Gaio Velleo Tutore

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Gaio Velleo Tutore
Console dell'Impero romano
Nome originaleGaius Vellaeus Tutor
Nascita16 a.C. circa
Canusium
Mortedopo il 26
FigliVelleo Tutore
GensVellaea
Consolatoluglio-dicembre 26 (suffetto)

Gaio Velleo Tutore (in latino: Gaius Vellaeus Tutor; Canusium, 16 a.C. circa – dopo il 26) è stato un magistrato romano, console dell'Impero romano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Appartenente alla plebea[1] gens Vellaea, originaria senza dubbio della città di Canusium in Apulia[1][2][3], Tutore era probabilmente un homo novus[3][4]. Con ogni probabilità suo fratello era Publio Velleo[5], attestato in Tacito come legato pretorio di Mesia sotto Gaio Poppeo Sabino nel 21, quando trucidò i ribelli traci che assediavano Filippopoli[6].

Della carriera di Tutore quasi nulla è noto. L'unica carica che si conosce è, infatti, il suo consolato: questo è stato per lungo tempo datato al 28[7], ma un frammento di recente scoperta dei Fasti fratrum Arvalium[8], seguito dalla rilettura corretta di un pezzetto dei Fasti Allifani[9], ha permesso di collocarlo con sicurezza nel secondo semestre del 26. Tutore ebbe come collega il nobile Lucio Giunio Silano[8][9][10][11][12], e insieme sostituirono, a luglio, gli illustri Gneo Cornelio Lentulo Getulico e Gaio Calvisio Sabino[8]: il loro consolato vide sicuramente la morte di Marco Asinio Agrippa e di Quinto Aterio[13], e con ogni probabilità[14] la promulgazione di una lex Iunia Vellaea sulla institutio e sulla exhaeredatio di figli postumi[15].

Di Tutore nient'altro è noto, ma probabilmente era suo figlio Velleo Tutore, console nel 50 o, più probabilmente, nel 54, il quale emanò il senatusconsultum Vellaeanum[1][16].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, pp. 583-585.
  2. ^ R. Syme, Roman Papers, III (ed. by A.R. Birley), Oxford 1983, p. 322.
  3. ^ a b G. Camodeca in Epigrafia e Ordine senatorio, Roma 1982, II, p. 143.
  4. ^ T.P. Wiseman, New Men in the Roman Senate (139 B.C.-A.D. 14), Oxford 1971, p. 271.
  5. ^ PIR2 V 351 (Wachtel-Heinrichs).
  6. ^ Tacito, Annales, III, 39.
  7. ^ Cfr. A. Degrassi, I fasti consolari dell'Impero romano dal 30 avanti Cristo al 613 dopo Cristo, Roma 1952, 9.
  8. ^ a b c AE 1987, 163.
  9. ^ a b AE 1990, 221.
  10. ^ CIL V, 4921.
  11. ^ CIL V, 4922.
  12. ^ AE 1969/70, 110.
  13. ^ Tacito, Annales, IV, 61.
  14. ^ F. Lamberti, Per la datazione della Lex Iunia Vellaea al 26 d.C., in Rivista di Diritto Romano, 18 (n.s. 3), 2018, pp. 175-186.
  15. ^ Digesto, XXVIII, 2, 29, 5-7 e 11; XXVIII, 3, 3, 1; XXVIII, 3, 13; XXVIII, 6, 2pr.
  16. ^ PIR2 V 352 (Wachtel-Heinrichs).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • PIR2 V 353 (K. Wachtel, 2015).
  • F. Lamberti, Per la datazione della Lex Iunia Vellaea al 26 d.C., in Rivista di Diritto Romano, 18 (n.s. 3), 2018, pp. 175-186.
Predecessore Fasti consulares Successore
Gaio Calvisio Sabino luglio-dicembre 26 Marco Licinio Crasso Frugi
con Gneo Cornelio Lentulo Getulico con Lucio Giunio Silano con Lucio Calpurnio Pisone