Agrippa Menenio Lanato (console 439 a.C.)

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Agrippa Menenio Lanato
Console e tribuno consolare della Repubblica romana
Nome originaleAgrippa Menenius Lanatus
GensGens Menenia
Tribunato consolare419 a.C., 417 a.C.
Consolato439 a.C.

Agrippa Menenio Lanato (... – ...; fl. V secolo a.C.) è stato un politico romano.

Consolato[modifica | modifica wikitesto]

Agrippa Menenio Lanato fu eletto console a Roma nel 439 a.C. con il collega Tito Quinzio Capitolino Barbato, al suo sesto consolato.

Lucio Minucio, eletto prefetto all'Annona anche per quell'anno, accusò Spurio Melio di complottare per restaurare la monarchia. Tito Quinzio, accusato dal Senato di non essersi adoperato abbastanza per scongiurare il complotto, propone di conferire a Cincinnato la dittatura, in modo che potesse agire con i pieni poteri della carica[1].

Scongiurato il complotto con l'uccisione di Spurio Melio ad opera di Gaio Servilio Strutto Ahala, sostenuto nel suo operato dal dittatore, i senatori dovettero però cedere alle pressioni dei tribuni della plebe, che per l'anno successivo il governo di Roma fosse retto dai tribuni consolari[2].

Primo tribunato consolare[modifica | modifica wikitesto]

Nel 419 a.C. fu eletto tribuno consolare con Spurio Nauzio Rutilo e Publio Lucrezio Tricipitino[3].

A Roma fu sventata una pericolosa rivolta degli schiavi, grazie a due delatori, ricompensati con 10.000 assi[4], mentre sul fronte esterno si registravano i soliti movimenti ostili degli Equi, e lo strano comportamento della città di Labico[4].

«Ma, siccome la delegazione inviata a Labico era tornata con risposte ambigue, dalle quali si intuiva che non preparavano ancora la guerra, ma che la pace non sarebbe durata a lungo, i Romani affidarono ai Tuscolani il cómpito di controllare che a Labico non sorgessero nuove minacce di guerra»

Secondo tribunato consolare[modifica | modifica wikitesto]

Nel 417 a.C. fu eletto tribuno consolare con Publio Lucrezio Tricipitino, Gaio Servilio Axilla e Spurio Veturio Crasso Cicurino[5].

L'anno, come il successivo, fu caratterizzato da rapporti esterni tranquilli, ed interni tesi a causa del ripresentarsi della questione agraria da parte dei tribuni della plebe.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tito Livio, "Ab Urbe Condita", IV, 13.
  2. ^ Tito Livio, "Ab Urbe Condita", IV, 16.
  3. ^ Tito Livio, "Ab Urbe Condita", IV,4, 44.
  4. ^ a b Tito Livio, "Ab Urbe Condita", IV,4, 45.
  5. ^ Tito Livio, "Ab Urbe Condita", IV,4, 48.
Predecessore Fasti consulares Successore
Proculo Geganio Macerino,
Lucio Menenio Agrippa Lanato
(439 a.C.)
con Tito Quinzio Capitolino Barbato VI
Mamerco Emilio Mamercino, Lucio Quinzio Cincinnato
Lucio Giulio Iullo
I
Lucio Quinzio Cincinnato, Marco Manlio Vulsone,
Lucio Furio Medullino e Aulo Sempronio Atratino
(419 a.C.)
con Spurio Nauzio Rutilo e Publio Lucrezio Tricipitino
Lucio Sergio Fidenate III, Marco Papirio Mugillano e
Gaio Servilio Axilla
II
Gaio Servilio Axilla e Marco Papirio Mugillano e
Lucio Sergio Fidenate
(417 a.C.)
con Publio Lucrezio Tricipitino, Gaio Servilio Axilla e Spurio Veturio Crasso Cicurino
Aulo Sempronio Atratino, Quinto Fabio Vibulano Ambusto
Marco Papirio Mugillano e Spurio Nauzio Rutilo
III