Bartolomé de Albornoz

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Bartolomé Frías de Albornoz (Talavera de la Reina, 1519 circa – 1573) è stato un giurista e storico spagnolo della Scuola di Salamanca, famoso per avere difeso l'abolizione dello schiavismo.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Era figlio di Lázaro de Frías e di Beatriz de Contreras, entrambi nativi e vicini di Talavera de la Reina (Toledo), come afferma lo stesso autore. Studiò materie umanistiche a Talavera e poi diritto nell'Università di Salamanca e all'Università di Osuna, dove si laureò.

Padroneggiava il latino e il greco e leggeva ebraico, arabo, francese e italiano; le sue conoscenze filologiche erano assai elogiate dai suoi contemporanei (Francisco Cervantes de Salazar lo definisce "dottissimo nelle lingue latina e greca" e il Brocense lo chiama "in linguis omnibus perfectissimum", cioè eccellente in tutte le lingue). Era discepolo del bachiller Alonso Sánchez, conterraneo dell'autore, e dei medici Fernán Gómez Arias (a quanto pare anch'esso talaverano) e Antonio Gómez, famosi glossatori delle Leyes de Toro.[2]

Si recò al Vicereame di Nuova Spagna, dove si registra la sua presenza almeno dal 1550, e ad appena 34 anni fondò, il 24 gennaio del 1553, la cattedra di Instituta (diritto civile) dell'Università del Messico (sicché dovette nascere intorno al 1519).[3] Oltretutto, lo scrittore toledano Francisco Cervantes di Salazar lo cita come cattedratico della materia in un suo dialogo del 1554.

Nel 1557 il suo nome figura in un registro di passeggeri per le Indie.[4] Nei suoi numerosi viaggi attraversò alcune avventure pittoresche: quasi annegò mentre attraversava il Guadalquivir per Cantillana, perse parte dei suoi libri in mare e fu quasi reso schiavo dai musulmani, forse corsari barbareschi.

Scrisse un'Arte de los contractos (1573) nella cui parte più controversa negava la legalità non solo alla tratta degli schiavi, ma anche alla schiavitù stessa, per cui fu vietata la sua lettura e ristampa da parte dell'Inquisizione. L'opera è divisa in quattro libri ed è dedicata all'avvocato Diego Covarrubias y Leiva, proclamato discepolo. Era destinato all'uso di giuristi, teologi, confessori, notai e commercianti. Il primo libro è dedicato ai contratti personali, il secondo a quelli reali, il terzo agli irregolari e il quarto considera il matrimonio alla stregua di un contratto. L'autore, che può classificarsi all'interno della seconda scolastica spagnola, mostra un grande dominio dei classici latini; cita soprattutto Aristotele e Cicerone.[5]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • (ES) Arte de los contractos, Valencia, Pedro de Huete, 1573.
  • Carta contra el maestro Andrés de Resende, portugués natural de Évora, y contra la carta que el dicho maestro Resende imprimió y envió al licenciado Bartolomé de Quevedo, racionero de Toledo pruébase principalmente que Talavera se llamó antiguamente Evora y que de ella fue natural San Vicente de Ávila y cuéntase las alabanzas de Talavera, manoscritto. È inclusa nella Historia de Talavera dividida en dos partes di Cosme Gómez Tejada de los Reyes.
  • Nobiliario; del Licenciado Bartolomé Frías de Albornoz... que sacó del libro de Becerro; copiado y añadido por Fray Prudencio de Sandoval, obispo de Pamplona... y luego trasladado por el cuidado de Don Francisco Zazo y Rosillo, Coronista y Rey de armas de Felipe V, manoscritto del secolo XVIII.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Albornoz, Bartolomé de - Scholasticon, su scholasticon.msh-lse.fr. URL consultato il 21 ottobre 2019.
  2. ^ Il primo, Fernán Gómez Arias o (de) Arias), scrisse Subtilissima et valde utilis glossa ad famosissimas, subtiles et necessarias ac quotidianas Leges Tauri (1546). Il secondo, In Leges Tauri Commentarius (1555), oltre a Variarum Resolutionum Juris Civilis, Communis et Regii (1552), pubblicato in seguito con lunghe note di Manuel Suárez de Ribera (1579).
  3. ^ Fernando Marcín Balsa, De los contratos al contrato. Notas para el estudio de la teoría del contrato en los teólogos juristas españoles de los siglos XVI y XVII, Revista Mexicana de Historia del Derecho, XXV, pp. 5-8.
  4. ^ (ES) Pasajeros a Indias 1 al 50, su Linaje Contreras, 4 dicembre 2006. URL consultato il 21 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2019).
  5. ^ Eduardo Soto Kloss, El 'Arte de los contratos' de Bartolomé de Albornoz, un jurista indiano del siglo XVI, in Revista Chilena de Historia del Derecho, n. 11, Santiago, 1985, pp. 163–185.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Jesús María García Añoveros, Bartolomé Frías de Albornoz, in El pensamiento hispánico en América: siglos XVI-XX, a cura di Ildefonso Murillo Murillo, 2007, pp. 531-570. ISBN 978-84-7299-770-7.
  • Bernardo Alonso Rodríguez, Notas al 'arte de los contratos' de Bartolomé Frías de Albornoz (1573), Salmanticensis 21 (1974), 457-467.
  • Bernardo Alonso Rodríguez, El Doctor Bartolomé Frías de Albornoz, primer catedrático de Instuta en la Universidad de México, in Estudios jurídicos in memoriam del profesor Alfredo Calonge, coord. por Justo García Sánchez, Pelayo de la Rosa Díaz, Armando José Torrent Ruiz, 2002, vol. 1, pp. 43-59. ISBN 84-95610-20-5.
  • Álvaro Perpere Viñuales, La reflexión de Bartolomé de Albornoz sobre los Mercaderes y su trabajo: entre la ética y la economía, in Humanidades: revista de la Universidad de Montevideo, n. 1, giugno 2017, pp. 97-111.
  • Álvaro Perpere Viñuales, Bartolomé de Albornoz y la esclavitud. ¿Una crítica desde la filosofía de la economía?, in Humanidades: revista de la Universidad de Montevideo, n. 8, 2020, pp. 119-134.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN16769762 · ISNI (EN0000 0000 6130 9627 · BAV 495/126340 · CERL cnp02094209 · LCCN (ENno00046378 · GND (DE104592251X · WorldCat Identities (ENlccn-no00046378