Frederick de Wit

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Nova Orbis Tabula in Lucem Edita di Frederik De Wit, c. 1665

Frederick de Wit (già Frederick Hendriksz; Gouda, 1629Amsterdam, luglio 1706) è stato un cartografo e artista olandese.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Frederick De Wit fu un rinomato cartografo olandese nato nella città di Gouda, situata nella provincia dell'Olanda, parte delle Sette Province Unite dei Paesi Bassi. Egli proveniva da una famiglia di fede protestante, con il padre Hendrik Fredericsz (1608-1668)[1] che era un fabbricante di manici per coltelli ad Amsterdam[2], e sua madre Neeltij Joosten, figlia di un commerciante di Gouda.

Nel 1648, durante il periodo noto come il Secolo d'oro olandese, De Wit si trasferì ad Amsterdam[3], una delle principali città dell'epoca. Nel 1654, aprì un negozio e una tipografia chiamati "De Drie Crabben" (I Tre Granchi), che prendeva il nome dalla sua residenza in Kalverstraat [4], una strada rinomata della città. Nel 1655, decise di rinominare l'attività "Witte Pascaert" (La Carta Bianca).

Sotto il nome "Witte Pascaert", De Wit divenne un cartografo di fama internazionale grazie alla produzione di carte geografiche e mappe di alta qualità. Le sue mappe erano conosciute per la loro precisione e dettaglio, e contribuirono in modo significativo alla documentazione e alla comprensione delle terre esplorate e conosciute nel XVII secolo. La sua attività ebbe un'influenza considerevole sulla diffusione delle conoscenze geografiche e cartografiche dell'epoca.

Planisfero 1670 - 1678, Frederik de Wit, Galleria Nazionale Palazzo Spinola, Genova

Frederick De Wit si sposò con Maria van der Way nel 1661, figlia di un ricco mercante cattolico di Amsterdam. Attraverso il matrimonio con Maria van der Way, Frederik De Wit ottenne, nel 1662, i diritti di cittadinanza di Amsterdam[5] e poté diventare membro della Gilda di San Luca nel 1664.[6] Nel 1689, De Wit chiese agli Stati dell'Olanda e della Frisia occidentale (e ottenne) l'esclusiva  di 15 anni per pubblicare e vendere  mappe.[7][8] Nel 1694, fu nominato "buon cittadino" della città di Amsterdam.[9] La coppia ebbe sette figli, ma solo uno di essi, Franciscus Xaverius (1666–1727), sopravvisse ai genitori[10].

De Wit visse e lavorò ad Amsterdam fino alla sua morte, avvenuta alla fine di luglio del 1706, lasciando un lascito duraturo nella cartografia del XVII secolo[11]. Sua moglie Maria continuò l'attività di stampa e la modifica delle mappe per altri quattro anni tuttavia il loro figlio Franciscus, già un prospero commerciante di stoccafisso all'epoca, dimostrò scarso interesse nel proseguire l'attività editoriale del padre. Pertanto, nel 1710, la casa editrice di De Wit fu messa all'asta e venduta.

Cartografia[modifica | modifica wikitesto]

De Wit iniziò la sua carriera cartografica nel 1648, producendo le prime immagini cartografiche della città di Haarlem [12]. Nello stesso anno, incise vedute delle città di Rijsel e Doornik, le quali furono pubblicate nella "Flandria Illustrata", un'opera dello storico fiammingo Antonius Sanderus[13].

Le prime mappe incise da De Wit furono pubblicate nel 1654 sotto il titolo "De Drie Crabben"[14][15]. Tuttavia, la sua mappa più antica, datata nel 1659, fu quella della Danimarca, intitolata "Regni Daniæ Accuratissima delineatio Perfeckte Kaerte van't Conjnckryck Denemarcken".

Verso il 1660, De Wit realizzò le sue prime mappe del mondo, tra cui "Nova Totius Terrarum Orbis Tabula Auctore F. De Wit" (43 × 55 cm) e "Nova Totius Terrarum Orbis Tabula" (140 × 190 cm).

L'Atlante di Frederik de Wit fu pubblicato per la prima volta nel 1662 e successivamente ebbe diverse edizioni, con un numero variabile di mappe, che poteva oscillare tra 17 e 151 a seconda della versione specifica. Nel 1690, De Wit introdusse un nuovo frontespizio denominato "Atlas Maior", ma continuò anche a utilizzare il vecchio frontespizio per alcune edizioni[16].

Uno dei suoi lavori più notevoli fu l'Atlante dei Paesi Bassi, pubblicato nel 1667 con il titolo "Nieuw Kaertboeck van de XVII Nederlandse Provinciën"[17] . Questo atlante conteneva un numero variabile di mappe, da 14 a 25[18] , a seconda della versione. De Wit dimostrò notevole abilità integrando rapidamente il suo primo atlante, che comprendeva principalmente mappe stampate su lastre incise da lui stesso o da altri.

Nel 1671, De Wit pubblicò un grande atlante costituito da 100 mappe. Inoltre, atlanti più piccoli da 17, 27 o 51 mappe erano sempre disponibili per l'acquisto nella sua bottega. Gli atlanti di De Wit variavano notevolmente nel prezzo, indicativamente da 7 a 20 fiorini olandesi, a seconda del numero di mappe incluse, del colore utilizzato e della qualità della rilegatura[16] .

Nel 1675, Johannes de Wit pubblicò un nuovo atlante nautico che ottenne un notevole successo, sostituendo le carte precedenti del 1664. Le nuove carte di De Wit, disponibili sia come singoli fogli che come parte dei suoi atlanti, divennero molto ricercate dai collezionisti di cartografia.

Nel 1695, De Wit intraprese l'ambizioso progetto di creare un Atlante delle città dei Paesi Bassi, utilizzando dettagliate planimetrie urbane acquisite da un'asta presso la casa editrice di Willem Blaeu. La datazione di questo atlante è stata una sfida per gli storici, poiché alcune mappe estendevano nel corso di numerosi anni e non contenevano annotazioni relative alle date di pubblicazione.

In totale, Johannes de Wit realizzò oltre 158 mappe geografiche e 43 grafici su fogli separati[16], contribuendo in modo significativo alla conoscenza e alla diffusione delle informazioni geografiche del suo tempo. La sua eredità come cartografo talentuoso e prolifico produttore di atlanti continua a essere apprezzata da studiosi e collezionisti di tutto il mondo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Streekarchief Midden-Holland, Gouda: inventarissen: 8. Sociale zorg; vakorganisaties (1)
  2. ^ Gemeente Amsterdam Stadsarcief: Archief van de Burgerlijke Stand; Doop-, trouw- en begraafboeken van Amsterdam: Book 2476, fish 764 p. 50.
  3. ^ Gemeente Amsterdam Stadsarcief: Archief van de Burgerlijke Stand; Doop-, trouw- en begraafboeken van Amsterdam: Bestanddeel: 685. p. 78.
  4. ^ Van Eeghen 1990, p. 12.
  5. ^ Amsterdam City Archive, Poorterboek No. 2. p. 181.
  6. ^ Amsterdam Archive, Guild of St. Lucas, No. 366/365.
  7. ^ Frederik D. O. Obreen, Archief voor Nederlandsche Kunstgeschiedenis: Verzameling van Neerendeels Onutgegeven Berichten en Mededeelinge (Rotterdam: W. J. Hengel, 1888–1890.) Vol. 7.
  8. ^ National archive, The Hague, inventory of the archives of the States Holland and West-Friesland 1572–1795: Archive: 3.01.04.01, # 1640
  9. ^ Van Eeghen (1990)
  10. ^ Gemeente Amsterdam Stadsarcief – Begraafregister
  11. ^ Johann Gottfried Gregorii, Curieuse Gedancken von den vornehmsten und accuratesten alt- und neuen Land-Charten nach ihrem ersten Ursprunge, Erfindung, Auctoribus und Sculptoribus, Gebrauch und Nutzen enworffen ...(Frankfurt, Leipzig, [Erfurt]: Ritschel, 1713) p. 75.
  12. ^ Max Eder, Der Annenkirchplatz in Haarlem, in Oud Holland vol 31 (1913) pp. 145, 148.
  13. ^ G. Caullet, De gegraveerde, onuitgegeven en verloren geraakte teekeningen voor Sanderus' 'Flandria illustrata', in Tijdschrift voor Boek- en Bibliotheekwezen VI, (Amsterdam, Emmanuel de Bom et al, 1908), pp. 3, 53, 101, 162.
  14. ^ George Carhart, Dissertation: "Frederick de Wit and the first 'Concise Reference Atlas': A reexamination of the Amsterdam map, print and art seller's life, work and contribution to the distribution of cartographic knowledge during the second half of the 17th and early 18th centuries". (University of Passau, 02/2011) p. 58.
  15. ^ Amsterdam University Library Map Collection, Harvard Map Collection, National Maritime Museum, Greenwich.
  16. ^ a b c Carhart 2011
  17. ^ Micro film copy of the Oprechte Haerlemse Courant from 14, June 1667: Koninglijke Bibliotheek, Den Haag.
  18. ^ Ruud Paesie,  'Het Nieut Kaert-boeck vande XVII Nederlandse Provincie': New insights into two late 17th-century atlases, in Caert-Thresoor: Tijdschrift voor de Geschiedenis van de Cartografie 26 (3). (Middelburg: Barent Langenesstichting, 2007) p. 77.

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