Chiesa di Gesù Bambino all'Esquilino

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Template:Infobox edifici religiosi

La chiesa di Gesù Bambino all’Esquilino, è una chiesa di Roma, nel rione Monti, in via Urbana.

Essa sorge di fronte alla Basilica di Santa Pudenziana, ed è annessa al maestoso monastero e convitto delle Oblate Agostiane. La chiesa fu edificata sotto il pontificato di Clemente XII, inizialmente su progetto di Alessandro Specchi (1713), cui subentrarono ben presto Carlo Buratti e soprattutto Ferdinando Fuga, che portò a termine la chiesa nel 1736; essa fu solennemente consacrata il 9 settembre 1736, come ricorda un’epigrafe all’interno. Il convitto invece, che occupa un intero isolato, fu portato a termine nell’Ottocento da Andrea Busiri Vici.

La chiesa era preceduta da una doppia rampa di scale, demolite dopo l’unità d’Italia per le opere di innalzamento del livello stradale. Il portale d’ingresso si presenta semplice nelle sue forme, mentre più elegante e fastosa appare la grande finestra superiore ornata da uno stemma con festoni.

L’interno è a croce greca e di forma rotonda con cupola a catino e tre altari. All’altare maggiore un tempo si trovava un’opera di Marco Benefial, l’Adorazione dei pastori, oggi conservata nel convento. Riccamente decorata è la Cappella della passione disegnata da Virginio Vespignani nel 1856 con marmi policromi, stucchi dorati e pitture a tempera di Francesco Grandi.

Nella casa sul lato destro della chiesa vi è una lapide che ricorda il sacrificio del sacerdote Pietro Pappagallo, morto alle Fosse Ardeatine:

«In questa casa, nel tempo buio dell’occupazione nazista, rifulse la luce del cuore generoso di don Pietro Pappagallo (Terlizzi, Bari, 28-06-1888 – Roma, Fosse Ardeatine, 24-03-1944). Accolse con amore i perseguitati di ogni fede e condizione fino al sacrificio di sé, cadde nel segno estremo della redenzione e del perdono di Dio. Il Comune di Roma pose nel 53° anniversario dell’eccidio per ricordare che i caduti per la libertà sono le vive sementi di una umanità migliore.»

Bibliografia