Discussione:Dialetti galloitalici di Sicilia

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Sicilia
Linguistica
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Sono gradite le critiche che saranno certamente costruttive, Sono l'autore della pagina, chiedo collaborazione perchè questa sia implementata anche con documenti che riguardino, non solo il gruppo primario dei dialetti, ma anche quello, passatemi il termine, "secondario",, cioè tutti quei dailetti che conservano tracce più o meno evidenti di galloitalico. Grazie--morgantia 23:17, 27 feb 2008 (CET)[rispondi]

Galloitalici di sicilia non gallosiculi[modifica wikitesto]

Non vorrei essere presuntuosa ma, Prima di andare avanti nelle modifiche di questa voce, per la quale ho competenza, chiedo di cambiare il titolo; va bene il contenuto, che individua un gruppo di dialetti siciliani con caratteri settentrionali; la definizione gallo-siculi è scorretta in quanto non si tratta di dialetti che nascono dall'incontro di due lingue di sostrato, quali potrebbero essere il gallo e il siculo, ma, per i motivi storici citati nella medesima voce, sono il risultato dell'incontro tra i dialetti parlati dai galloitalici (provenienti appunto dalla Lombardia e Piemonte e insediati in Sicilia dal XII al XIII sec. dove hanno creato delle colonie) e le parlate siciliane con le quali sono venuti a contatto ed hanno dovuto convivere nel corso di tutti questi secoli. Grazie --morgantia 23:02, 20 gen 2008 (CET)[rispondi]

Ok: Fonte. Sarebbe il caso di rendere questa pagina una sottopagina linkata alla voce Gallo-italico (dubito della correttezza del trattino). --Crisarco 23:05, 20 gen 2008 (CET)[rispondi]
Da oriundo piazzese avevo creato io questo lemma e sono d'accordo per "galloitalici". --Cloj 19:58, 21 gen 2008 (CET)[rispondi]
Però attenti! Al lemma Gallo-italico ci manca che si tirino le bombe atomiche! --Cloj 23:59, 6 feb 2008 (CET)[rispondi]

Ho unito le due voci. --2diPikke 14:37, 8 giu 2008 (CEST)[rispondi]

Bibliografia e Collegamenti esterni[modifica wikitesto]

Sarebbero da rivedere:

  1. dalla bibliografia andrebbero tolti tutti i testi non fondamentali alla stesura dell'articolo; al massimo si spostano in un articolo-lista che faccia da sola bibliografia dei dialetti gallo-italici (generico) cui faccia parte una sezione sulla bibliografia siciliana;
  2. anziché far vedere i link (es. http://etc.) camuffarli nel testo (es. * [http://etc. Guida di Morgantina in dialetto gallo-italico] sul sito [[youtube]]).

--Io' (msg) 12:56, 6 apr 2011 (CEST)[rispondi]

Sto provvedendo a tagliare via la sezione "Bibliografia". Ci sono obiezioni?--Io' (msg) 10:55, 20 apr 2011 (CEST)[rispondi]
Mi sono saltati gli occhi a togliere i doppioni e cercare di riorganizzare. Qui ho riorganizzato la vasta bibliografia (Giovanni Tropea appariva ripetuto almeno sei volte per le stesse pubblicazioni...). Entro questa settimana tolgo l'inutile e lascio l'essenziale, salvo eventuali obiezioni.--Io' (msg) 11:33, 20 apr 2011 (CEST)[rispondi]
Mi sembra un ottimo lavoro, bravo. --Mitan (msg) 13:05, 20 apr 2011 (CEST)[rispondi]

Grazie! Sto aggiungendo via via anche le altre regioni d'Italia. Ho notato che anche per il dialetto ligure e quello piemontese la bibliografia è scritta decisamente male. Appena finisco vorrei sfoltire la sezione su questo articolo, magari lascio solo i testi generali e quelli sulla grammatica. Se qualcuno preferisce diversamente ne discutiamo qui.--Io' (msg) 13:10, 20 apr 2011 (CEST)[rispondi]

Collegamenti esterni[modifica wikitesto]

Per quanto concerne i link uscenti invece riporto qui i link dei video (decidiamo quali tenere e quali considerare spam), mentre ho tolto i link a siti inesistenti o trasferiti, in più ho tolto due siti che non c'entrano nulla: il Galloitalico di Basilicata (sta meglio appunto per dialetti gallo-italici di Basilicata) e sulla lingua siciliana (il dialetto gallo-italico non è la lingua siciliana). Se ci sono dubbi discutiamone qui.

Fatemi sapere.--Io' (msg) 10:03, 23 apr 2011 (CEST)[rispondi]

Il gallo-italico di Sicilia a Galati Mamertino, Longi e Tortorici[modifica wikitesto]

Salve a tutti, essendo originario di Longi (Me) trovo delle caratteristiche gallo-italiche nella parlata dei paesi in oggetto.

Esempi.

La <c> o <cc> [ʧ - ʧː] palatale (suono di cibo, ceci) anche se non sempre, ma solo in alcune parole. "Chianciri" it. "piangere", viene pronunciato "ciànciri", omettendo la "i" finale.

Lo schwa [ə] o la [e] è forse la presenza nell'uso corrente che nei paesi vicini trova riscontro solo nel gallo-italico di San Fratello.

Ovviamente la mia è solo una partenza di discussione soprattutto se qualche utente di San Fratello, conoscendo per ragioni di vicinanza la parlata di Tortorici, Longi e Galati, ha la voglia di dire la sua su questa questione. Ad esempio mi piacerebbe chiedergli dove mette la parlata di Longi, Tortorici o Galati rispetto a quella di tutti gli altri paesi vicini. All'orecchio il dialetto di Galati, Longi e Tortorici (seppur con tante differenze) viene molto accomunato da un ascoltatore di, ad esempio, Palermo o Messina. Durante il mio servizio di leva venivamo accomunati, con amici dei tre paesi in oggetto, per la parlata strana, "francese" a detta loro. Forse anche per la presenza fissa dello schwa e per gli aggettivi possessivi "ma, ta, sa" al posto dei siciliani "me, to, so". Vuoi per la conoscenza di numerosi parlanti di San Fratello, l'aver condiviso magari momenti di festa, parenti di parenti, vocaboli in comune e vicinanza dei territori, ho sempre compreso, seppur con qualche lacuna, la parlata di San Fratello, mentre un abitante di Mirto, Naso o Torrenova (se non ha conoscenze dedicate) non capisce nulla, non capiscono nemmeno il nostro dalla "marina" se parlato in maniera pura. Spero qualcuno abbia da dire qualcosa di interessante in merito. Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 93.40.205.28 (discussioni · contributi) 16:30, 23 lug 2017 (CEST).[rispondi]

Collegamenti esterni modificati[modifica wikitesto]

Gentili utenti,

ho appena modificato 1 collegamento/i esterno/i sulla pagina Dialetti gallo-italici di Sicilia. Per cortesia controllate la mia modifica. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a queste FAQ. Ho effettuato le seguenti modifiche:

Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot

Saluti.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 22:11, 27 feb 2018 (CET)[rispondi]

Collegamenti esterni modificati[modifica wikitesto]

Gentili utenti,

ho appena modificato 3 collegamenti esterni sulla pagina Dialetti galloitalici di Sicilia. Per cortesia controllate la mia modifica. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a queste FAQ. Ho effettuato le seguenti modifiche:

Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot.

Saluti.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 14:40, 7 apr 2019 (CEST)[rispondi]

Tutela legislativa[modifica wikitesto]

Non essendo considerate "minoranza linguistica" il lombardo e il piemontese in quanto idiomi facenti parte - alla unanimità - del "gruppo dell'italiano" (vedi i maggiori e più importanti "manuali di linguistica e filologia" in uso nelle università italiane), ho rettificato il titolo del paragrafo limitandolo alla espressione "tutela legislativa". Se il lombardo e il piemontese non sono "minoranze linguistiche" ancor meno lo possono essere alcune parlate che presentano - in Sicilia e in Basilicata - alcuni fenomeni esclusivamente fonetici di alcune parlate dell'alta Italia. --Marisuto18 (msg) 11:02, 14 mag 2019 (CEST)[rispondi]

Ormai quella di riportare ovunque il pensiero - più che opinabile - del non-linguista Bonamore, nonché ribadire che il friulano sia una lingua e gli altri solo miseri dialetti non meritevoli di tutela è diventata una vera e propria passione (non mi permetto di definirla ossessione) del buon Marisuto. Ho cancellato gli interventi perché assolutamente fuorvianti in questa pagina. Per inciso, ormai a livello internazionale si mette in discussione l'appartenenza del famigerato "gruppo galloitalico" all'interno dell'italo-romanzo (che non è il fantomatico gruppo dell'italiano, lo ripeto per la milionesima volta) ma qui si citano ancora convinzioni ottocentesche. Ne prendo atto, ma non può passare su Wikipedia. --Μαρκος 18:11, 14 mag 2019 (CEST) P.S.: per la milionesima volta ribadisco anche che scrivere in maiuscolo equivale a gridare (regola n. 3).[rispondi]
Diffido Mαρκος dall'effettuare cancellazioni prima di avere il consenso. Ripristina ciò che hai cancellato. E' stata aperta una discussione e solo alla fine si potrà eventualmente cancellare. Che i dialetti gallo-italici di Sicilia e il dialetto tabarchino siano idiomi parlati da una minoranze linguistica è "solo una tesi" e tale deve restare. Il titolo del paragrafo non può che essere "legislazione di tutela", cancellando la restante parte della frase che - per inciso - avvalora una tesi che so essere molto cara a Mαρκος. Ma è solo un tesi e ciò va precisato. E Buonamore è un docente universitario, un giurilinguista molto noto e stimatissimo. Se a Mαρκος non piace ciò che questo studioso scrive non è un buon motivo per cancellare le tesi di Buonamore. A me non piace per nulla quanto scrive Fiorenzo Toso, ma non mi sono mai permesso di cancellare le sue tesi. Tralascio gli attacchi alla mia persona e alla assurda denuncia di una mia presunta ossessione che non c'è. Nei manuali di linguistica in uso nelle università italiane "attualmente", e non nell'ottocento, di prassi si distingue tra "dialetti italiani settentrionali" che includono anche i dialetti gallo-italici e i "dialetti italiani centro-meridionali". Mαρκος se ne faccia una ragione. A proposito, cosa c'entra il "taburchino" con i dialetti "gallo italici di Sicilia"? Perché viene citato ossessivamente "anche" in questa voce? --Marisuto18 (msg) 16:56, 15 mag 2019 (CEST) P.S. Dove in questa voce avrei riportato il pensiero di Buonamore? Così….giusto per saperlo, dal momento che a me non risulta. --Marisuto18 (msg) 17:07, 15 mag 2019 (CEST)[rispondi]
Nella voce è stata riportata per l'ennesima volta (verificare nelle altre voci di Wikipedia "linguistica" quante altre volte è stata riportata!!) questa nota di Fiorenzo Toso: "Nel caso del tabarchino le contraddizioni e i paradossi della 482 appaiono con tutta evidenza se si considera che questa varietà, che la legislazione nazionale ignora completamente, è correttamente riconosciuta come lingua minoritaria in base alla legislazione regionale sarda (L.R. 26/1997), fatto che costituisce di per sé non soltanto un assurdo giuridico, ma anche una grave discriminazione nei confronti dei due comuni che, unici in tutta la Sardegna, non sono in linea di principio ammessi a fruire dei benefici della 482 poiché vi si parla, a differenza di quelli sardofoni e di quello catalanofono, una lingua esclusa dall'elencazione presente nell'art. 2 della legge», Fiorenzo Toso, Alcuni episodi di applicazione delle norme di tutela delle minoranze linguistiche in Italia, 2008, p.". E' vero - non lo ricordavo e non avevo controllato la voce prima di rispondere a Mαρκος - in contrapposizione a Toso ho inserito una nota in cui si precisa un dato oggettivo legislativo: è falso che la regione Sardegna con la L.r. 26/1997 abbia riconosciuto il tabarchino "lingua minoritaria". Non serve neppure la fonte Bonamore (che ho effettivamente aggiunto ed è una fonte autorevole essendo un notissimo giurilinguista): basta leggere la legge. Il tabarchino è nominato una sola volta in tutta la legge r. 26/97 che è interamente dedicata alla lingua sarda!! E poi cosa c'entra il tabarchino con la voce "dialetti gallo-italici di Sicilia"? Cosa c'entra un dialetto ligure parlato in Sardegna? --Marisuto18 (msg) 18:02, 15 mag 2019 (CEST)[rispondi]
Ricopio da “voce -cronologia”: "corrprec 18:01, 14 mag 2019‎ Mαρκος discussione contributi‎ 37 932 byte -3 180‎ Cosa c'entra il discorso sul tabarchino e il richiamo - come sempre - al friulano anche in questa pagina? annulla". Preciso: 1) del richiamo al tabarchino – in questa voce - ho già sopra precisato; 2) l'unica frase, nell'intera voce, in cui si citava il vocabolo “friulano” “era” questa: “In particolare i "sardi, friulani e ladini" parlano un idioma a cui è stata riconosciuta una posizione autonoma nell'ambito delle lingue romanze.” - La frase è stata cancellata da Mapkoc che ha pure cancellato l'informazione relativa ad una importante sentenza costituzione del 2018. Ho reinserito quest'ultima informazione stante la fonte primaria (Corte Costituzionale) e l'importanza dell'informazione - che chiarifica concetti costituzionali primari - parlando di tutela legislativa dei dialetti galloitalici di Sicilia. --Marisuto18 (msg) 10:35, 16 mag 2019 (CEST)[rispondi]

[ Rientro] Invito a leggere La trasmissione di una lingua di minimanza: chi trasmette, a chi, che cosa, come e perché (pp. 17-36) di Tullio Telmon, soprattutto i primi due punti (pp. 17-20). --Μαρκος 12:18, 16 mag 2019 (CEST)[rispondi]

Letto il documento di Telmon di cui viene allegato il link. Voto a questo intervento? Due, meno meno. E' il solito intervento negazionista dell'art.6 Cost. e della conseguente grande importanza della politica linguistica di tutela delle minoranze linguistiche. Ovviamente per Telmon è una “libera scelta” dei genitori non trasmettere la loro lingua locale ai figli: nessun cenno nell'intervento alle modalità con cui una comunità etnico linguistica viene minorizzata; nessun cenno alla imposizione come lingua unica a scuola dell'italiano standard e il conseguente divieto di usare con funzione formale pubblica la lingua locale; nessun cenno al fatto che la L. 482/99 è da sempre osteggiata dalla politica, non attuata e ancor meno finanziata. Forse si è perso qualcosa del processo di minorizzazione delle lingue delle minoranze linguistiche. E qua mi fermo non essendo giustamente Wikipedia un Blog.--Marisuto18 (msg) 16:54, 16 mag 2019 (CEST)[rispondi]
Come volevasi dimostrare. Si è capito l'esatto opposto. Amen. --Μαρκος 17:00, 16 mag 2019 (CEST)[rispondi]
Non ho capito affatto l'esatto opposto, visto considerato che una buona metà dell'intervento di Telmon afferma 1) che la politica linguistica di tutela è del tutto inutile, anzi perfino dannosa 2) che sono responsabili i genitori che non trasmettono la lingua ai figli, ma poi si guarda bene dall'analizzare il processo di minorizzazione messo in atto dalla politica e che è alla base di questa scelta "pilotata" dalla politica nazionalista stessa 3) suggerisce, al posto di una tutela politica seria che ha ottenuto ottimi risultati in diversi paesi europei, una "valorizzazione culturale" che non può che portare alla morte delle minoranze linguistiche. Direi una "visione dialettale" delle lingue delle minoranze linguistiche tipica di tutti i dialettologi --Marisuto18 (msg) 19:27, 16 mag 2019 (CEST)[rispondi]
«Si è capito l'esatto opposto» nel senso che ho segnalato l'articolo per ben altri motivi, riassunti da questa frase estrapolata dallo stesso (pp. 18-19): «Purtroppo, una visione così realisticamente ampia della nozione di minoranze linguistiche si scontra con alcune comode concezioni riduzionistiche. Prime fra tutte, quelle che tendono a restringere il numero delle minoranze italiane dalle reali 8000 circa (tante quanti sono i comuni) alle sole 13 maldestramente enumerate e condensate nell'articolo 2 della Legge 482/99 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche". E non è certo sufficiente la foglia di fico dell'attributo "storiche" apposto nel titolo della legge [...]». --Μαρκος 19:48, 16 mag 2019 (CEST)[rispondi]
Ogni affermazione va inserita nel contesto del documento e non estrapolata e isolata. L'affermazione di Telmon sopra riportata è esclusivamente "politica" e come tale va considerata. Sono stati scelti dei criteri (linguistici e non) che come tutti i criteri possono anche non piacere (come ogni qualvolta si scelgono "criteri"). Le comunità che rispettano i criteri scelti sono solo 13. Poi il legislatore non ha incluso anche rom e sinti dichiarando - in Parlamento - che per questa comunità avrebbe approvato una legge ad hoc (cosa che poi non ha fatto). Già nel 1999 ci fu un dialettologo, di cui non faccio il nome, che fece "fuoco e fiamme" in sede parlamentare per far inserire "tabarchini e dialetti gallo-italici di Sicilia" nell'articolo 2 della L. 482/99. Il suo tentativo fu respinto, iniziando da Tullio De Mauro che non ha bisogno di presentazioni. Poi continuò - e continua ancora - a portare avanti la sua battaglia politica/ideologica, assieme ad altri "amici", denunciando in ogni conferenza e dibattito a cui partecipa/partecipava, o sui saggi che pubblica, che l'art. 2 della L.482/99 è da riscrivere perché "maldestro" in quanto esclude tabarchini e galloitaliani di Sicilia. Questa è storia documentata. Niente paura, non scriverò neppure un virgola su wikipedia di questa storia. --Marisuto18 (msg) 16:27, 17 mag 2019 (CEST)[rispondi]
Suvvia, ho conosciuto De Mauro e so bene quale fosse il suo vero pensiero (peraltro riscontrabile nelle sue pubblicazioni e nelle sue affermazioni facilmente reperibili on-line). I primi oppositori - lo sanno bene pure all'estero - sono soprattutto i gruppi di friulanisti e sardisti, preoccupati per un'eventuale spartizione dei fondi e per la perdita di questa presunta alterità così ben costruita (e non cito Pellegrini per non allungare il discorso), ma - per citarti - «niente paura, non scriverò neppure un virgola su wikipedia di questa storia». Per il resto, prima o poi il parlamento italiano sarà costretto a ratificare l'ECRML e, a quel punto, non potrà continuare a far finta che in Italia si parlino solo una dozzina di lingue; ancora, faccio fatica a considerare "politica" l'affermazione di Telmon, che - da linguista e dialettologo - parte proprio da presupposti diversi. --Μαρκος 16:43, 17 mag 2019 (CEST)[rispondi]
Suvvia, l'affermazione di Telmon è esclusivamente politica, e lo sai perfettamente. Tu hai le tue fonti e io le mie. Spartizioni di fondi? Di quali fondi stai parlando? Quelli che non esistono più da anni?? Informati meglio. Le tabelle dei finanziamenti a fronte della L. 482/99 sono pubbliche. Questi i dati per il 2012, e gli anni successivi la situazione è di molto peggiorata: "Il Dipartimento per gli affari regionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha da poco diffuso la circolare relativa al riparto dei fondi previsti dalla legge statale 482/99 per il 2012 (anche se formalmente risultano assegnati all’annualità 2011) e il quadro che ne emerge è davvero desolante. Il totale delle risorse attribuite alle dodici comunità di minoranza riconosciute dallo Stato italiano attraverso la 482, infatti, è di appena 1.768.792 euro. Di questi fondi alla Regione autonoma Friuli – Venezia Giulia arriveranno 362.200 euro: 240.608 per la lingua friulana, 108.605 per lo sloveno e 12.987 per il tedesco.". Che poi siano sardi e friulani a protestare più vivacemente è ovvio considerato che sono le due minoranze linguistiche più numerose: come possono farlo i cimbri o i grecofoni che sono poche migliaia? E gli sloveni, i tedeschi della provincia di Bolzano e i francesi della Val d'Aosta, sono minoranze privilegiate che hanno altri canali per protestare (tipo un ministro degli esteri sloveno che si precipita a Roma a protestare, o i tedeschi della provincia di Bolzano che ricattano i partiti al governo…). --Marisuto18 (msg) 17:37, 17 mag 2019 (CEST)[rispondi]
Ma, di grazia, dove sarebbe "politica" l'affermazione di Telmon? Quando dice che ogni lingua locale è, in senso stretto, da considerare "minoranza linguistica" in quanto diversa dall'italiano? Per il resto, sardi e friulani protestano perché non vogliono spartire in più parti la torta: che i fondi si siano man mano ridotti (esistono eccome, altro che spariti) è un altro problema, a me già noto. Ma siccome è un'altra questione, non funzionale alla discussione su questa voce, direi di fermarci qui. Per inciso, sono il primo ad appoggiare qualsiasi iniziativa in favore della lingua friulana o sarda (o ladina, o qualsiasi altra lingua minoritaria): è la "guerra tra poveri" che non comprendo. Ma siamo OT. --Μαρκος 18:18, 17 mag 2019 (CEST)[rispondi]
"che ogni lingua locale è, in senso stretto, da considerare minoranza linguistica" è solo una tesi e nulla altro. E non esistono criteri "in senso stretto" e criteri "in senso ampio": esistono solo "criteri" (linguistici e non). E l'affermazione di Telmon è "una tesi politica" che va contro i concetti di "minoranza linguistica" elaborati dal Consiglio d'Europa e dall'ONU stesso. Il concetto di "minoranza linguistica" elaborato dall'ONU e dal Consiglio d'Europa è molto più ampio di quello "strumentale" (alle sue tesi politiche) di Telmon. I linguisti "studiano" la "distanza strutturale e fonetica" tra un idioma e l'altro, idiomi che poi raggruppano e classificano. Due idiomi strutturalmente considerati vicini, anche se diversi per più fenomeni strutturali o fonetici, vengono inclusi dai linguisti nello stesso "gruppo linguistico". Ma tutto questo lo sai perfettamente. I sardi e i friulani protestano perché la l. 482/99 dopo 20 anni dalla sua approvazione è ancora in gran parte non attuata e la loro protesta va a beneficio di tutte e 12 le minoranze linguistiche: non sono due minoranze egoiste. E smettila con il ritornello "Per il resto, sardi e friulani protestano perché non vogliono spartire in più parti la torta". Non c'è alcuna torta da spartire e i fondi destinati a 9 minoranze su 12 sono semplicemente una miseria vergognosa. Altro sono i fondi destinati agli sloveni di Trieste e Gorizia, ai tedeschi della provincia di Bolzano e ai francesi della Val d'Aosta. Sono d'accordo con te, finiamola qua con la discussione. --Marisuto18 (msg) 09:02, 18 mag 2019 (CEST)[rispondi]
Ma io son d'accordo con le proteste per la miseria dei fondi 482: trovo irritante, invece, quando sardisti e friulanisti (non sardi e friulani, che è cosa diversa) issano la bandiera della diversità per paura di veder riconosciute anche altre minoranze. Lo diceva Pellegrini, lo diceva De Mauro, lo ripetono Telmon e mille altri linguisti: «[s]e dovessimo considerare nettamente estranei al dominio linguistico italo-romanzo i Sardi e i Friulani, dovremmo ridiscutere la posizione di tante altre parlate regionali rispetto alla lingua e cultura nazionale, non ci sarebbe pertanto disagevole dimostrare che anche l'Abruzzo, il Piemonte, la Calabria, la Sicilia ecc., oltre a possedere linguaggi popolari singolarissimi, non sono sprovviste di una loro particolare "cultura" o di documenti letterari antichi, anzi antichissimi, non di certo inferiori per importanza e ampiezza a quelli che normalmente si allegano per dimostrare la totale autonomia del sardo (che in buona parte risulta reale e unica in tutta la Romània) e del friulano» (Pellegrini 1977, pp. 18-19). Detto questo, quella di «minoranza linguistica» è una definizione, non una tesi: non puoi far passare per buone solo le cose che piacciono a te, peraltro in buona parte di stampo giuridico e non linguistico (quindi assolutamente impertinenti in questa e altre voci), e ridurre il resto a "tesi". Quale tesi? Ti posso citare decine e decine di studi, in italiano, inglese e altre lingue, che dicono cose diametralmente opposte a quanto asserisci tu. I "galloitalici di Sicilia", peraltro, sono presenti in tutte le pubblicazioni attinenti alle minoranze linguistiche in Italia. Chi fa politica sono certi senatori che stanno esasperando le -s del plurale friulano per negare pari diritti a tutti i gruppi linguistici d'Italia, negando così la piena applicazione dell'art. 6. Stendiamo un velo sulla definizione di gruppo linguistico: clamoroso autogol, dato che i linguisti che tanto citi pongono il friulano nel gruppo dell'italoromanzo (che è cosa nettamente diversa dal fantomatico "gruppo italiano", ma dopo mesi di discussione pare che sia un argomento che tendi a non accettare). --Μαρκος 13:21, 18 mag 2019 (CEST)[rispondi]
Ancora con lo stesso pezzetto di testo tratto da un libro del Pellegrini nel 1977? E' stato riportato in non so quante voci di "Wikipedia - linguistica". Tullio De Mauro, scrivendo della L. 482/99 ha dichiarato che "il gran merito di questa legge è stato quello di aver finalmente elencato le minoranze linguistiche". Ed era d'accordo sull'elenco. Ti consiglio di leggere gli atti della Costituente del 1946: quando fu inserito l'art. 6 in Costituzione, nessuno dei Padri della Costituzione italiana pensava neppure lontanamente di considerare minoranze linguistiche i tanti dialetti italiani. Per quanto riguarda la tua affermazione "non puoi far passare per buone solo le cose che piacciono a te" a me riferita, vale anche per te. I gallo italici di Sicilia non sono mai citati nei manuali di linguistica adottati nelle Università italiane. Ne sto leggendo uno molto diffuso e ri-pubblicato nel 2015: neppure li nomina!! E per quanto riguarda i saggi sulle minoranze linguistiche…..dipende da chi li ha scritti. In quelli che ho letto io non sono neppure nominati: evidentemente non leggiamo gli stessi saggi. "Detto questo, quella di «minoranza linguistica» è una definizione, non una tesi" scrivi. Allora scrivo meglio: "sul concetto di minoranza linguistica ci sono diverse tesi spesso contrastanti tra di loro. Quella di Telmon è una di queste. Poi abbiamo il concetto elaborato dal Consiglio d'Europa e anche dall'ONU che mi risulta molto distante da quello di Telmon". E ora chiudiamola qua. Abbiamo già annoiato abbastanza. --Marisuto18 (msg) 22:43, 18 mag 2019 (CEST)[rispondi]
Lasci senza parole me e chiunque legga questa assurda risposta (basti vedere il tuo stupore sulla frase del Pellegrini; concetto ribadito con forza più di una volta da De Mauro, a partire dal suo L'Italia delle Italie, Italia [linguistica, ma non solo] intesa come «maggioranza di minoranze»; o ancora l'insensata frase sui galloitalici mai citati nei libri delle università italiane [forse quelle su Marte]). Non perdo tempo a rispondere. L'importante è tenere sotto controllo le tante voci che continui a modificare senza criterio. Buona continuazione. --Μαρκος 23:41, 18 mag 2019 (CEST)[rispondi]
- da una recentissima discussione (voce: lingue parlate in Italia): "in generale, in vari manuali di linguistica e/o dialettologia italiana si parla della varietà linguistica d'Italia e, accanto alle solite e note lingue minoritarie (ripeto, 12 gruppi di minoranza tutelati dalla 482: le lingue sono di più, se pensiamo solamente che in seno al gruppo germanico dimorano cinque-sei varietà distinte), vengono elencati anche i "sistemi dialettali", per alcuni più di venti, per altri (come De Mauro) una quindicina, per altri ancora solo sei-sette. (…) Μαρκος 20:18, 21 mar 2019 (CET)" - Anche i tuoi inserimenti vanno tenuti sotto controllo. L'ultimo esempio è stata la tua pretesa di fare la conta in base al codice ISO degli idiomi che in Italia hanno questo codice e "inserire come incip che in Italia si parlano circa 30 di ligue". Ti hanno bloccato. E ora per cortesia basta proseguire con questa discussione. --Marisuto18 (msg) 08:43, 19 mag 2019 (CEST)[rispondi]
Grazie d'avermelo ricordato, vado a inserirlo oggi stesso. --Μαρκος 14:04, 19 mag 2019 (CEST) P.S.: la discussione è surreale. Ma esattamente di cosa stiamo parlando? Anche quello del friulano è un "(dia)sistema dialettale" inteso come "sistema di varianti diatopiche" (ma non solo), come tutte le lingue storico-naturali. Qui manca proprio l'abc della linguistica (e della dialettologia). Inutile proseguire. Buona domenica. --Μαρκος 14:09, 19 mag 2019 (CEST)[rispondi]
In primis l'utilizzo di fonti primarie e la loro interpretazione da parte di un wikipediano sono più che sconsigliate in wikipedia. Aggiungo che in una cattedra universitaria di linguistica, anche italiana, una sentenza di corte costituzionale a riguardo non sarebbe certamente una fonte ne di linguistica, ne di sociologia o geopolitica, al più sarebbe un oggetto di studio ed analisi. In secondo questa è una voce di linguistica. Per tematiche legislative, per altro non limitative ai soli dialetti Galloitalici vi è la voce Legislazione italiana a tutela delle minoranze linguistiche eventualmente da arricchire.--Bramfab Discorriamo 14:44, 16 mag 2019 (CEST)[rispondi]
E allora cancella anche la nota 22 (Fiorenzo Toso, Alcuni episodi di applicazione delle norme di tutela delle minoranze linguistiche in Italia, 2008, p. 77. ) che non ha nulla a che spartire - secondo quanto da te sopra scritto - con la linguistica poiché il saggio di Toso utilizzato come fonte è il commento ad una legge, dunque siamo nel campo della giurisprudenza e non nel campo della linguistica. Oltre al fatto che questa voce si chiama "dialetti galloitalici" e che il "tabarchino" ha già una sua voce: perché viene inserita questa nota che nulla ha a che vedere con i gallo-italici? La sentenza costituzionale che hai cancellato era inoltre stata aggiunta nel paragrafo intitolato "Tutela legislativa della minoranza linguistica" e non nei paragrafi di linguistica in senso stretto e dunque, secondo me, perfettamente attinente a questo paragrafo "tutela legislativa", ossia un paragrafo che illustra le "norme di tutela legislativa" a favore dei dialetti gallo-italici. Oltre al fatto che il titolo del paragrafo è - secondo me - da rivedere perché dà per scontato che i così chiamati gallo-italici di Sicilia siano "minoranza linguistica": così non è, non essendo, come ben sai, univoca la definizione di "minoranza linguistica" -Marisuto18 (msg) 05:50, 20 mag 2019 (CEST) Permettimi ancora una annotazione. Esiste anche una branchia degli studi giuridici che si occupa delle lingue e che analizza e studia il legame tra lingue e giurisprudenza. E' una disciplina importante esattamente quanto la sociolinguistica, disciplina "descrittiva" quest'ultima che studia il legame tra lingue e sociologia. Perché la giurilinguistica viene discriminata rispetto alla sociolinguistica nelle voci di Wikipendia-linguistica? --Marisuto18 (msg) 06:12, 20 mag 2019 (CEST)[rispondi]
Ho rimosso anche la nota (ex 22) centrata esclusivamente sul tabarchino (buona osservazione), peraltro già presente nella sua voce. La sentenza costituzionale così come era inserita è generica, non cita il gallo-italico per cui se deve essere inserita in wikipedia va in  Legislazione italiana a tutela delle minoranze linguistiche, dove per altro la Costituzione è ampiamente citata, discussa e tirata per la giacca. La definizione di "minoranza linguistica" è una definizione in ogni caso soggettiva (inutile menare il can per l'aia) e ormai quasi sempre di localismo politico, anche quando per un idioma essa è esplicitamente definita per legge entro un confine geografico di natura politica. La giurilinguistica non è discriminata, le si chiede di stare al suo posto, di evidenziarsi come tale senza sostituirsi ne alla sociolinguistica ne alla antropologia linguistica ne tantomeno presupporsi superiore alle ultime due e portatrice di verità inappellabili; se poi magari avesse una sua voce, con fonti neutrali ...--Bramfab Discorriamo 14:43, 20 mag 2019 (CEST)[rispondi]

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