Biumo (Varese)

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Biumo
frazione
Biumo – Veduta
Biumo – Veduta
Villa Andrea Ponti nella frazione di Biumo Superiore
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Lombardia
Provincia Varese
Comune Varese
Territorio
Coordinate45°49′41″N 8°49′50″E / 45.828056°N 8.830556°E45.828056; 8.830556 (Biumo)
Abitanti
Altre informazioni
Fuso orarioUTC+1
Nome abitantibiumesi
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Biumo
Biumo

Biumo è un quartiere della città di Varese posto nel quadrante sudorientale dell'area urbana, ed è diviso storicamente in Inferiore e Superiore.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Situato su uno dei colli della città di Varese, venne costruito come borgo fortificato per il controllo del passaggio verso i transiti per la Svizzera della Valganna e della Valceresio.[1][2] Fu castellanza della città sotto il controllo della famiglia dei Biumi in epoca medievale,[3] composto da due zone distinte, la superiore, zona relativamente più recente e residenziale, e inferiore, che fu il nucleo iniziale e più antico del borgo. Vennero citati la prima volta in un documento del IX secolo come Bimmio de Supra e Bimmio Subto. Nel XI secolo, il toponimo Biumio si ritrova dapprima come Bimi, poi come Bimmio o Bemio.[4] La definitiva versione di Biumo appare per la prima volta nel XIV secolo.[4] Nel 1859 la zona di Biumo Inferiore fece da sfondo alla battaglia di Varese tra le truppe garibaldine della seconda guerra d'indipendenza italiana e l'esercito dell'Impero austriaco.[1]

Biumo inferiore[modifica | modifica wikitesto]

Monumenti e luoghi di interesse[modifica | modifica wikitesto]

Biumo superiore[modifica | modifica wikitesto]

Monumenti e luoghi di interesse[modifica | modifica wikitesto]

  • La chiesa di San Giorgio, affrescata dal pittore Pietro Antonio Magatti.
  • La chiesa di sant'Anna, con decorazioni in stile barocchetto lombardo.
  • La Villa Menafoglio Litta Panza, sede di una nota collezione di arte contemporanea e dal 1996 patrimonio del Fondo Ambiente Italiano.[10]
  • Le Ville Ponti, edifici residenziali eretti tra il XVII e il XIX secolo.
  • La Villa Ramponi, risultato di una ristrutturazione in stile neoclassico operata tra i secoli XVIII e XIX. Acquistata da Fabio Ponti nella metà XIX secolo, la proprietà comprende un parco che, durante la battaglia di Varese del 1859, fu scelto da Garibaldi come proprio quartier generale. Già proprietà della famiglia Ramponi, poco prima del 1850 la villa passò dagli Arpegiani a Fabio Ponti. A quest'ultimo si deve la realizzazione di un ponticello di raccordo tra il parco di Villa Ramponi e il parco delle Ville Ponti.[11]
  • La Villa Mozzoni, situata non lontano da Villa Fabio Ponti.[12] Nota anche come "Casa delle Quaranta Colonne", la villa fu progettata da Tebaldo Pellegrini su commissione della famiglia Bernasconi,[13] agli inizi del Settecento[14]. Già attestata nel 1723, la dimora ospitò Girolamo di Colloredo-Waldsee.[13] Il corpo principale della villa si sviluppa attorno a un cortile centrale, delimitato da un porticato sostenuto ventiquattro colonne.[13] Ulteriori sedici colonne sostengono un passaggio che, dal cortile centrale, conduce a un cortile d'ingresso.[13] I due cortili sono allineati ma disposti su livelli differenti: il cortile d'ingresso si trova infatti a una quota inferiore rispetto al cortile centrale.[13][15] A pianta di trapezio isoscele,[13][15] il cortile d'ingresso è chiuso lateralmente da due ali laterali che sporgono dal corpo principale.[13] All'interno della dimora, spicca lo scalone d'onore, illuminabile tramite una lampada tenuta in mano da una statua.[16] Alle spalle della villa, un giardino originariamente all'italiana introduce un parco all'inglese.[13]
  • La Villa Orrigoni-Tenca-Guicciardi, già attestata nel 1724 con la denominazione di Tor piatta.[16] Esternamente, una terrazza dotata di esedra si affaccia su un parco popolato da statue.[17]
  • La Villa Aletti, edificio tardo-ottocentesco in stile eclettico impostato su un impianto a sezione sostanzialmente quadrata. La villa è immersa in un grande parco, progettato da Emilio Alemagna e confinante con quello della vicina Villa Carmine-Pirinoli.[18]
  • La Villa San Francesco (XIX secolo), il cui nome richiama la denominazione di un convento primoduecentesco sulla base del quale venne costruita l'attuale dimora signorile.[19] Alla soppressione del convento (1786), la proprietà fu dapprima rilevata da Benigno Bossi, per poi passare a Giorgio Clerici (1810) e, da quest'ultimo ai Mozzoni-Veratti.[19] Al Clerici si devono una serie di interventi che conferirono alla villa un aspetto neoclassico.[19] Tale stile emerge in maniera evidente dalla facciata meridionale, timpanata e scandita da lesene.[19][20] Al centro della villa, un porticato probabilmente ispirato a quello del precedente convento.[19][20] Il parco della villa, attribuito a Luigi Villoresi, è uno dei più antichi giardini all'inglese della città di Varese.[19]
  • Casa Biumi Redaelli, edificio con impianto a "U" aperta verso la piazza antestante la chiesa di San Giorgio. Introdotta da un barocco portale bugnato e dotata di un ampio parco, la dimora fu costruita a partire da una casa-forte dei Biumi.[4]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Biumo, su ilvaresotto.it. URL consultato il 26/02/21.
  2. ^ Borgo di Biumo Superiore, Varese, su bellalombardia.regione.lombardia.it. URL consultato il 2015.
  3. ^ Paolo Sangiorgio, Cenni Storici sulle due Università di Pavia e di Milano, P.M. Visaj, 1831. URL consultato il 23 dicembre 2018.
  4. ^ a b c Langè, p. 344.
  5. ^ a b c d Langè, p. 338.
  6. ^ a b Langè, p. 340.
  7. ^ a b c d e Langè, p. 339.
  8. ^ a b c d e f Langè, p. 341.
  9. ^ Langè, p. 342.
  10. ^ Villa e collezione Panza, su fondoambiente.it. URL consultato il 26/02/21.
  11. ^ Langè, p. 350.
  12. ^ Langè, p. 347.
  13. ^ a b c d e f g h Langè, p. 345.
  14. ^ Langè, p. 334.
  15. ^ a b Langè, p. 346.
  16. ^ a b Langè, p. 348.
  17. ^ Langè, p. 349.
  18. ^ Langè, p. 343.
  19. ^ a b c d e f Langè, p. 351.
  20. ^ a b Langè, p. 352.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Santino Langè, Ville delle province di Como, Sondrio e Varese, a cura di Pier Fausto Bagatti Valsecchi, Vol. Lombardia 2, Milano, Edizioni SISAR, 1968.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]