Discussione:Classe Littorio

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corazzatura: Pugliese[modifica wikitesto]

"Ma la curvatura della paratia interna, che, si trovava dietro il compartimento antiesplosione, dava la possibilità di accumulare l'onda d'urto scorrendo lungo il cilindro metallico deformabile, causando potenziali cedimenti delle stesse." Questa parte secondo me potrebbe essere quantomeno opinabile, dal momento che disperdere la forza d'urto in lunghezza all'interno del cilindro era proprio una delle finalità del sistema, mentre qui viene esposto come un problema. --Weneto 20:02, 13 apr 2007 (CEST)[rispondi]


La strada dell'Inferno è lastricata di buone intenzioni[1]--Stefanomencarelli 20:29, 13 apr 2007 (CEST)[rispondi]


E questo che significa? --Weneto 11:52, 14 apr 2007 (CEST)[rispondi]

Che sono vere entrambe le considerazioni, sfortunatamente gli storici navali sono tra gli storici più "nazionalistici" (come fa notare Rastelli, storico navale a sua volta). Effettivamente il paragrafo andrebbe un po' rivisto, facendo notare sia come la teoria delle difese antisiluro nella pratica si rivelò deludente, sia come nonostante questo Pugliese fu comunque un precursore delle moderne tecniche di assorbimento deviazione etc.etc. di corazze etc.etc.--Il palazzo ^Posta Aerea^ 12:38, 14 apr 2007 (CEST)[rispondi]

Infatti, anche grandi teorici e ingegneri prendono cantonate. In ogni caso, la potenza dei siluri è spesso sottovalutata. L'ingombro dei cilindri assorbitori era elevato, la sofisticazione del disegno anche, e fermare un siluro con 110kg di tritolo era una cosa, uno con 250 un'altra. L'idea di Pugliese era tecnicamente interessante ma il fatto stesso che altri costruttori abbiano ignorato l'idea, che era sostanzialmente uno sviluppo di una tecnica inglese della prima guerra mondiale, dovrebbe fare pensare. Le onde d'urto sono delle cose troppo maligne per dar loro una possibilità di fare danni: i liquidi sono incompressibili, dopotutto. In definitiva, indipendentemente da chi l'ha ideata, questa soluzione era certamente ingombrante, complicata, esposta a potenziali punti deboli (anche una chiodatura difettosa) e alquanto inutile, oltre a non consentire il controllo danni. Se l'esplosione era abbastanza potente, avrebbe potuto anche scagliare i cilindri contro la paratia, sfondandola. Buon per gli italiani che gli inglesi non avevano i 'Long Lance'.--Stefanomencarelli 14:55, 14 apr 2007 (CEST)[rispondi]


Resta cmq il fatto che non avendo prove inconfutabili dell'inutilità del sistema né della sua efficacia ritengo che emettere un giudizio, cosa che traspare dall'articolo, non sia corretto, sarebbe più corretto limitarsi a scrivere la descrizione del sistema e se critica ci deve essere dovrebbe essere cmq la citazione di qualche testo sull'argomento, altrimenti scadiamo nell'opinione personale che non mi pare sia la finalità di wiki. Ciao. --Weneto 12:37, 16 apr 2007 (CEST)[rispondi]


Le opinioni faziose non lo sono, la critica basata sulle fonti disponibili può esserlo. E poi hai letto il link che ho segnalato? Non sono certo il solo a pensare una cosa del genere. Se si discettasse sulla coltivazione della barbabietola, accetteresti l'opinione di un'agricoltore sulle tecniche per coltivarla, o le cestineresti perchè fanno parte di una ricerca personale?

Al riguardo delle prove 'inconfutabili': uno, è un fatto che questo sistema sia più ingombrante, due, nessuno si è curato di adottarne uno analogo, tre, è basato su di un'idea inglese poi abbandonata, quattro, appare evidente che le onde d'urto sono molto interessate a concentrarsi al centro di una cavità angolata verso il fronte d'onda, cinque, Littorio e Veneto ebbero considerevoli allagamenti in alcuni degli episodi di siluramento che subirono. Da uno di questi, in particolare derivò indirettamente la catastrofe di Matapan. Quanto questi siluramenti ebbero a che vedere con il sistema assorbitore non lo so, ma di sicuro la sistemazione di protezione subaquea era più complessa, più ingombrante, e non ha manifestato nessuna superiorità di protezione, anzi. Basti pensare ai siluramenti subiti da Bismarck (i primi 3 siluri che la colpirono riuscirono solo a bloccare il timone, mentre la Littorio colpita da armi analoghe sarebbe affondata sicuramente in acque oceaniche, tanto che andò a spiaggiarsi nel porto), Scharnorst (centrata da almeno 13 siluri da 533) e le super-navi giapponesi. La Musashi dopo 19 siluri era quasi riuscita a salvarsi prima di capovolgersi 4 ore dopo! E a proposito della faziosità in generale, ci sono voluti 50 anni per vedere chiaramente detto su di una pubblicazione italiana che la Littorio non era stata solo 'gravemente danneggiata', ma aveva subito un tale danno che solo lo spiaggiamento ne evitò la fine prematura.

Per quello che mi riguarda, il concetto dei tubi cavi inglesi avrebbe dovuto essere ripreso: la loro presenza avrebbe spezzato il fronte d'onda, causando molto probabilmente una interferenza distruttiva che avrebbe ridotto molto la sua distruttività: ma certamente il concetto dei cilindri assorbitori era davvero troppo 'audace' e non è certo il primo caso della tecnica che vede pasticci per essere andati alla ricerca di risultati troppo elevati, basti pensare ai carri sovietici che abbinano uan sofisticatissima corazza stratificata ad una tonnellata di munizioni sistemata appena dietro (come anche nei carri occidentali di penultima generazione, a dire il vero, che non avevano corazze stratificate). Oppure, in termini navali, la progettazione dei sommergibili incrociatori o di quelli con cannoni da 305mm. 'shit happens' dicono gli americani.

Tutto sommato, non vorrei che alla fine l'unica opinione chiaramente personale della situazione sia la tua, che mi pare chiaramente ispirata dal tuo nickname.--Stefanomencarelli 13:46, 16 apr 2007 (CEST)[rispondi]

Hmmm invece di questa lunga tirata una spiegazione più breve e l'inserimento della citazione dell'articolo nella voce (vedi la mia modifica) non sarebbe stato più semplice ? Ci si risparmia un po' di fegato tutti e si migliora la voce--Moroboshi scrivimi 22:16, 16 apr 2007 (CEST)[rispondi]

Il mio nick name non è affare tuo, e per tua informazione non c'entra assolutamente nulla con la nave, e ti pregherei in futuro di evitare considerazioni faziose dirette nei miei confronti, dal momento che io non ne ho fatte nei tuoi. Per il resto, non sono qui per far polemica, mi ero limitato ad esporre un mio dubbio (senza peraltro mettere mano all'articolo) e pur restando dubbioso accetto comunque quanto compare nell'articolo citato, riservandomi la possibilità di rimettere mano a questa discussione qualora trovassi qualcosa di interessante costruttivo. Saluti. --Weneto 12:09, 17 apr 2007 (CEST)[rispondi]


Mi sembra una rielaborazione molto più equilibrata adesso. Prima davvero non si poteva leggere! Keyser Soze

pure ora non è che se sia molto equilibrata, poi da quando è classe Littorio? è sempre stata Vittorio Veneto, abbiamo qualche nostalgico? per quale motivo la Vittorio Veneto dovrebbe essere la seconda?? sono state impostate lo stesso giorno la VV venne varata prima e entrò prima in servizio


Purtroppo, nelle voci militari, persino da parte di scrittori "specializzati", è spesso operativa una pratica regola "se è inusuale, allora deve essere sbagliato". Il rilievo sulla superficie curva che poteva accumulare le onde d'urto è risibile. Non è possibile realizzare una protezione antisiluro interna allo scafo che abbia sufficiente profondità, e non formi una "bullet trap" da qualche parte. Al posto della superficie curva, le navi di classe King George V avevano un angolo retto, la Bismark addirittura uno acuto. Difficilmente possono essere considerate un miglioramento nel contenimento di esplosioni. Ugualmente risibili le "informazioni" sulla incredibile quantità di siluri a cui le navi costruite con protezioni di altro genere avrebbero resistito. La Scharnorst prese un siluro dello stesso tipo della Vittorio Veneto (britannico, da 533mm), praticamente nello stesso punto (sotto la torretta 3), e subì lo stesso allagamento, ma se la cavò complessivamente peggio (nessuna perdita di velocità ed un mese di riparazioni per la Vittorio Veneto; nave quasi ferma per diverse ore, poi capace di proseguire solo a velocità ridotta, e sei mesi di riparazioni per la Sharnorst). La Littorio, a Taranto, fu colpita da tre siluri aviotrasportati, a provocare allagamenti fu il terzo, che colpì le lamiere già danneggiate dal secondo. La nave dovette essere spiaggiata per il mancato funzionamento delle pompe prodiere, dovuto all'allagamento di un generatore diesel e del tunnel elettrico (attribuito alla scarsa impermeabilizzazione dello stesso, dovuta agli affrettati lavori di completamento). Tutte cause indipendenti dal sistema Pugliese. Sia la Yamato che la Musashi, nonostante la maggiore profondità delle loro protezioni antisiluro, dovuta semplicemente alla maggiore dimensione delle navi, avevano subito gravi allagamenti dopo essere state colpite dai primi tre siluri aviotrasportati (per far imbarcare 3000 tonnellate d'acqua alla Musashi, quanta ne aveva imbarcata la Vittorio Veneto, bastò il primo siluro aviotrasportato, molto meno potente di un siluro da 533mm), viaggiavano sbandate, per l'insufficiente compensazione delle casse di zavorra (La Yamato dovette cominciare a controallagare i compartimenti stagni) e, se il loro non fosse stato inteso fin dall'inizio essere un viaggio di sola andata, avebbero dovuto anche loro essere spiaggiate, o tornare in bacino, per evitare il lento affondamento (più lento rispetto alla Littorio, ovviamente, data, ancora una volta, la maggiore dimensione delle navi). Anche per la Nelson, bastò un singolo siluro aviotrasportato per farle imbarcare 3700 tonnellate d'acqua ridurre la velocità a 15 nodi, e richiedere sette mesi di riparazioni in bacino (una volta in bacino, ci si accorse che solo per miracolo la nave non si era autoaffondata, infatti l'esplosione aveva investito, e poi allagato, direttamente uno dei depositi siluri della nave, e pezzi di siluri erano sparsi ovunque nella sala, "se gli inglesi avessero avuto i long lance", per rispondere alla questione di cui sopra, la Nelson sarebbe andata sicuramente a fondo, e con un esplosione spettacolare, dato che i serbatoi di ossigeno avrebbero assicurato la detonazione dei siluri, cosa peraltro successa a numerose navi giapponesi). La modernissima Prince of Wales è stata sostanzialmente affondata da un singolo siluro aviotrasportato, gli altri hanno colpito un relitto ormai immanovrabile, sbandato di 11°, senza energia elettrica ed in lento affondamento. Non è infine vero che nessun'altra marina abbia mai adottato il sistema Pugliese. Dopo aver testato in scala reale il sistema Pugliese ed il tradizionale sistema a paratie verticali multiple, i sovietici scelsero il sistema Pugliese per le quattro navi da battaglia della classe Sovetsky Soyuz, le ultime e le più grandi ad essere mai state impostate in Europa.

NELLA VOCE è riportato:

Al sopraggiungere della notizia dell'armistizio con gli Alleati la sera dell'8 settembre, la squadra al comando di Bergamini salpò dalla Spezia prima alla volta della Sardegna, e quindi diresse verso Malta, in ottemperanza agli accordi con gli alleati. Le navi italiane vennero individuate ed attaccate nel pomeriggio del 9 settembre da bombardieri tedeschi, che con un nuovo tipo di bomba teleguidata, la Ruhrstahl SD 1400 ribattezzata dagli alleati Fritz-X, riuscirono a centrare in pieno con due colpi la Roma, che fu subito scossa da esplosioni violentissime (tanto che la torre sopraelevata prodiera venne scaraventata in mare) e affondò in poco tempo, spezzata in due tronconi.

Da segnalare la curiosa polemica che sostanzialmente vede vari scrittori e addirittura protagonisti diretti della tragedia, in cui morirono oltre 1500 persone, sul fatto che non di esplosione si trattò, ma di deflagrazione, citando spesso con un certo disprezzo la fine di navi inglesi come lo Hood e accreditando il fatto alla migliore qualità delle proprie polveri. L'argomento è sostanzialmente di lana caprina, poiché di fatto la "deflagrazione" spaccò lo scafo di una nave da battaglia moderna di oltre 40.000 tonnellate, fuse il torrione comando con gli sventurati all'interno che fecero una fine orrenda, e scagliò in mare una torre pesante 1.500 tonnellate, come un battaglione di 30 carri armati Tigre. Anche la Littorio (che dopo il 25 luglio era stata ribattezzata Italia) venne colpita, ma poté proseguire la navigazione in assetto.

L’AFFONDAMENTO DELLA “ROMA”

Spiego come si svolse l’attacco degli aerei tedeschi, che determinò l’affondamento della corazzata “Roma”, nave ammiraglia delle Forze Navali da Battaglia dell’ammiraglio di squadra Carlo Bergamini, salpate dalla Spezia e da Genova e dirette alla Maddalena. Da questa base della Sardegna settentrionale, passata la notte, avrebbero dovuto salpare l’indomani per raggiungere la zona di Bona, dove l’attendeva una Squadra Navale britannica, che doveva guidarla a Malta.

L’attacco aereo tedesco avvenne dopo che l’ammiraglio Bergamini, aveva invertito la rotta per l’ordine pervenutogli da Supermarina, confermante che il Comando della Maddalena (a dispetto della sua guarnigione di oltre 10.000 uomini, e delle unità navali in rada) era stato occupato da truppe tedesche, sbarcate da cinque motozattere. Quindi, al massimo, circa 250-300 uomini. Una gran brutta figura, anche perché l’ammiraglio Comandante della Piazza Marittima, ammiraglio Bruno Brivonesi, era stato catturato nella sua sede dai tedeschi, che lo costrinsero a trattative umilianti.

La manovra ad un tempo di 180° fu effettuata dalla Squadra Navale (costituita da tre corazzate, 6 incrociatori, 8 cacciatorpediniere e 5 torpediniere) in una zona ristretta dello Stretto di Bonifacio, con le navi che procedevano in linea di fila per la presenza di campi minati. Essa portò la formazione navale, già molto allungata, ad avere le corazzate “Vittorio Veneto”, “Italia” e “Roma” in testa nell’ordine seguite dagli incrociatori e dalle siluranti. La rotta nordovest, per tornare verso l’uscita del Golfo dell’Asinara, era imposta dal canale di sicurezza che passava tra gli sbarramenti difensivi, ragion per cui fu in questa formazione molto allungata, la meno adatta per fronteggiare un attacco aereo, che si svilupparono le micidiali incursioni dei velivoli tedeschi Do 217 della 3^ Luftflotte, di base nella Francia Meridionale, e armati con la bomba razzo perforante PC 1400 X.

Si trattava di un’arma tutt’altro che “sperimentale”, come sostenuto da taluni storici, dal momento che nel luglio del 1943 essa era stata impiegata in Sicilia, contro le navi da trasporto degli Alleati presenti nel porto di Siracusa e poi il 28 agosto contro un incrociatore nei pressi dell’isola Alboran (nord di Orano), ed era quindi pienamente operativa.

La reazione contraerea delle unità, sempre modesta da parte italiana, anche questa volta non fu adeguata alla situazione. Al momento in cui, alle ore 16.00 del 9 settembre 1943, il cacciatorpediniere “Legionario” avvistò allo zenit gli aerei nemici, ai direttori del tiro che chiedevano di sparare fu ordinato di “aspettare”, e quando il fuoco ebbe inizio con i modesti cannoni contraerei da 90 mm. la “Roma” poté sparare soltanto poche salve prima di essere colpita da una prima bomba.

L’azione fu condotta da una prima formazione di undici velivoli “Do.217” del 3° Gruppo del 100° Stormo Bombardamento “Wiking” (III./KG.100), guidata dal maggiore Bernard Jope e con i velivoli ripartiti in tre pattuglie, i cui equipaggi, volando a 6.500 metri di quota poterono, effettuare tranquillamente la mira dal momento che i proiettili italiani esplodevano tutti a quota inferiore. Nello spazio di sei minuti, tra le 15.46 e le 15.52, la “Roma” fu colpita in pieno, da due bombe perforanti antinave tipo PC. 1400/X. Di esse, la seconda, guidata sull’obiettivo dal sergente Eugen Degan (puntatore a bordo del velivolo del sergente pilota Kurt Steinborn, della 11^ Squadriglia), cadendo dopo una discesa di 42 secondi presso il torrione della “Roma”, e penetrando vicino ad un deposito di cariche di lancio delle munizioni da 381 mm, risultò fatale alla nave.

Le cariche deflagrarono, inclinando il torrione, entro il quale decedettero tutti gli uomini che vi si trovavano, la seconda torre di grosso calibro fu letteralmente espulsa, e si alzo una colonna di fumo altissima. Alle 16.12 la splendida corazzata, di 41.650 tonn. (46.215 tonn. a pieno carico), orgoglio forse insuperato della cantieristica italiana, dapprima sbandò e poi affondò in otto minuti, spezzandosi in due tronconi, e portando nell’abisso 1392 uomini, compresi il comandante della corazzata Adone Del Cima, l’ammiraglio Bergamini, e tutti gli ufficiali del suo Comando, tra cui il suo capo di stato maggiore, ammiraglio Stanislao Caracciotti.

Agli attacchi aerei tedeschi parteciparono complessivamente vent’otto velivoli Do. 217 del 100° Stormo Bombardamento (KG.100), che realizzarono le loro azioni in tre formazioni. Nel corso dell’attacco dei Do. 217 del III./KG.100, oltre alla “Roma”, fu colpita da una bomba PC. 1400/X anche la corazzata “Italia” (ex “Littorio”), la quale, tuttavia, nonostante avesse imbarcato, attraverso una falla apertasi sullo scafo, 800 tonn. d’acqua, poté continuare la sua navigazione mantenendo la velocità della Squadra Navale.

Non furono altrettanto fortunati i cacciatorpediniere “Antonio Da Noli” e “Ugolino Vivaldi”, che provenienti dalla zona di Civitavecchia, dove avrebbero dovuto imbarcare il Re d’Italia e il suo seguito da portare alla Maddalena, stavano seguendo la Squadra Navale. Avendo ricevuto l’ordine di impegnare tutte le navi tedesche incontrate lungo la rotta, attraversando lo Stretto di Bonifacio i due cacciatorpediniere furono bersagliati da batterie di cannoni da 88 m/m, dislocati sulla costa meridionale della Corsica, ed entrambi gravemente colpiti.

Il “Da Noli”, essendo finito subito dopo su uno sbarramento minato precedentemente posato in quelle acque dai posamine germanici “Pommer” e “ Brandenburg”, affondò, e la stessa sorte subì il “Vivaldi”, che nell’attraversare il Golfo dell’Asinara, ricevette il colpo di grazia da una bomba planate radiocomandata Hs 293, caduta vicino allo scafo e sganciata da un solitario velivolo “Do.217” del 2° Gruppo del 100° Stormo Bombardamento (II./KG.100).

Ingenti furono le perdite umane riportate dai due cacciatorpediniere: mancarono all’appello 205 uomini del “Da Noli”, incluso il comandante Pio Valdambrini, e 40 del “Vivaldi”. Da parte tedesca non rientro alla base un Do.217 del II./KG.100, finito in mare, per guasto meccanico, al rientro dalla missione.

Francesco Mattesini

2 Marzo 2012

Riferimento: Francesco Mattesini “La Marina e l’8 Settembre”,I Tomo, "Le ultime operazioni offensive della Regia Marina e il dramma della forza navale da battaglia", Capitoli XL, XLI e XLV, Ufficio Storico della Marina Militare, Roma 2002.

Non enciclopedico[modifica wikitesto]

L'ultimo paragrafo della sezione "Impiego operativo", oltre ad essere privo di fonti, è discorsivo, con un vago senso POV e sembra opinione di chi ha scritto. Imho da fontare e riformulare o, in caso contrario, da rimuovere. --Pèter eh, what's up doc? 12:40, 25 dic 2013 (CET)[rispondi]

Spostamento[modifica wikitesto]

Perché il cambio di titolo a "Classe Vittorio Veneto"? Sulle fonti è nettamente prevalente "Classe Littorio": vedi il sito della marina ([2], e [3]), nonché le stesse fonti on line usate per la pagina (regiamarina.net e plancia di comando) e fonti cartacee varie (Erminio Bagnasco, In guerra sul mare ad esempio). Tutto da discutere poi che Nel 1940 all'epoca della loro entrata in servizio erano le più potenti navi da battaglia del mondo (senza fonti, e bisogna poi mettersi d'accordo su cosa significhi "più potenti"). --Franz van Lanzee (msg) 00:15, 25 mar 2014 (CET)[rispondi]

Ok allo spostamento. In realtà non c'è ragione per lasciarlo al titolo sbagliato. Per il dubbio sul "più potenti", le Yamato e le Bismarck non erano ancora in servizio, certo Classe South Dakota (nave da battaglia 1939) con i 406mm erano superiori. In realtà se vogliamo vedere la persistente incapacità di inquadrare i bersagli delle Littorio e la mancanza dei radar, la potenza reale direi che non era granchè, come si vide nella prima battaglia della Sirte e anche a Matapan. Possiamo togliere senza problemi, o mettere "tra le più potenti". --Pigr8 La Buca della Memoria 02:03, 25 mar 2014 (CET)[rispondi]
Rivisto l'incipit ma per l'inversione di redirect serve un admin. Se qualcuno legge provveda per cortesia, altrimenti domani chiedo direttamente. --Pigr8 La Buca della Memoria 02:10, 25 mar 2014 (CET)[rispondi]
Secondo me sarebbe meglio una discussione più approfondita. Nel 1943 la Littorio venne ribattezzata Italia e la classe Vittorio Veneto se si adotta il criterio della denominazione ufficiale più recente lo spostamento è corretto, se si assume un criterio storico di notorietà si mantiene classe Littorio. Demostene119 (msg)
La dizione più usata nelle fonti è "Classe Littorio", e per i principi generali di Wikipedia quella va usata come titolo; poi, ovviamente, nell'incipit metteremo "La classe Littorio, a volte indicata anche come classe Vittorio Veneto o, dal 1943, classe Italia, fu ....". --Franz van Lanzee (msg) 12:40, 25 mar 2014 (CET)[rispondi]

Attenzione che non è stato fatto uno spostamento corretto, ma un copia e incolla del contenuto di Classe Littorio (nave da battaglia) in Classe Vittorio Veneto (nave da battaglia), vedi [4] e [5] IMHO sarebbe più corretto un revert delle due operazioni.--Moroboshi scrivimi 13:54, 25 mar 2014 (CET)[rispondi]

Sono state fatte delle modifiche però dopo lo "spostamento", un revet puro e semplice non le eliminerebbe? --Franz van Lanzee (msg) 14:14, 25 mar 2014 (CET)[rispondi]
Yep, ma sono molto meno di quello fatte originariamente sulla voce Classe Littorio (nave da battaglia) attualmente persi. IMHO farei un revert dell'operazione, quindi un copia e incolla degli aggiornmenti fatti al nuovo nome, riportando la cronologia di questi nella discussione della voce.--Moroboshi scrivimi 14:26, 25 mar 2014 (CET) Resto in attesa di altri pareri, in mancanza di obiezioni stasera faccio il rollback e copia cronologie.--Moroboshi scrivimi 14:28, 25 mar 2014 (CET)[rispondi]
✔ Fatto--Moroboshi scrivimi 20:59, 25 mar 2014 (CET)[rispondi]

Cronologia modifiche 24 - 25 marzo 2014[modifica wikitesto]

(corr | prec) 12:48, 25 mar 2014‎ Franz van Lanzee (Discussione | contributi | blocca)‎ . . (25 712 byte) (+23)‎ . . (→‎Impiego operativo: fix wikilink e corsivi) (rollback di 2 modifiche | annulla | ringrazia)
(corr | prec) 12:45, 25 mar 2014‎ Franz van Lanzee (Discussione | contributi | blocca)‎ . . (25 689 byte) (-777)‎ . . (→‎Impiego operativo: levo particolari non enciclopedici, oltre che senza fonti e scritti con linguaggio non appropiato) (annulla | ringrazia)
(corr | prec) 02:07, 25 mar 2014‎ Pigr8 (Discussione | contributi | blocca)‎ . . (26 466 byte) (+270)‎ . . (revisione incipit) (annulla | ringrazia)
(corr | prec) 23:52, 24 mar 2014‎ Gaetano56 (Discussione | contributi | blocca)‎ . . (26 196 byte) (-847)‎ . . (annulla | ringrazia)
(corr | prec) 23:51, 24 mar 2014‎ Gaetano56 (Discussione | contributi | blocca)‎ . . (27 043 byte) (+1 540)‎ . . (annulla | ringrazia)
(corr | prec) 23:32, 24 mar 2014‎ Gaetano56 (Discussione | contributi | blocca)‎ . . (25 503 byte) (-57)‎ . . (annulla | ringrazia)
(corr | prec) 23:31, 24 mar 2014‎ Gaetano56 (Discussione | contributi | blocca)‎ . . (25 560 byte) (+25 531)‎ . . (←Redirect a Classe Vittorio Veneto (nave da battaglia)) (annulla | ringrazia)
(corr | prec) 16:25, 13 gen 2009‎ Nikbot (Discussione | contributi | blocca)‎ m . . (29 byte) (-20)‎ . . (Bot: Sistemo i redirect doppi) (annulla)
(corr | prec) 11:51, 13 mar 2006‎ Rosco (Discussione | contributi | blocca)‎ m . . (49 byte) (+49)‎ . . (ringrazia)

Potenza dell'artiglieria[modifica wikitesto]

Vorrei fare notare all'IP, che presumo Gaetano sloggato, che la potenza di un cannone non consiste solo in quanto lontano spara, ma anche: nella dimensione del prioettile, nella capacità di penetrazione, e non ultimo, nella precisione di tiro. Infatti si vide che le Littorio non misero a segno mai uno, dico uno, dei colpi sparati, anche per le scarse prestazioni degli apparati di puntamento e la notevole dispersione delle salve. Poi preferirei non fare classifiche che sono sempre difficili da dimostrare. --Pigr8 La Buca della Memoria 22:01, 1 apr 2014 (CEST)[rispondi]

Collegamenti esterni interrotti[modifica wikitesto]

Una procedura automatica ha modificato uno o più collegamenti esterni ritenuti interrotti:

In caso di problemi vedere le FAQ.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 05:28, 18 giu 2021 (CEST)[rispondi]