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Wikipedia:Oracolo/CUT

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La risposta lunga è qui, oppure se vuoi andare subito al sodo la risposta breve è 42. --Francesco (Discussione) 09:01, 23 gen 2007 (CET)[rispondi]
La scienza ti risponderebbe che non esiste alcùn senso, che tutto è il frutto causale-casuale del caos, che basandosi sulla legge fisica e sull'evoluzione si auto-organizza per combattere l'entropia e che sembra acquisire un senso che in realtà non ha.
Alcune forme di spiritualismo e di esoterismo ti risponderanno che la scienza ha soltanto 400 anni di vita, che non ha approfondito ogni aspetto possibile e che è carente in molti ambiti, specialmente in quelli escatologici e trascendenti.
Che la mente umana ha delle potenzialità misconosciute e che lo spirito riesce a soppravvivere tramite la trasmigrazione delle anime. --RED TURTLE 11:58, 23 gen 2007 (CET)[rispondi]
Tuttavia la scienza replicherà fiera agli spiritualisti che in 400 anni ha ottenuto molti più risultati verificabili che gli spiritualisti stessi in 4000... --JollyRoger ۩ lo sceriffo cattivo 12:01, 23 gen 2007 (CET)[rispondi]
Si, ha raggiunto grandi traguardi come l'effetto serra e la guerra nucleare... Auguri! --RED TURTLE 12:03, 23 gen 2007 (CET)[rispondi]

Ehi, ragassuòli, Abbiamo capito l'antifona, grazie, meglio smetterla qui! (WNF) --Francesco (Discussione) 12:10, 23 gen 2007 (CET)[rispondi]

Rispondendo soprattutto alla seconda parte, è cosa buona e giusta che si muoia e questo nulla detrae dal senso della vita, quale che sia. Una vita illimitata non sarebbe più una vita umana e avrebbe un senso totalmente diverso da una vita limitata nel tempo. Le vite limitate nel tempo, che durino 100 o 1000 anni, non diventano nè più nè meno sensate in base alla loro durata. Quale che sia il senso della vita, ciò che conta è la qualità non la quantità. Da qui si chiarisce il tentativo di "realizzarsi": "La buona vita per l'uomo è spesa cercando la buona vita per l'uomo" (McIntyre, After Virtue). Cercare il senso della vita, come "senso" intermedio se mai se ne trovasse uno finale, implica migliorare i propri strumenti di ricerca: per Aristotele questo significava migliorare soprattutto il proprio intelletto. Se si sceglie di farlo con le scienze, la filosofia o la meditazione non so se importi, cuique suum. Cat 16:40, 23 gen 2007 (CET)[rispondi]

(PS: per il buon Aristotile in Etica Nicomachea libro I il sdv era da attualizzarsi nella politica, anche se nel libro X dice che è da ricercarsi appunto nella dimensione noetica=intelletto)--Robertoreggi 18:55, 23 gen 2007 (CET)[rispondi]

Come vedi, oh anonimo, le risposte sono molteplici. Non essendo un elemento empiricamente verificabile (o falsificabile), il senso della vita esula dal campo delle certezze oggettive, universali, scientifiche. A grandi linee le risposte oggi + gettonate:
  • circa 3,5 mld (monoteisti) di persone vedono (almeno sulla carta) il sdv nel ricongiungimento dell'uomo, limitato e finito, col suo creatore, perfetto e infinito. In vita questo avviene nell'adempimento dei precetti morali da Dio rivelati. Dopo, nel ricongiungimento, se l'hai cercato, con lui.
  • circa 700 mln di induisti dicono che il sdv è la passiva sottomissione al Dharma, l'ordine delle cose. Se lo fai avrai un'altra vita migliore dal punto di vista socio-economico, altrimenti peggiore.
  • circa 330 mln di buddisti dicono che la vita è dolore e dunque devi staccartene il + possibile, raggiungendo con impegno il Nirvāṇa = l'annullamento. Letteralmente, tanta fatica per niente.
  • per molti oggi in occidente (v. sopra) la vita non ha un senso. Dunque:
    • o te la spassi fin che puoi (esistenzialismo negativo);
    • o ti schianti con la moto/auto (forse il 33% degli incidenti giovanili in occidente, v. incipit di Ho voglia di te);
    • o te la spassi fin che puoi e ti schianti con la moto/auto.
  • per molte, troppe, persone ancora oggi nei pvs il senso della vita è trovare un tapiro o acqua potabile per arrivare a sera.
--Robertoreggi 18:55, 23 gen 2007 (CET)[rispondi]
Beh, c'è anche chi è ateo, che crede nella scienza, e che è convinto che non esista un significato teleologico della vita (nota POV: come il sottoscritto), ma non per questo si vuole schiantare con la moto (neanche se ce l'avesse). --Francesco (Discussione) 19:16, 23 gen 2007 (CET)[rispondi]
Sartre (v. appunto esistenzialismo negativo) direbbe che che provi la nausea ma non l'avverti. Buon per te! ;p Io una vita senza senso non ce la farei proprio a viverla...--Robertoreggi 19:28, 23 gen 2007 (CET)[rispondi]
C'é anche chi cerca incontri sessuali di ogni genere, nelle più diverse geometrie... alcuni alla fine si beccano l'AIDS oppure l'epatite C. (Oh vecchi, vaccinatevi contro l'epatite B)... la cosa incoerente è che a volte si proclamano "cristiani".
Oppure come in quel film dei Monty Python, c'é gente che mangia... fino ad esplodere !!!!!

Annalety, dì qualcosa, ti prego! --Guido 21:29, 23 gen 2007 (CET)[rispondi]

Spero di non fare un torto troppo grave e che Guido mi perdonerà (il suo intervento ha un'ottima ragion d'essere) se provo a mettere in forma NPOV il concetto che non ho avuto tempo (ho anche una vita reale :) ) di esprimere prima. Avverto che questo deriva principalmente da esperienza e riflessione personale, ma è supportato da alcuni pensatori come Bertrand Russel (perché non sono cristiano), e vedi anche Carlo Maria MartiniUmberto Eco, Cosa crede chi non crede.
Innanzitutto, dal punto di vista prettamente scientifico e materialistico, il senso della vita è la vita stessa, in quanto ogni essere vivente ha la finalità di riprodursi e propagare i suoi geni. La vita si è rivelata nella natura un "progetto vincente", cioè una condizione tale da poter sussistere anche a fronte di radicali cambiamenti dell'ambiente circostante. Questo è il senso "scientifico" dell'esistenza di ogni essere vivente, dal batterio all'homo sapiens, analogamente al "senso dell'esistenza" di una molecola d'acqua rispetto a una molecola di perossido di idrogeno sulla terra.
Dal punto di vista morale/filosofico, alcuni atei ritengono che non sia necessario postulare l'esistenza di un dio per giustificare l'esistenza dell'uomo, in quanto la sopravvivenza va sempre considerata in termini di specie e non di singolo individuo. L'uomo è più versatile rispetto agli animali per quanto riguarda il contributo individuale all'esistenza della specie, e quindi supera la logica proseguimento della specie = riproduzione, riconoscendo nel progresso in campo scientifico/tecnologico/medico/filosofico un elemento altrettanto fondamentale all'esistenza della specie umana stessa, perché necessario al benessere globale e all'evoluzione. Di conseguenza, vedono nel proprio contributo alla comunità il fine e significato della propria vita.
Spero che mi perdoneranno i filosofi della poca raffinatezza delle mie idee e dell'esposizione delle stesse, ma è il massimo che un vile meccanico può dare. --Francesco (Discussione) 00:21, 24 gen 2007 (CET)[rispondi]
@Guido: so che la discussione è difficle e spero che non si allunghi all'infinito, dato che va avanti da millenni.
Chiedo umilmente all'Oracolo di contenersi, nei limiti del possibile, ma solo per ragioni di spazio... --LaPiziaeccomi!

Sono d'accordo sulla posizione Atea, ma considero che il senso che dà il singolo alla società, superi i campi indicati. La questione per me si ricollega moltissimo alla storia, ai miti, all'inconscio collettivo. Jung, nella sua autobiografia, rimette l'uomo al centro. Dice che siamo la Coscienza di Dio. Dio inteso come tutto ciò che "esiste"(ma più che esistere è azione). Pensandoci un attimo siamo gli unici che riescono a vedere se stessi, l'universo, non ce la fa di suo. Noi siamo divini, perchè siamo una parte di Dio, cioè di quello che esiste, e Lui ha bisogno di noi, perchè siamo gli unici che possono vedere quello che muove(non che ha fatto, o che succede, perchè questo vuol dire che noi ne siamo estranei o impotenti). Ogni volta che guardavo una scoperta scientifica, un campione dello sport... pensavo fossero illusioni, che il senso della vita non stesse lì. In realtà sì e no. Il sì stà nell'azione credo, il no sta nelle aspettative (riconoscimenti, vittoria). Perchè dico questo? Perchè il senso della vita si distrugge nella sicurezza, nel sapere...attenti non dico che non bisogna sapere...ma il "sapere" non è contemplazione, ma è MEZZO. Il giocare, lo scoprire...anche se stessi, psicologicamente, anche per cambiarsi e cambiare, è il senso della vita.Invece la conoscienza e la vittoria, se ci pensate, risvegliano il nulla della vita...(es. Abbiamo vinto i mondiali! e allora?!). Se pensate un'attimo la scienza, come la religione, concettualizzano, poichè non avrebbero se no oggetti su cui parlare... noi usiamo livelli di realtà diversi il tavolo, l'atomo.. l'energia.. esistono e non esistono, esistono fin quando sono utili, come dio e l'anima, esistono perchè sono utili per comunicare tra di noi...ma ricordate non sono cose! Ma sono cose, solo perchè condividiamo lo stesso linguaggio. Per ultimo, posso dire alla persona che ha messo su la discussione di cominciare a eliminare i tuoi non-sensi della vita..Quello che fai ma non vorresti: il lavoro, la scuola, una ragazza..la pubblicità. Puoi cercare di scoprire invece cosa c'è dietro invece di nasconderti..paura di morire di fame, indipendenza dai tuoi genitori, paura di restare solo...cose di cui ti circondi per non rimanere solo. Cerca di scoprire quello che ti piace e fallo, il senso non lo troverai però nella laurera, nel "sì lo voglio" o "ce l'ho". Ma nel decidere di spaccare quel vetro di resistenze e smettere di sperare in un futuro magico, magari ti farà male ma se lo fai consapevolmente, non c'è da avere paura.--Fry86 16:52, 27 gen 2007 (CET)[rispondi]