 2001
  • Paolo Emilio Taviani, Aurelio Ferrando-Scrivia, Breve storia della Resistenza italiana, F.I.V.L., 1994
  • Edgardo Sogno, La seconda repubblica, Sansoni, 1974
  • Franco Fucci Spie per la libertà:i servizi segreti della Resistenza italiana, Mursia, 1983

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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