Chiesa di Santa Maria del Voto

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Chiesa di Santa Maria del Voto
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneEmilia-Romagna
LocalitàForlì
Indirizzovia dei Molini ‒ Romiti ‒ Forli' (FC)
Coordinate44°13′27.94″N 12°01′37.08″E / 44.224429°N 12.026968°E44.224429; 12.026968
Religionecattolica di rito romano
TitolareMaria
Diocesi Forlì-Bertinoro
Inizio costruzioneinizi XVI secolo

La chiesa di Santa Maria del Voto conosciuta anche come chiesa dei Romiti, è una chiesa di Forlì che sorge nel sobborgo, oggi quartiere cittadino, dei Romiti.

Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio originario risale all'inizio del XVI secolo, quando si trattava di una cappella dedicata alla Vergine e affidata ad una confraternita di nobili forlivesi, che amministravano i beni e facevano esercitare le funzioni religiose ad un sacerdote di loro gradimento. La congregazione, il cui nome si legge nell'atto notarile di Cristoforo Albicini datato 23 ottobre 1510, era formata da 20 persone. Nel 1513, accanto alla chiesa, fu edificato il convento di Santa Maria degli Eremiti. Dopo neppure quarant'anni, nel 1552, Bino Orbetelli, comandante dell'esercito di papa Paolo IV, in guerra contro gli spagnoli, dispose la distruzione dell'intero complesso: chiese e convento si trovavano, infatti, troppo a ridosso delle mura urbane, nei pressi di porta Schiavonia, e gli spagnoli avrebbero potuto nascondervi armi e munizioni. I frati si trasferirono perciò in città, nella chiesa di San Michele Arcangelo, l'attuale chiesa del Buon Pastore, che apparteneva alla Confraternita dei Battuti Rossi.

Santa Maria del Voto venne riedificata nel 1570 per volontà del vescovo di Forlì, monsignor Antonio Gianotti, che aveva dato credito alla voce popolare secondo cui, fra i ruderi della chiesa distrutta, si era manifestato un fatto prodigioso. L'11 giugno dello stesso anno un certo Vangelista di Girolamo da Faenza fra quelle macerie aveva depositato un suo ex-voto, consistente nell'immagine della Madonna del fuoco di Faenza. In seguito sul luogo corsero molte persone, che incominciarono a credere che l'immagine fosse apparsa per miracolo e che questa stessa immagine avesse causato numerose guarigioni miracolose specie in quella di una bambina, Giustina Liacchi, avvenuta il 25 giugno alla presenza di numerosi testimoni.

La ricostruzione ebbe luogo nel tempo, grazie al contributo dei fedeli e la cittadinanza. Nel 1636 però la chiesa rimase gravemente danneggiata da una grande piena del fiume Montone. La chiesa fu così riedificata e intitolata col nome di Sant'Agostino Fuori, probabilmente da intendersi come "fuori le mura".

Nel 1796 Forlì fu occupata dai soldati di Napoleone, i quali arrecarono saccheggi, soppressioni e violenze. La chiesa dei Romiti, con le sue opere d'arte, fu toccata solo marginalmente, cosicché rimasero al loro posto il quadro della Visitazione, dipinto nel 1576 dal pittore Pier Paolo Menzocchi ed il polittico di San Francesco, Sant'Andrea apostolo, santi Cosimo e Damiano, realizzato sempre in quegli anni da Livio Modigliani.

Nel 1858 nella chiesa fu collocata una statua di San Donnino, opera dello scultore Graziani di Faenza. Nel 1913, approfittando del restauro operato dall'architetto Leonida Rosetti su iniziativa del parroco Don Emilio Gezzi, la chiesa venne modificata nel presbiterio e nelle linee esterne, fino ad assumere l'attuale forma pseudo romanica. Nel 1926 venne decorata in stile bizantino dal pittore Giorgio Rossi di Ferrara, che intervenne dalla cappella maggiore soffitto, fino a coprire tutte le pareti. Nel 1937 furono poste le 14 stazioni della Via crucis, opera dello scultore in legno Ferdinando Prinoth di Ortisei.

La chiesa passò indenne i primi anni della seconda guerra mondiale, ma non superò la prova del passaggio del fronte: nel 1944, a partire dal 22 giugno, fu occupata per ben 5 mesi dalla Wehrmacht, che ne aveva riconosciuta la posizione strategica. Divenne così avamposto militare, subendo danni materiali gravissimi, fino alla profanazione tanto che, il 13 novembre, dopo la partenza dei soldati tedeschi, l'arciprete rientrò in canonica trovando un mucchio di rovine e la chiesa ridotta a cucina e gabinetto.

La chiesa fu quindi riedificata a partire dal febbraio 1946; i lavori si conclusero a Natale di quell'anno e la nuova chiesa fu inaugurata nel 1948.

Controllo di autoritàVIAF (EN247000493
  Portale Architettura: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di architettura