Abdollah Nouri

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Abdollah Nouri

Ministro dell'interno
Durata mandato20 agosto 1997 –
21 giugno 1998
PresidenteMohammad Khatami
PredecessoreAli Mohammad Besharati
SuccessoreMostafa Tajzadeh

Presidente del Consiglio della città di Teheran
Durata mandato29 aprile 1999 –
11 settembre 1999
SuccessoreAbbas Douzdouzani

Vice-Presidente dell'Iran
Durata mandato21 giugno 1998 –
5 novembre 1998

Membro dell'Assemblea consultiva islamica
Durata mandato28 maggio 1996 –
14 agosto 1997
CircoscrizioneTeheran, Rey, Shemiranat e Eslamshahr

Dati generali
Partito politicoPartito della Repubblica Islamica

Abdollah Nouri (Isfahan, 1950) è un politico iraniano riformista, imprigionato dalle autorità iraniane dal 1999 al 2002.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Abdollah Nouri, al tempo, era il politico islamico più anziano ad essere condannato in carcere dalla rivoluzione del 1979.[1] Ayatollah Khomeini lo nominò suo rappresentante presso diverse organizzazioni, tra cui i pasdaran.[1]

Ministro dell'interno nel governo di Hashemi Rafsanjani, è stato anche membro del parlamento.[1] Tra i riformisti più dichiarati, si schierò dalla parte dell'ayatollah Hossein-Ali Montazeri, agli arresti domiciliari per aver messo in discussione l'autorità dell'ayatollah Khamenei.[1] Condannò la violenza poliziesca durante le proteste studentesche del luglio 1999.[2]

Cacciato dal suo incarico di ministro degli Interni dal parlamento a maggioranza conservatrice, Khatami lo riportò immediatamente al suo gabinetto come vicepresidente.[1][3]

Nel novembre 1999 viene condannato a cinque anni di carcere per gli articoli pubblicati sul giornale Khordad.[4] Amnesty International ha definito il processo come "ingiusto" e Abdollah Nouri come "prigioniero di coscienza", e ha "invitato le autorità iraniane a rilasciarlo immediatamente e incondizionatamente e a garantire che riceva tutte le cure mediche necessarie in modo tempestivo ed efficace".[4]

Viene rilasciato il 5 novembre 2002.[5] Nel 2012 propone di organizzare un referendum sul nucleare.[6] Il 17 dicembre 2022, durante le Proteste per la morte di Mahsa Amini, afferma: "La Repubblica Islamica ha raggiunto un vicolo cieco".[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN98092205 · ISNI (EN0000 0000 7875 580X · LCCN (ENnr2001006673 · GND (DE131511556 · J9U (ENHE987007266022805171 · WorldCat Identities (ENlccn-nr2001006673