Fedele Caretti

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Fedele Caretti
NascitaArbizzo, 19 luglio 1892
MorteCaposile, 20 maggio 1918
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Regno d'Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoBersaglieri
Reparto13º Reggimento bersaglieri
Anni di servizio1912-1918
GradoSoldato
GuerrePrima guerra mondiale
CampagneCampagna di Libia (1913-1921)
BattaglieBattaglia della Bainsizza
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Fedele Caretti (Arbizzo, 19 luglio 1892Caposile, 20 maggio 1918) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale[2].

Nacque a Arbizzo, provincia di Varese, il 19 luglio marzo 1892, figlio di Santino e Giovannina Lana.[1] Mentre lavorava come muratore nel settembre 1912 fu chiamato a prestare servizio militare di leva nel Regio Esercito in forza al 9º Reggimento bersaglieri. Partecipò alle operazioni per il consolidamento della conquista della Libia in servizio all'11º Reggimento bersaglieri, venendo proposto per la concessione di una medaglia d'argento al valor militare per il coraggio dimostrato in combattimento.[1] Rientrato in Italia fu assegnato nuovamente al 9º Reggimento bersaglieri venendo trattenuto in servizio attivo e si distinse nelle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto di Avezzano.[1] Dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, raggiunse la zona di operazioni con il suo reggimento il giorno 30 dello stesso mese.[1] Combatte sull'alto Isonzo, nella Conca di Plezzo e sul medio Isonzo, a Lucinico.[1] Colto da congelamento agli arti inferiori fu ricoverato in ospedale, rientrò in linea nel settembre 1916, assegnato al 7º Reggimento bersaglieri e poi al 13º Reggimento bersaglieri. Il 18 maggio 1918, proveniente dal battaglione complementare, fu assegnato alla 2ª Compagnia operante nella zona di Caposile.[1] Il 20 maggio 1918, dopo un ardito attacco della Brigata Arezzo e del 13º Reggimento bersaglieri contro le estremità nord e sud della testa di ponte di Caposile,[3] la 2ª Compagnia dislocata a nord del canale del Consorzio fu sottoposta a violento fuoco d'artiglieria e di bombarde nemiche. Rimasto gravemente ferito ad una gamba da una scheggia di bombarda rifiutò l'assistenza del portaferiti, pregandolo di occuparsi dell'assistenza di compagni meno gravi di lui, e da solo con un coltellino si recise l'ultimo lembo di pelle che teneva attaccato l'arto al resto del corpo, legando poi il troncone con la cinghia dei pantaloni al fine di rallentare l'emorragia.[3] Disse al suo capitano di essere fiero di morire per la Patria,[N 1] lo rassicurò sulla non gravità della ferita e quindi si spense a causa della gravissima perdita di sangue.[3] Con Decreto Luogotenenziale del 18 ottobre 1918 fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria. Una Scuola primaria e una via di Codegliano Viconago portano il suo nome.

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Durante violento bombardamento avversario, avuta troncata una gamba da una scheggia di bombarda, mirabilmente calmo, chiedeva all’aiutante di sanità di essere medicato dopo di altri feriti, e da solo si recideva con un coltello l’arto, e si arrestava l’emorragia con la cinghia dei pantaloni. Incurante di sè e del dolore, rincorava quindi ed incitava ancora i compagni ed al proprio comandante di compagnia, accorso per confortarlo, diceva che non era nulla. Poco dopo spirava. Testa di ponte di Capo Sile, 20 maggio 1918.[4]»
— Decreto Luogotenenziale 18 ottobre 1918.
  1. ^ Suo fratello era caduto in combattimento nel corso del 1915.
  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1918, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 50.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1918. L’anno della gloria: Dalla battaglia d'arresto, alla battaglia del Solstizio, alla vittoria, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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