Francisco Macías Nguema
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Francisco Macías Nguema | |
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1º Presidente della Guinea Equatoriale | |
Durata mandato | 12 ottobre 1968 – 3 agosto 1979 |
Predecessore | Dominio coloniale spagnolo |
Successore | Teodoro Obiang Nguema Mbasogo |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Unico Nazionale dei Lavoratori |
Università | Mangyongdae Revolutionary School |
Francisco Macías Nguema (vero nome Mez-m Ngueme) (Mongomo, 1º gennaio 1924 – Malabo, 29 settembre 1979) è stato un militare, politico e dittatore equatoguineano. È stato il primo presidente della Guinea Equatoriale post-colonialismo dal 1968 al 1979. È considerato uno dei leader più cleptocratici della storia dell'Africa post-coloniale. È stato paragonato a Pol Pot per via della natura violenta, imprevedibile e anti-intellettuale del suo regime[1]. Si fece attribuire una dozzina di titoli come "miracolo unico" o simili. Coltivò, durante tutta la sua dittatura, un estremo culto della sua personalità. Tra le sue azioni paranoiche ci fu il divieto di usare la parole "intellettuale" e quello di pescare (le barche venivano distrutte per timore di agevolare la migrazione degli oppositori). "Africanizzò" il suo nome in "Masie Nguema Biyogo Ñegue Ndong" nel 1976, dopo aver richiesto che analoga mutazione semantica venisse imposta su ogni parola che designava un'entità nazionale (persone, animali, cose e luoghi) al fine di cancellare le tracce del dominio spagnolo che considerava imperialista.
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Francisco Macías Nguema nacque presumibilmente il 1º gennaio 1924 a Mongomo, da una famiglia povera, e si iscrisse verso gli anni 1940 al Partito Socialista Guineano. Dopo aver fallito per tre volte l'esame per il servizio civile, lavorò come traduttore e in seguito ottenne la posizione di sindaco di Mongomo sotto il governo coloniale spagnolo, facendo successivamente parte pure del parlamento territoriale. Ebbe una parte rilevante nel far cadere il governo coloniale, grazie soprattutto alla sua popolarità presso la gente, che vedeva in lui una persona che avrebbe potuto sollevarla dalla miseria.
Divenne presidente nel 1968, con la benedizione del governo spagnolo. Nonostante abbia reso il suo titolo a vita solo nel 1972, sotto la sua dittatura non si svolsero mai delle elezioni libere, ma solo quelle che avevano come unico candidato lui stesso. Durante la sua presidenza, oltre a uno scontro di confine con il Gabon, si avvicinò al blocco sovietico. Di ideologia sconosciuta (si dichiarava marxista, ma elogiò pubblicamente Hitler), era il leader del Partito Unico Nazionale dei Lavoratori e insieme a questo organismo politico instaurò una ferrea dittatura.
Il primo ministro del periodo pre-indipendenza, Bonifacio Ondó Edu, venne affamato e giustiziato in prigione poco dopo che Macías prese il potere. Altri funzionari, compreso l'ex-vice presidente, si suicidarono mentre erano in stato di detenzione anche se probabilmente furono indotti a farlo o vennero uccisi[2]. Represse duramente le opposizioni, sia quelle di destra, sia quelle di sinistra e fu molto autoritario e inflessibile nel governare arrivando a causare un vero e proprio genocidio. Le violazioni dei diritti umani condotte sotto la sua presidenza provocarono la fuga nelle nazioni confinanti di oltre un terzo della popolazione della Guinea Equatoriale (100.000 persone su 300.000).
Gli strumenti di repressione (esercito, guardia presidenziale, polizia e milizie del partito) erano controllati interamente dai suoi parenti e dai membri del suo clan (i Fang). Il numero di persone uccise sotto Nguema varia molto a seconda delle fonti, ma quella più accreditata le stima in 50.000, circa un sesto della popolazione di allora (circa 300.000 persone).
Nel 1972 si fece nominare presidente a vita con la facoltà di scegliersi un successore, e da quel momento l'autoritarismo crebbe. Questa politica gli procurò però molte opposizioni e il 3 agosto 1979 venne rovesciato con un colpo di Stato. Macias non riuscì a opporsi alla ribellione e fu deposto in pochi giorni dal nipote 37enne Teodoro Obiang Nguema Mbasogo che lui stesso aveva messo alla guida della famigerata prigione di Black Beach a Bioko.
Processo e condanna a morte[modifica | modifica wikitesto]
Successivamente suo nipote lo sottopose a un processo sommario in cui venne accusato per 101 volte di genocidio[3], deportazione di massa e rapina. Venne condannato a morte dopo che un ultimo tentativo di grazia venne rifiutato. Venne giustiziato nella prigione di Black Beach a Malabo il 29 settembre di quello stesso anno tramite fucilazione. Nessun soldato della Guinea Equatoriale volle partecipare all'esecuzione poiché si credeva che avesse poteri magici e venne quindi assoldato un plotone di soldati marocchini mercenari.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Macias Nguema: Ruthless and bloody dictator Archiviato il 4 novembre 2014 in Internet Archive., Afroarticles.com, 6 agosto 2008.
- ^ «Macías justificaba los asesinatos por apaleamientos como "suicidios"». El País. 9 agosto 1979.
- ^ Artucio, Arturo. The Trial of Macias in Equatorial Guinea: The Story of a Dictatorship. International Commission of Jurists and the International University Exchange Fund, 1979.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Nguema, Francisco Macias, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- (EN) Francisco Macías Nguema, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 55392731 · ISNI (EN) 0000 0000 2151 8045 · LCCN (EN) n50065133 · GND (DE) 118888137 · BNE (ES) XX1687546 (data) · BNF (FR) cb12268600m (data) · J9U (EN, HE) 987007444953405171 · WorldCat Identities (EN) lccn-n50065133 |
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