Domenicane di Santa Caterina da Siena (Mosul)

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Le Domenicane di Santa Caterina da Siena (in francese Dominicaines de Ste-Catherine de Sienne) sono un istituto religioso femminile di diritto pontificio.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le origini della congregazione risalgono all'orfanotrofio femminile aperto a Mosul nel 1876 e tenuto dalle domenicane della Presentazione: alcune ragazze formatesi nell'istituto diedero inizio a una fraternità di vita comune sotto la regola del terz'ordine secolare di San Domenico; secondo le indicazioni dei domenicani della missione di Mosul e delle suore, le donne si recavano nei villaggi a fare scuola, insegnare il catechismo e collaborare alle opere parrocchiali.[2]

Le donne della fraternità non avevano abito religioso e non pronunciavano voti. Nel 1896 si pensò di trasformare la comunità in congregazione, ma le difficoltà erano numerose: le terziarie, ad esempio, appartenevano a vari riti (caldeo, siro, armeno) e dipendevano da diversi patriarcati; lo scoppio della prima guerra mondiale, poi, costrinse i domenicani ad abbandonare la missione di Mosul.[3]

Nel 1927, con l'aiuto del delegato apostolico e dei missionari lazzaristi, riprese il processo di trasformazione della fraternità in congregazione: le terziarie furono affidate a una domenicana della congregazione di Nostra Signora delle Grazie di Châtillon, che funse prima da maestra delle novizie e poi da superiora generale.[3]

La congregazione, affiliata all'Ordine dei Frati Predicatori dal 7 marzo 1927, ricevette il pontificio decreto di lode il 30 aprile 1928 e le sue costituzioni furono approvate definitivamente il 1º giugno 1935.[2]

Attività e diffusione[modifica | modifica wikitesto]

La finalità dalla congregazione è il lavoro ecumenico presso i cristiani nestoriani e giacobiti; le suore si dedicano principalmente all'istruzione e all'educazione cristiana della gioventù.[2]

La sede generalizia è a Mosul.[1]

Alla fine del 2011 la congregazione contava 137 religiose in 26 case.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Ann. Pont. 2013, p. 1672.
  2. ^ a b c Myriam Guedj, DIP, vol. III (1976), col. 925.
  3. ^ a b Myriam Guedj, DIP, vol. III (1976), col. 926.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Annuario pontificio per l'anno 2013, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2013. ISBN 978-88-209-9070-1.
  • Guerrino Pelliccia e Giancarlo Rocca (curr.), Dizionario degli Istituti di Perfezione (DIP), 10 voll., Edizioni paoline, Milano 1974-2003.
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