Fortezza di Erivan

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Fortezza di Erivan
Երևանի բերդը, Yerevani berdë
Vista della fortezza di Erivan nel 1796, di G. Sergeevich.
Ubicazione
StatoBandiera dell'Armenia Armenia
Stato attualeBandiera dell'Armenia Armenia
CittàErevan
Coordinate40°10′23″N 44°30′10″E / 40.173056°N 44.502778°E40.173056; 44.502778
Mappa di localizzazione: Armenia
Fortezza di Erivan
Informazioni generali
TipoFortezza
Costruzione1504-1511[1]
DemolizioneAnni Trenta del ventesimo secolo
Condizione attualeDemolita
VisitabileNo
Informazioni militari
UtilizzatoreSede del khanato di Erivan (fino al 1827)
Governatore dell'Oblast' armeno (1828-40)
Governatore del governatorato di Erivan (1850-64)
Azioni di guerraGuerra ottomano-safavide, 1623-39
Guerra ottomano-hotaki, 1722-27
Guerra ottomano-persiana, 1730-35
Guerra russo-persiana, 1826-28
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L'assedio della fortezza di Erivan nel 1827 da parte delle truppe russe al comando di Ivan Paskevich ritratto in un'opera di Franz Roubaud.
La sala degli specchi (Shushaband-ayva) nel palazzo del Sardar.

La fortezza di Erivan (in armeno Երևանի բերդը?, Yerevani berdë; in persiano قلعه ایروان‎, Ghaleh-ye Iravân; in azero İrəvan qalası — ايروان قالاسى; in russo Эриванская крепость?, E'rivanskaya krepost) è stata una fortezza del sedicesimo secolo situata a Erevan (al tempo chiamata Erivan), l'attuale capitale dell'Armenia, sita in particolare sulla riva sinistra del fiume Hrazdan.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La pianta della fortezza di Erivan, 1827.

La prima costruzione della fortezza risale al 1504, quando lo scià safavide Ismail, fondatore della dinastia safavide in Iran, ordinò al suo capo militare, Revangalu Khan, di costruire un forte in quell'area, costruzione che fu poi realizzata nel giro di sette anni.[1] Nel 1582-83, durante il dominio ottomano sulla città di Erevan, la fortezza fu poi ulteriormente rinforzata dallo statista Serdar Ferhad Pascià.[2] [3] L'edificio fu quasi completamente distrutto dal terremoto che colpì l'Armenia nel 1679 e che arrecò enormi danni anche all'intera città. In seguito al sisma l'allora governatore safavide di Erevan, Zal Khan, chiese quindi allo scià gli aiuti e il denaro necessari alla ricostruzione di Erevan, inclusa la fortezza e il palazzo del Sardar.

Il 12 luglio 1679, il viceré safavide dell'Azerbaigian persiano, Mirza Ibrahim, visitò Erivan con l'intenzione di restaurare la fortezza, sede del governatore di Erivan. Per portare a termine tale opera furono spostati a Erevan molti abitanti di altre città e villaggi come Gäncä, Agulis e Dasht (Nakhchivan), che portarono avanti quelli che furono a tutti gli effetti dei lavori forzati, fino all'inverno, quando lo scià diede a tutti il permesso di tornare a casa benché i lavori di ricostruzione non fossero stati ancora terminati; furono infatti necessari diversi anni perché la fortezza potesse tornare allo splendore.

Nell'ottobre 1827, durante la guerra russo-persiana che si combatté tra il 1826 e il 1828, l'esercito russo, comandato da Ivan Paskevich, espugnò la fortezza, la quale, da allora, non fu più utilizzata per scopi militari, ma rimase comunque il cuore della pulsante della futura capitale armena.[1]

Nel 1853, la fortezza fu gravemente danneggiata da un altro terremoto, ma questa volta non furono fatti lavori per ricostruirla. Nel 1865 il terreno su cui si trovava la fortezza fu acquistato da Nerses Tairyants, un mercante della prima gilda, che, negli anni Ottanta del diciannovesimo secolo cotruì un impianto di produzione di brandy nella parte settentrionale della fortezza.

Infine, negli anni Trenta del ventesimo secolo, durante il dominio sovietico dell'Armenia, la fortezza fu completamente demolita, sebbene sopravvivano ancora alcune parti delle mura difensive.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La fortezza di Erivan era considerata come una piccola cittadina separata dalla città, da cui la divideva un ampio e brullo spazio. La pianta della costruzione era rettangolare e la fortezza aveva un perimetro di circa 1.200 m con mura rinforzate su tre lati, all'interno del quale trovavano posto, tra l'altro, circa 800 case. Il quarto lato del perimetro, sul fronte nord-occidentale della fortezza, era invece fiancheggiato dalla gola del fiume Hrazdan che, in quel punto, arrivava ad una profondità di 640 m. Proprio tale altezza aveva fatto ritenere che la fortezza fosse inaccessibile da quel lato, rendendo superflua la costruzione di un ulteriore muro laterale.[2]

Le mura della fortezza di Erivan erano dotate di torri, come i vecchi castelli orientali, e avevano tre ingressi: Tabriz, Shirvan e Korpu, chiusi con cancelli di ferro e sorvegliati da guardie facenti parte dei circa 2.000 soldati di cui era composta la guarnigione.

I residenti permanenti della fortezza erano solo musulmani locali, sebbene infatti gli armeni fossero ammessi all'interno della fortezza per lavorarvi durante la giornata, essi erano obbligati a tornare nelle proprie case a Shahar, la città principale, prima della chiusura notturna degli ingressi della fortezza.[1]

Interni[modifica | modifica wikitesto]

Il palazzo del Sardar[modifica | modifica wikitesto]

Il palazzo era situato nella parte nord-occidentale della fortezza a affacciava sulla gola del fiume Hrazdan. Costruito nel 1798, durante il regno di Mahmud, figlio del khan Huseyn-Ali, l'edificio era di forma quadrata e aveva diverse sezioni, a loro volta divise in molte stanze e corridoi. Una delle sezioni più vaste era l'harem, lungo 61 m e largo 38.[4]

Il palazzo è in realtà l'ultimo di una lunga serie di palazzi che venivano distrutti ogniqualvolta il khan ne costruiva uno nuovo. Costruito con uno stile architettonico tipicamente persiano, il palazzo del Sardar possedeva, tra le varie meraviglie, anche una "Shushaband-ayva" ("Stanza degli specchi"), il cui perimetro era rivestito di vetri colorati, il cui soffitto era decorato da immagini di fiori splendenti e sulle cui pareti trovavano posto otto dipinti su tela raffiguranti, tra gli altri, Fat′h-Ali Shah, Hossein Khan Serdar, Abbas Mirza e Faramarz.[5][6]

Dopo la presa di Erevan da parte dei russi, in uno dei saloni del palazzo, la guarnigione militare si esibì nella rappresentazione della famosa commedia di Aleksandr Sergeevič Griboedov, Che disgrazia l'ingegno!, alla presenza dello stesso autore. Una lapide commemorativa in marmo a ricordo di questa performance è oggi posta nell'azienda produttrice di vino che attualmente occupa il sito su cui un tempo sorgeva la fortezza.[7]

L'harem e il bagno[modifica | modifica wikitesto]

I muri interni dell'harem del khan, una delle sezioni più grandi in cui era diviso il palazzo del Sardar, erano rivestiti di marmo con intarsi colorati e, nella stanza principale, era presente una piscina lunga 32 metri, larga 9 e profonda fino a 2,1.[8]

Moschee[modifica | modifica wikitesto]

La moschea di Abbas Mirza.

All'interno della fortezza di Erivan erano presenti due moschee persiane. Una era la moschea di Rajab-Pasha e l'altra la moschea di Abbas Mirza. Mentre della seconda rimane una parete, le rovine della prima rimasero visibili fino alla ricostruzione di Erevan negli anni Trenta del ventesimo secolo, che coincise con la completa demolizione della fortezza.

Moschea di Rajab-Pasha[modifica | modifica wikitesto]

Questa moschea fu costruita nel 1725 durante il regno del khan turco Rajab-Pasha. Durante la dominazione persiana, l'edificio, una bellissima costruzione con archi a quattro colonne e decoratissimi esterni, fu utilizzato dai nuovi dominatori come arsenale, esso era infatti una moschea sunnita, mentre i persiano erano musulmani sciiti. Nel 1827, la moschea fu infine convertita in chiesa ortodossa russa e ribattezzata in onore della Santa Vergine Maria.[9]

Moschea di Abbas Mirza[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Moschea Abbas Mirza (Erevan).

Questa moschea, chiamata anche "moschea del Sardar", era una mosche sciita costruita all'inizio del diciannovesimo secolo, durante il regno dell'ultimo khan del khanato di Erevan, Huseyn-khan e così chiamata in onore del figlio di quest'ultimo, Abbas Mirza. La facciata della moschea era decorata da vetrate verdi e blu, tipiche dello stile architettonico azero-iraniano. Contrariamente a quanto avvenuto per la moschea di Rajab-Pasha, dopo la presa russa di Erevan, la moschea di Abbas Mirza fu utilizzata come arsenale.[8][10][11][12][13] Durante l'era sovietica dell'Armenia, così come le altre strutture religiose (chiese armene, templi e monasteri), anche questo edificio fu lasciato all'abbandono e attualmente ne rimane soltanto parte di un muro.[14][15]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Erivan, the historical territory of Azerbaijan, su zahidmammadrli.wordpress.com, Zahid Mammadrli, 22 dicembre 2011. URL consultato il 20 giugno 2018.
  2. ^ a b ԵՐԵՎԱՆ ՔԱՂԱՔԻ ՊԱՏՄՈՒԹՅԱՆ ԵՎ ՄՇԱԿՈՒՅԹԻ ԱՆՇԱՐԺ ՀՈՒՇԱՐՁԱՆՆԵՐԻ ՊԵՏԱԿԱՆ ՑՈՒՑԱԿ (Lista dei luoghi storici e dei monumenti culturali della città di Erevan), su arlis.am, Arlis. URL consultato il 20 giugno 2018.
  3. ^ V. Arutyunyan, Erevan, 1968, p. 18.
  4. ^ (HY) Hovhannes Shahkhatunyants, Ստորագրութիւն Կաթուղիկէ Էջմիածնի և հինգ գաւառացն Արարատայ, vol. 2, p. 52.
  5. ^ (RU) Прикосновение к истории, su anl.az, Anl. URL consultato il 20 giugno 2018.
  6. ^ T. Kh. Hakobyan, Երևանի պատմությունը (1801-1879 թթ.) (La storia di Erevan (1801-1879)), pp. 240-42.
  7. ^ (HY) Kamsar Avetiyan, Հայրենագիտական Էտյուդներ (Studi armeni), Սովետական գրող, 1979, pp. 283-84. URL consultato il 20 giugno 2018.
  8. ^ a b (RU) I. Chopin, Исторический памятник Армянской области (Monumenti storici dell'oblast armeno), p. 867.
  9. ^ (HY) Tadevos Hakobyan, ԵՐԵՎԱՆԻ ՊԱՏՄՈՒԹՅՈՒՆԸ (1500—1800 ԹԹ.) (La storia di Erevan (1500-1800)), su armenianhouse.org, Università statale di Erevan, 1979, p. 370. URL consultato il 20 giugno 2018.
  10. ^ (HY) Alishan Gevont, Այրարատ (Ararat), p. 311.
  11. ^ Harry F.B. Lynch, Armenia, travels and studies, volume 1, Longman, Green & Co., 1901, p. 283.
  12. ^ (HY) Yervand Shahaziz, Հին Երևանը (La vecchia Erevan), pp. 34-35, 182.
  13. ^ (HY) Adam Adamyants, Տեղագրութիւն Երեւանի (Topografia di Erevan), 1889, pp. 38-39.
  14. ^ European Charter for Regional or Minority Languages (ECRML) report for Armenia (PDF), su coe.int, Council of Europe. URL consultato il 20 giugno 2018.
  15. ^ (HY) Հայաստանի Հանրապետության 5-րդ և 6-րդ /համատեղ/ պարբերական ազգային զեկույցը Ռասայական խտրականության բոլոր ձևերի վերացման մասին միջազգային կոնվենցիայի (21 դեկտեմ-բերի 1965թ.) իրականացման վերաբերյալ (Rapporto nazionale periodico sulla discriminazione razziale:la Convenzione internazionale per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione (21 dicembre 1965)) (PDF), su gov.am, Governo dell'Armenia. URL consultato il 20 giugno 2018.

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