Aisha Rateb

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Aisha Rateb

Ministro degli Affari Sociali
Durata mandato1974 –
1977

Dati generali
Partito politicoUnione Socialista Araba
UniversitàUniversità del Cairo

Aisha Rateb (in arabo عائشة راتب?; Il Cairo, 22 febbraio 1928Giza, 4 maggio 2013) è stata un avvocato e politica egiziana, la prima donna ambasciatrice dell'Egitto. È stata docente di legge internazionale all'Università del Cairo[1]/attivista per i diritti delle donne, magistrato e Ministro degli Affari Sociali dal 1974 al 1977, la seconda donna a ricoprire questo incarico.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

È nata al Cairo in una famiglia borghese.[2] All'università, ha studiato prima letteratura all'Università del Cairo ma dopo solo una settimana si è dedicata allo studio della legge.[2] Si è laureata all'Università del Cairo nel 1949, si è recata brevemente a Parigi per proseguire gli studi, quindi ha conseguito il dottorato in giurisprudenza nel 1955.[2]

Essere giudice donna[modifica | modifica wikitesto]

Aspirava a diventare giudice nel 1949, ma la sua candidatura fu respinta perché donna.[3] Il primo ministro dell'epoca, Hussein Sirri Pasha, dichiarò che avere un giudice donna era "contro le tradizioni della società".[2] Lei citò in giudizio il governo sulla base della violazione dei suoi diritti costituzionali.[4] Il suo processo fu il primo del suo genere in Egitto. Quando alla fine perse, il capo del Consiglio di Stato (Madjlis el-Dawla), Abd el-Razzâq el-Sanhourî, ammise che aveva perso solo per ragioni politiche e culturali,[5] e non sulla base della legge egiziana o della Sharia.[6] Il suo esempio incoraggiò altre donne a seguire questo comportamento per quanto nessuna sia arrivata ad essere magistrato sino al 2003. La prima a riuscirci fu quell'anno Tahani al-Gebali.[7] La questione dell'accesso delle donne alla magistratura egiziana rimase un punto controverso per qualche anno.[8] Comunque, entro luglio 2015, 26 donne avevano finalmente prestato giuramento come giudici.[6]

Carriera politica[modifica | modifica wikitesto]

Rateb fece parte del comitato centrale dell'Unione socialista araba nel 1971, contribuendo alla stesura della nuova costituzione egiziana.[2] Di tutti i membri del comitato, fu l'unica a condannare i “poteri straordinari che la Costituzione conferisce al presidente Anouar al-Sadat”.

Ministro degli Affari Sociali[modifica | modifica wikitesto]

Successivamente fu Ministro degli Affari Sociali, dal 1974 al 1977, la seconda donna a ricoprire tale carica.[9] Rimase comunque una femminista in un paese dove persiste una forte discriminazione tra uomini e donne. In questo periodo si adoperò per far passare riforme a favore dei diritti delle donne nel Paese, anche se gli sceicchi fondamentalisti cercarono di rovinare la sua reputazione.[10] Provò a mettere in atto restrizioni sulla poligamia e sui divorzi che dovevano essere dichiarati legali solo da un giudice.[11] Lavorò anche per aiutare chi era in povertà, e varò una legge per promuovere l'occupazione dei disabili.[2] Quando il governo tolse gli aiuti ai beni di prima necessità, optando per la libertà dei prezzi, e determinando aumenti su alcuni generi alimentari con un forte impatto negativo sui cittadini più poveri dell'Egitto, protestò dimettendosi nel 1977.[2]

La prima ambasciatrice[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1979, due anni dopo queste dimissioni, Anouar el-Sadat la tolse dalla politica interna e la nominò ambasciatrice, la prima ambasciatrice egiziana donna.[12] Fu dapprima in Danimarca, dal 1979 al 1981, quindi nella Repubblica Federale di Germania, dal 1981 al 1984.[1] Si dimostrò favorevole a una posizione equilibrata dell'Egitto tra le grandi potenze internazionali.[9] Fu relativamente critica nei confronti del presidente Hosni Mubarak, al potere dalla metà dell'ottobre 1981,[9] e favorevole a un riavvicinamento con la Turchia e l'Iran. Deplorò inoltre l'incuria che affliggeva i legami con i paesi africani, in particolare i paesi del bacino del Nilo con cui l'Egitto condivide interessi strategici.[9]

La morte[modifica | modifica wikitesto]

È morta a Giza per arresto cardiaco nel 2013 a 85 anni.[11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Arab Women by First Name - All, in Dubai Women's College. URL consultato il 15 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2006).
  2. ^ a b c d e f g (EN) Angele Reda, Aisha Rateb (1928-2013), in Watani, 24 maggio 2013. URL consultato il 15 settembre 2015.
  3. ^ (EN) Mervat F. Hatem, Privatization and the Demise of State Feminism in Egypt, in Mortgaging Women's Lives: Feminist Critiques of Structural Adjustment, United Nations, 1994, ISBN 1856491013.
  4. ^ (EN) Aisha Rateb, in Egypt Today, 20 novembre 2013. URL consultato il 15 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 16 dicembre 2014).
  5. ^ (EN) Amina Elbendary, Women On the Bench, in Al-Ahram, gennaio 2003. URL consultato il 15 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 2 gennaio 2006).
  6. ^ a b (EN) Nancy Messieh e Suzanne Gaber, A Win for Women in Egypt's Courts, in Atlantic Council, 22 luglio 2015. URL consultato il 15 settembre 2015.
  7. ^ (EN) Ashraf Khalil, Egypt's First Female Judge May Remain 'The Only', in Women's eNews, 23 settembre 2003. URL consultato il 15 settembre 2015.
  8. ^ (EN) Peter Kenyon, Female Judges In Egypt Battle Against Old Ideas, in NPR, 3 aprile 2010. URL consultato il 15 settembre 2015.
  9. ^ a b c d (EN) Aziza Sami, Obituary: Aisha Rateb (1928-2013) Women's Struggle: One Champion Down, in Al-Ahram Weekly, 9 maggio 2013. URL consultato il 15 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  10. ^ (EN) Jehan Sadat, A Woman of Egypt, New York, Simon & Schuster, 1987, ISBN 0743237080.
  11. ^ a b (EN) Egypt's First Female Ambassador Dies at 85, in Aswat Masriya, 5 maggio 2015. URL consultato il 15 settembre 2015.
  12. ^ (EN) Earl L. Sullivan, Women in Egyptian Public Life, Syracuse, New York, Syracuse University Press, 1986, ISBN 0815623542.
Controllo di autoritàVIAF (EN281305623 · ISNI (EN0000 0003 8819 8818 · LCCN (ENnr94029547 · J9U (ENHE987011196487505171 · WorldCat Identities (ENlccn-nr94029547