Vio

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Vio
Nome originale Vigium[1]
Cronologia
Fondazione XII secolo
Fine XV secolo
Causa abbandono e progressiva dispersione della popolazione
Amministrazione
Dipendente da L'Aquila
Localizzazione
Stato attuale Bandiera dell'Italia Italia
Coordinate 42°28′36.08″N 13°21′59.71″E / 42.476689°N 13.366585°E42.476689; 13.366585
Altitudine 13001 300 m s.l.m.
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Vio
Vio

Vio è stato un antico villaggio situato in Abruzzo, lungo la via Cecilia.

Nel XIII secolo fu uno dei castelli che parteciparono alla fondazione dell'Aquila.

Geografia[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Il passo delle Capannelle, a breve distanza da Vio.

Il castello di Vio era situato a circa 1 300 metri s.l.m., incastonato tra il Gran Sasso d'Italia a sud e i Monti della Laga a nord, sulla dorsale nordoccidentale del monte San Franco.

La posizione era particolarmente strategica poiché predominante sulla via Cecilia che collegava la valle dell'Aterno alla valle del Vomano e, più in generale, l'aquilano con il mare Adriatico; in particolare, era situato a monte del valico denominato Croce Abbìo,[2] in corrispondenza dell'attuale bivio tra la S.S. 80 del Gran Sasso d'Italia, la S.P. 106 e a breve distanza dal passo delle Capannelle.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le notizie su Vio sono assai scarne; il castello non compare nel Catalogus Baronum del 1167 facendo ipotizzare che all'epoca fosse una villa afferente al castrum di Porcinaro, situato poco più a nord.[3]

La sua presenza, associata a quella del castello di Pedicino[4] (che pur appartenendo storicamente all'Aquila venne contesa nel corso del XVI secolo da Mascioni) con la chiesa di Santa Maria,[5] è attestata solo a partire dal XIII secolo, quando partecipò, autonomamente rispetto ai vicini castelli di Chiarino e Porcinaro, alla fondazione dell'Aquila, come testimoniato dal Diploma di Carlo II di Napoli del 1294.[6] Vio ricevette un locale nel quarto di San Pietro dove edificò la scomparsa chiesa di Sant'Angelo.[7]

In seguito alla crescita di prestigio dell'Aquila, tuttavia, il villaggio originario si spopolò fino a scomparire, già nel 1408.[8] Nel XIX secolo la località venne ricompresa nel territorio di Pizzoli.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Clementi e Piroddi, p. 84.
  2. ^ Antonio Sciarretta, Marruci (Pizzoli): appunti sul territorio, su asciatopo.altervista.org. URL consultato il 23 marzo 2021.
  3. ^ a b Antonio Sciarretta, Geo-storia amministrativa dell'Abruzzo, su asciatopo.altervista.org. URL consultato il 23 marzo 2021.}
  4. ^ Clementi e Piroddi, p. 84.
  5. ^ Vincenzo Di Flavio, Antiche croci astili nell'Abruzzo aquilano già in diocesi di Rieti Notizie d'archivio, Bullettino Deputazione Abruzzese Storia Patria, vol. 105 (2014) p. 241; La chiesa tuttavia, dipendente dal vescovo di Rieti sin dal XV secolo dipendeva dalla cura di Mascioni.
  6. ^ Clementi e Piroddi, p. 28.
  7. ^ Stefano Brusaporci, Mario Centofanti, Il Disegno della città e le sue trasformazioni (PDF), su ing.univaq.it. URL consultato il 23 marzo 2021.
  8. ^ Clementi e Piroddi, p. 85.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alessandro Clementi e Elio Piroddi, L'Aquila, Bari, Laterza, 1986.
  Portale L'Aquila: accedi alle voci di Wikipedia che parlano dell'Aquila