Carcharhinus sealei

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Carcharhinus sealei
Stato di conservazione
Vulnerabile
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Chondrichthyes
Sottoclasse Elasmobranchii
Ordine Carcharhiniformes
Famiglia Carcharhinidae
Genere Carcharhinus
Specie C. sealei
Nomenclatura binomiale
Carcharhinus sealei
Pietschmann, 1913
Areale

Carcharhinus sealei (Pietschmann, 1913) è uno squalo del genere Carcharhinus e della famiglia Carcharhinidae.

Areale[modifica | modifica wikitesto]

Vivono nell'Oceano Pacifico occidentale e nell'Oceano Indiano. La sua presenza è stata registrata dell'Africa orientale alla Cina ed all'Australia. Spesso viene confuso con il Carcharhinus dussumieri e viene chiamato Carcharhinus tjutjot e Carcharhinus menisorrah.

Habitat[modifica | modifica wikitesto]

Abitano le piattaforme continentali ed insulari, dalla linea del surf sino alla linea intertidale ed alle acque più profonde[1]

Aspetto[modifica | modifica wikitesto]

La lunghezza massima è di circa 1 metro[2]. Questo squalo è piccolo e snello, con un muso allungato ed arrotondato, grandi occhi ovali e denti dotati di cuspidi oblique. La seconda pinna dorsale ha una punta nera facile da riconoscere che copre più di metà della pinna, mentre le altre pinne sono a tinta unita[3]. Il dorso è grigiastro o bruno, mentre il ventre è bianco[4].

Dieta[modifica | modifica wikitesto]

Si nutrono di piccoli pesci ossei, inclusi cavallucci marini, nonché di gamberi e di calamari[4]

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

La specie è vivipara[5].

Interazioni con l'uomo[modifica | modifica wikitesto]

Spesso viene catturato nelle reti dai pescatori a terra[6]. Viene utilizzato per la sua carne[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Compagno, L.J.V. 1984 FAO species catalogue. Vol. 4. Sharks of the world. An annotated and illustrated catalogue of shark species known to date. Part 2 - Carcharhiniformes. FAO Fish. Synop. 125(4/2):251-655.
  2. ^ Torres, F.S.B. Jr. 1991 Tabular data on marine fishes from Southern Africa, Part I. Length-weight relationships. Fishbyte 9(1):50-53.
  3. ^ Compagno, L.J.V., D.A. Ebert and M.J. Smale 1989 Guide to the sharks and rays of southern Africa. New Holland (Publ.) Ltd., London. 158 p.
  4. ^ a b Compagno, L.J.V. and V.H. Niem 1998 Carcharhinidae. Requiem sharks. p. 1312-1360. In: K.E. Carpenter and V.H. Niem (eds.) FAO Identification Guide for Fishery Purposes. The Living Marine Resources of the Western Central Pacific. FAO, Rome.
  5. ^ Dulvy, N.K. and J.D. Reynolds 1997 Evolutionary transitions among egg-laying, live-bearing and maternal inputs in sharks and rays. Proc. R. Soc. Lond., Ser. B: Biol. Sci. 264:1309-1315.
  6. ^ Bass, A.J., P.C. Heemstra and L.J.V. Compagno 1986 Carcharhinidae. p. 67-87. In M.M. Smith and P.C. Heemstra (eds.) Smiths' sea fishes. Springer-Verlag, Berlin.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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