Chiesa di San Donato (Musile di Piave)

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Chiesa di San Donato
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàMusile di Piave
Indirizzovia Roma
Coordinate45°37′18.9″N 12°33′46.22″E / 45.621917°N 12.562838°E45.621917; 12.562838
Religionecattolica di rito romano
TitolareSan Donato
Diocesi Treviso
Stile architettoniconeogotico
Completamento1922

La chiesa di San Donato è la parrocchiale di Musile di Piave, in città metropolitana di Venezia e diocesi di Treviso[1]; fa parte del vicariato di San Donà di Piave.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Da un documento datato 1186 s'apprende che la Villa Sancti Donati de Musili era compresa nella diocesi di Torcello[2].
Nelle Collette di Curia del 1330 si legge che la chiesa di Musile era filiale della pieve di Noventa e che era retta da un cappellano[1].
Tale situazione è confermata nel 1495, mentre nel 1554, in seguito all'erezione della chiesa di San Donà di Piave a parrocchia autonoma, la cappella musilese passò sotto l'influenza di quest'ultima[2].
Nel 1587 ridivenne, però, nuovamente filiale della pieve di Noventa, ma i musilesi rivendicarono la libertà da tutti i vincoli sinodali verso la chiesa madre, ma tale richiesta fu respinta e, per giunta, la chiesa fu costretta a pagare cento franchi di ammenda[2].
solo in seguito fu concesso un sacerdote residente in loco e il giuspatronato venne affidato alla nobile famiglia Malipiero[2].

Il campanile

Grazie alla relazione della visita pastorale del 1607 si conosce che il tabernacolo era mal ridotto e che la canonica era piuttosto misera[2]; anche durante la visita del 1635 furono rilevate le pessime condizioni in cui versava la chiesetta[2].

Nel 1664 il fiume Piave esondò allagando il paese e distruggendo la chiesa, la quale venne riedificata l'anno seguente nella medesima posizione e consacrata l'8 settembre 1726[2].

Nel 1882 una nuova esondazione del Piave ridusse in macerie la cappella[2][1]; si decise, dunque, di edificarne una nuova in una posizione diversa[1].
Progettata dall'ingegner Giuseppe Sicher, la nuova chiesa, in stile neogotico e a tre navate, fu portata a compimento nel 1910[1].

Nell'ultima fase della prima guerra mondiale, quando il fronte passava proprio sul Piave, la chiesa fu distrutta quasi del tutto, solo una parte della facciata rimaneva in piedi[2].
Nel 1919 venne realizzata una baracca da adibire a luogo di culto per far riprendere il servizio religioso in paese[2]; nel frattempo fu compiuta dagli ingegneri Possmai e Schiratti una perizia su ciò che rimaneva della parrocchiale neogotica e stabilirono che i danni ammontavano alla somma di 229288,50 lire[2].

Il 27 dicembre del 1919 si fece richiesta ufficiale presso il commissariato governativo di Treviso per ricostruire la chiesa, ma tale istanza non venne accettata[2]; riscritta in forma diversa e reinviata qualche giorno dopo, fu finalmente accolta[2].
Il 22 maggio 1920 il Commissariato Governativo affidò i lavori di rifacimento all'Impresa Veneta di Ricostruzione e il 1º giugno successivo fu sottoscritto il contratto ufficiale[2].
Il primo lotto in cui erano suddivisi i lavori venne ultimato il 4 giugno 1921, mentre la struttura fu portata a compimento ed aperta il 19 luglio 1922[2].
Il 24 maggio 1923, invece, per la prima volta suonarono a festa le campane della ricostruita torre e il 6 agosto successivo la chiesa fu consacrata dal vescovo di Treviso Andrea Giacinto Longhin[2].

Nel 1929 furono collocati nelle navate laterali due altari intitolati alla Beata Vergine Maria e a San Valentino[1].
Nel 1998 vennero ristrutturati il tetto, le finestre e il rosone[1]; in tale occasione l'impianto di riscaldamento subì un rifacimento[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Facciata[modifica | modifica wikitesto]

La facciata della chiesa, che è in mattoni "a faccia vista", è a salienti ed è tripartita da quattro lesene[1]; nella parte centrale vi sono il portale, caratterizzato da arco carenato, il rosone di forma circolare, che presenta il traforo quadrilobato[1], mentre nelle parti laterali s'aprono due finestre ad arco a sesto acuto[1].
Sotto la linea di gronda sono visibili degli archetti pensili, mentre sopra le lesene s'innalzano dei pinnacoli[1].

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno è suddiviso in tre navate, caratterizzate dal volte a crociera[1]; l'aula termina con il presbiterio, sopraelevato di tre gradini e a sua volta chiuso dall'abside poligonale, illuminata da alcune finestre caratterizzate da archi a sesto acuto[1].
Nelle navate il pavimento è costituito da blocchi di marmo bianco e di marmo rosso di Verona, mentre nel presbiterio si presenta di color grigio[1]. L'organo, presente nell'abside dietro l'altare maggiore è opera di Vincenzo Mascioni del 1928.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o Chiesa di San Donato <Musile di Piave>, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 4 settembre 2020.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p Parrocchia di Musile, su collaborazionemusile.it. URL consultato il 4 settembre 2020 (archiviato dall'url originale il 12 agosto 2020).

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