Bartolomeo Facio

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Bartolomeo Facio (La Spezia, 1400 circa – Napoli, 1457) è stato uno storico, scrittore e umanista italiano.

Biografia e opere

Nato dalla nobile famiglia genovese dei Fazio/Facio, studiò a Verona, Firenze e Genova. Fu allievo di Guarino da Verona, massimo grecista e latinista del tempo. All'inizio degli anni Trenta fu notaio del Comune di Lucca e poi della Repubblica di Genova. Cancelliere ed ambasciatore della Repubblica di Genova durante il dogato del ghibellino Adorno, nel 1445, allorquando ci fu un capovolgimento politico a favore della fazione guelfa capeggiata da Giano di Campofregoso che divenne il nuovo doge, Bartolomeo si trasferì a Napoli, dove entrò alla corte di Alfonso V d'Aragona, come suo consigliere e segretario di Stato.

Tra le sue opere principali il De rebus gestis ab Alphonso I Neapolitanorum rege libri X (1448-1455), il De bello veneto clodiano (pubblicato nel 1568) e i trattati morali De humanae vitae felicitate e De excellentia ac praestantia hominis.

Descrisse con acume i pittori della sua epoca, come Pisanello e Gentile da Fabriano, occupandosi, tra i primi in Italia, dei pittura fiamminga, dei quali comprese e descrisse i caratteri peculiari dei fiamminghi: in Jan van Eyck colse la tecnica senza pari, che era in grado di rendere i più svariati effetti luminosi e la nitidezza degli elementi anche lontanissimi; su Rogier van der Weyden scrisse invece che la superba resa dei sentimenti non intacca la dignità profonda di volti e gesti[1].

Note

  1. ^ Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999, pag. 55. ISBN 88-451-7212-0

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