Augusto Castellani

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Augusto Castellani

Augusto Castellani (Roma, 10 gennaio 1829Roma, 23 gennaio 1914) è stato un orafo italiano, collezionista e mercante antiquario attivo a Roma, ma con una grande clientela internazionale.

La famiglia di orafi[modifica | modifica wikitesto]

Il capostipite della famiglia Castellani fu Fortunato Pio (1794-1865), orafo inventivo e colto, che il principe di Teano e duca di Sermoneta Michelangelo Caetani introdusse nella società colta e internazionale che in quegli anni frequentava Roma. Fortunato Castellani (che cominciò presto ad ispirarsi a modelli antichi e fondò anche una scuola per orafi presso l'Università degli Orefici in Roma) con la sua bottega a via del Corso ebbe una grande fortuna anche internazionale. Si occupò, fra l'altro, della catalogazione della collezione Campana, e la sua dispersione lo colpì così profondamente da voler disporre che «parte degli utili superflui fosse dedicata all'acquisto di cimeli antichi, specialmente di oreficeria, per rimpiazzare nella nostra Roma quelli che il papa nel 1860 aveva venduto alla Francia»[1]. Questo impegno fu raccolto dal figlio e dal nipote lungo i cinquant'anni successivi.

Degli otto figli di Fortunato, furono Alessandro (1823-1883) e Augusto che proseguirono e potenziarono la sua attività.

Alessandro - temperamento avventuroso, gioventù patriottica e progressista per la quale ebbe anche arresti, poi gran vita mondana, ma anche gran conoscitore di "anticaglie", come si chiamavano allora - fondò pure succursali del laboratorio paterno, prima a Parigi, di gran moda, e poi anche a Napoli, ma soprattutto si orientò al collezionismo e al mercato antiquario, che da verso il 1860 divenne il suo principale campo di interesse e di turbinosa attività (attività che fu straordinariamente fruttuosa dal punto di vista commerciale, ma anche ai fini della costituzione della collezione).

Augusto, il collezionista[modifica | modifica wikitesto]

Augusto fu, dei figli, quello che rimase più vicino all'ambiente d'origine e il più legato all'attività orafa, benché anch'egli esperto antiquario.

Finanziato anche dal principe Caetani, nel 1861 fece un forte investimento nell'acquisto di un fondo di reperti etruschi (soprattutto vasi e gioielleria) provenienti da Cerveteri, che in parte rivendette. L'affare gli permise però - oltre che di saldare il debito iniziale - di entrare alla grande nel commercio antiquario. A differenza di Alessandro, tuttavia, il suo obiettivo strategico in questa attività fu principalmente - e rimase sempre - quello di incrementare la propria collezione che, come egli stesso affermò, «deve restare a Roma».

Al momento dell'Unità d'Italia, Augusto Castellani partecipò attivamente all'instaurazione della nuova capitale, contribuendovi anche come membro fondatore della Commissione archeologica comunale (che in quegli anni di febbre edilizia ebbe a disposizione un'impressionante quantità di nuovi reperti, e un'intera politica culturale da creare, in materia di archeologia romana), e del Museo Artistico Industriale di Roma, fondato nel 1872 sul modello degli analoghi di Parigi e Vienna[2]. In questo contesto fu anche nominato, dal 1873, direttore onorario dei Musei Capitolini.

Il laboratorio, che nel 1854 era stato spostato a piazza Poli, si trasferì nel 1869 a piazza di Trevi, nel nuovo Palazzo Castellani. In ognuna delle sedi, lo "studio di ricevimento" ospitava collezioni di ori antichi accostate alle creazioni di Castellani, la cui bottega ebbe tra i propri clienti Vittorio Emanuele II e Federico III di Prussia.

Il trionfo dell'Art Nouveau decretò la fine del gusto Castellani nell'oreficeria, ma grazie al figlio di Augusto, Alfredo Castellani (1853-1930), segnò la nascita della grande collezione pubblica[3]. Fu Alfredo, infatti che, memore delle dispersioni già verificatesi, anche con la successione dello zio Alessandro, per onorare la volontà paterna volle fortemente che la collezione di Augusto Castellani fosse ceduta allo Stato; cosa che accadde, non senza difficoltà, nel 1919, con l'esplicita condizione che la collezione dovesse essere mantenuta integra - cioè esposta integralmente, in un unico ambiente, e comprendendo sempre anche i gioielli moderni prodotti dai Castellani sulle orme di quelli antichi.

Quest'ultima condizione posta dalla famiglia chiarisce bene come la collezione Castellani, oltre ad essere una cospicua raccolta antiquaria, sia anche una sorta di monumento "sociologico" ad una famiglia che ben rappresentò l'artigianato artistico romano ed il suo legame profondo con la tradizione.

Muore a Roma il 23 gennaio 1914 ed è sepolto al Cimitero del Verano (Pincetto Vecchio) nella tomba che fece realizzare per la famiglia.

I gioielli sono ora esposti al Museo di Villa Giulia.

Scritti[modifica | modifica wikitesto]

  • Dell’oreficeria antica; discorso, Firenze: Le Monnier, 1862.
  • Dell’oreficeria rispetto alla legislazione; osservazioni, Firenze: Coi tipi di Felice le Monnier, 1863.
  • Sull’Incivilimento primitivo, Firenze: Le Monnier, 1864.
  • Delle gemme, Firenze: Barbera, 1870.
  • Il marchio dei metalli preziosi. Ricordi alle Camere di commercio italiane per Augusto Castellani orafo, Roma: Tip. Romana di C. Bartoli, 1871.
  • Della oreficeria italiana, discorso, Roma: tip. Barbera, 1872.
  • L’arte nella industria, Roma: Tip. Elzeviriana, 1878.
  • Ricordi per la storia dell’oreficeria in Italia (1913); pubblicati per cura del figlio Alfredo, Roma: Cuggiani, 1920.

Albero genealogico[4][5][modifica | modifica wikitesto]

Gli orafi Castellani

Carolina Baccani
Fortunato Pio Castellani
Alessandro Castellani
Augusto Castellani
Guglielmo Castellani
Camilla Castellani
sposa Francesco Carlandi
Virginia Castellani
sposa Luigi Narducci
Torquato Castellani
Alfredo Castellani
Guendalina Castellani
sposa Pio Fabri
Onorato Carlandi
Virgilio Narducci
Olga Castellani
Pompeo Fabri
Emma Fabri

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Anna Maria Moretti Sgubini, I Castellani e la loro collezione, Roma, L'Erma di Bretschneider, 2000, p. 11. URL consultato il 24 novembre 2021.
  2. ^ Sul Museo Artistico Industriale (M.A.I.), dove si formò e lavorò anche Duilio Cambellotti, si veda la bella scheda patrocinata dall'Assessorato alle politiche culturali.
  3. ^ Le vicende della politica culturale fortemente accentratrice e "ministeriale" iniziata dai governi della Sinistra storica, fecero sì che il destinatario finale della vasta collezione (migliaia di pezzi tra vasi e altri oggetti, oltre agli "ori antichi") fosse lo Stato e non la città di Roma, che rimase destinataria solo delle donazioni fatte da Augusto nel 1866 e in anni successivi ai Musei Capitolini.
  4. ^ Ugo Fleres, Castellani, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1931. URL consultato il 24 novembre 2021.
  5. ^ Autori varî, Castellani, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 21, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1978. URL consultato il 24 novembre 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paolino Mingazzini, Catalogo dei vasi della collezione Augusto Castellani, Roma, 1971 (ristampa).
  • Anna Maria Sgubini Moretti, La collezione Augusto Castellani, pp. 10-21 (sui Castellani e la loro collezione di Villa Giulia).
  • Anna Sommella Mura e Gabriella Bordenache Battaglia, L’Ultimo senatore di Roma e le oreficerie Castellani, Roma, Assessorato alla cultura, 1987.
  • Anna Maria Sgubini Moretti e Francesca Boitani, I Castellani e l’oreficeria archeologica italiana, L'Erma di Bretschneider, Roma, 2005, ISBN 978-88-8265-354-5.
  • Sante Guido, L’oreficeria sacra dei Castellani in Vaticano, Città del Vaticano, Edizioni Capitolo Vaticano, 2011 (Archivium Sancti Petri), ISBN 9788863390223.
  • Sante Guido, Il Calice Castellani nel Museo della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, Roma, Lisanti Editore (Studia Liberiana IV), ISBN 9788890583810.

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