Chiesa dei Santi Teresa e Giovanni della Croce dei Carmelitani

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Chiesa dei Santi Teresa e Giovanni della Croce dei Carmelitani
L'ubicazione della chiesa (indicata dalla freccia rossa) in un'incisione di Giuseppe Vasi (1759).
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLazio
LocalitàRoma
Coordinate41°53′39.5″N 12°28′23.9″E / 41.894306°N 12.473306°E41.894306; 12.473306
Religionecattolica di rito romano
TitolareTeresa d'Avila; Giovanni della Croce
OrdineOrdine dei carmelitani scalzi
Sconsacrazione1759
Inizio costruzione1734
Completamento1734
Demolizionedopo il 1759

La chiesa dei Santi Teresa e Giovanni della Croce dei Carmelitani era una chiesa di Roma che sorgeva nella piazza del Monte di Pietà, nel rione Regola. Era dedicata a santa Teresa d'Avila e a san Giovanni della Croce, i fondatori dell'ordine dei carmelitani scalzi.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa (indicata dalla freccia rossa) nella mappa di Roma di Giovanni Battista Nolli (1748).

Il cardinale Maffeo Barberini, il futuro papa Urbano VIII, fece costruire un grande palazzo lungo la via Giubbonari nel secolo diciassettesimo, noto come palazzo Barberini ai Giubbonari. Nel 1630, il palazzo passò a Taddeo Barberini che, tra le altre decisioni, fece costruire un grande vestibolo con dodici colonne in granito orientale. Il palazzo rimase alla famiglia Barberini fino al 1734, quando fu venduto per servire come curia generale dell'ordine dei carmelitani scalzi.[1] Essi convertirono il vestibolo in una chiesa e la consacrarono a santa Teresa e san Giovanni della Croce.[2]

Già nel 1759, i frati trasferirono la curia nel palazzo Rocci, nella via di Monserrato, un luogo più piccolo e più economico da mantenere.[3] Il palazzo antico fu acquistato dal Monte di Pietà, che autorizzò la sconsacrazione della chiesa, la quale tornò ad essere il vestibolo del palazzo. In compenso, la piccola chiesa di Santa Teresa a Monserrato venne eretta accanto alla nuova sede. I dipinti di Gaspare Serenari e Giuseppe Peroni e una copia di un dipinto di Carlo Maratta furono trasferiti nella nuova chiesa.[1][2][4][5] La chiesa, pertanto, tornò a essere l'atrio del palazzo.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'ingresso principale dalla piazza conduceva a una sala trasversale quasi quadrata. Un'altra sala delle stesse dimensioni si trovava dopo un portale con un arco doppio poggiante su due coppie di lesene e, da lì si raggiungeva il cortile del palazzo. La chiesa era formata da due sale. La facciata del palazzo, con il suo grande portale, non è molto importante a livello artistico. Non c'è nessun altra traccia della chiesa che sorgeva nel luogo.[6] Nei dintorni si trovavano anche la chiesa di San Martino ai Pelamantelli (distrutta) e la cappella della Trinità al Monte di Pietà (sconsacrata).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Sturm 2015, p. 11.
  2. ^ a b Titi 1763, p. 102.
  3. ^ Claudio Rendina, I palazzi storici di Roma: le principesche dimore, le splendide case e i pubblici edifici che hanno fatto da scenario alla vita della Città eterna dal Medioevo ad oggi, un affascinante itinerario di arte e storia tra curiosità e misteri, nobili famiglie e famosi personaggi, Newton & Compton, 2005, ISBN 978-88-541-0444-0. URL consultato il 13 marzo 2024.
  4. ^ Lombardi 1998, p. 211.
  5. ^ Carpaneto 2001, pp. 482–483.
  6. ^ (EN) Monte di Pietà e banco pubblico, su www.romeartlover.it. URL consultato il 12 marzo 2024.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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