Fluoruro di tiotionile

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Fluoruro di tiotionile
Nome IUPAC
difluoro(solfaniliden)-λ4-solfano
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolareF2S2
Massa molecolare (u)102,12 g/mol
Aspettogas incolore
Numero CAS16860-99-4
PubChem145375
SMILES
FS(=S)F
Proprietà chimico-fisiche
Temperatura di fusione-164,6 °C
Temperatura di ebollizione-10,6 °C
Indicazioni di sicurezza
Frasi H--[1]

Il fluoruro di tiotionile (nome IUPAC: difluoro(solfaniliden)-λ4-solfano) è un composto chimico binario di fluoro e zolfo con valenza mista (2 e 4), avente formula molecolare semistrutturale S=SF2; la sua formula bruta, S2F2, è uguale a quella del difluoruro di dizolfo, del quale quindi è un isomero. Può essere considerato un derivato del fluoruro di tionile (O=SF2) in cui un atomo di ossigeno è stato formalmente sostituito da uno di zolfo, da cui il nome.[2] Lo stato di ossidazione medio dello zolfo nella molecola è (0+2)/2 = +1, come nell'isomero F-S-S-F.

Preparazione[modifica | modifica wikitesto]

Il fluoruro di tiotionile può essere ottenuto dalla reazione tra dicloruro di dizolfo (Cl-S-S-Cl) con fluoruro di potassio a circa 150 °C o con fluoruro di mercurio(II) a 20 °C[3][4]:

Un'altra possibile preparazione è la reazione del trifluoruro di azoto (NF3) con lo zolfo:[3]

Si forma anche dal difluoruro di dizolfo quando viene a contatto con fluoruri di metalli alcalini[5].

Proprietà[modifica | modifica wikitesto]

Il fluoruro di tiotionile è un gas incolore[4]. Ad alte temperature e alte pressioni, si decompone in tetrafluoruro di zolfo (SF4) e zolfo:[4]

Con acido fluoridrico (HF) forma tetrafluoruro di zolfo e acido solfidrico (H2S):[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Questa sostanza non è stata ancora classificata in termini di pericolosità o non è stata ancora trovata una fonte affidabile e citabile.
  2. ^ Sebbene sarebbe stato più aderente sostituire il prefisso "tio", che è generico per "zolfo" come sostituto dell'ossigeno, con "tion", che è specifico per S recante doppio legame.
  3. ^ a b (DE) Georg Brauer e Marianne Baudler, Handbuch der Präparativen Anorganischen Chemie. Band I, 3ª ed., Stoccarda, Ferdinand Enke, 1975, p. 182, ISBN 3-432-02328-6.
  4. ^ a b c (DE) A.F. Holleman, E. Wiberg e N. Wiberg, Lehrbuch der Anorganischen Chemie, 101ª ed., Berlino, Walter de Gruyter, 1995, p. 379, ISBN 3-11-012641-9.
  5. ^ (DE) Ralf Steudel, Chemie der Nichtmetalle: Von Struktur und Bindung zur Anwendung, Walter de Gruyter, 2008, p. 475, ISBN 311021128-9.
  6. ^ (DE) Lothar Kolditz, Anorganische Chemie, Berlino, Deutscher Verlag der Wissenchaften, 1983, p. 468.

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