Utente:Stefano.Volpato/Sandbox

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Het Geheugen van Nederland ('La Memoria dei Paesi Bassi') è una delle più grandi collezioni digitali relative alla storia olandese. Sul sito internet sono presenti centinaia di migliaia di immagini storiche, clip audio, video e testi catalogati in 76 collezioni digitali. Insieme, danno un quadro composito della storia e della cultura olandese. La 'Memoria dei Paesi Bassi' ('Het Geheugen van Nederland', abbreviato GVN) è un progetto della Biblioteca Reale olandese (KB), sostenuto tra il 2000 ed il 2003 da una sovvenzione di 7 milioni di euro, sulla falsariga dell'esempio di American Memory (un progetto condotto dalla Biblioteca del Congresso). Il sito è aggiornato regolarmente con nuovo materiale, giungendo a contare nella primavera del 2006 quasi 350.000 oggetti multimediali. Nel dicembre 2009 il database ne conteneva ormai più di 400.000.

Il progetto.[modifica | modifica wikitesto]

il progetto relativo alla Memoria dei Paesi Bassi è stato istituito nell’ambito del programma nazionale per la digitalizzazione del patrimonio culturale olandese, giungendo ad includere intere collezioni di archivi, musei e biblioteche, normalmente inaccessibili. Tutto il materiale digitale audiovisivo, inclusi testi e filmati, può essere visualizzato e reso fruibile mediante il sito internet del progetto. I visitatori possono sfogliare decine di collezioni storiche, oppure impostare gli strumenti di ricerca su materiale relativo ad un argomento specifico. Il sito ha anche un’apposita zona con percorsi didattici basati sulle collezioni digitali possedute, ed una banca dati educativa dove il materiale audiovisivo è collocato nel contesto degli argomenti storici pubblicati.

Sviluppo del progetto[modifica | modifica wikitesto]

Verso la fine degli anni '90 ancora poco era stato fatto per rendere fruibile l’immenso patrimonio culturale nederlandese. La Biblioteca Reale dei Paesi Bassi ha ritenuto che la presentazione del materiale storico in forma digitale avrebbe aperto le porte a molte possibilità. Per istituzioni culturali come i musei, digitalizzare e mettere on-line (almeno in parte) le proprie collezioni attraverso un sito centrale, avrebbe certamente significato attirare un pubblico più vasto. Il Ministero dell'Istruzione nederlandese recepì nel 2000 le istanze maturate dalla convinzione dell'utilità e della necessità di digitalizzare le vaste collezioni museali e archivistiche nederlandesi. Furono avviati alcuni programmi nazionali per promuovere la digitalizzazione del patrimonio culturale. Tutto il materiale digitalizzato venne poi a confluire nel sito centrale del programma.

La collezione[modifica | modifica wikitesto]

Tra il 2000 ed il 2004 il sito della Memoria dei Paesi Bassi s’è accresciuto di continuo, fino a diventare una vasta collezione digitale di centinaia di migliaia di immagini, fotografie, dipinti, suoni, testi e film, ospitati in circa 50 collezioni. In 29 collezioni digitali fu sviluppato uno specifico percorso didattico. Fin dall’inizio la Memoria ha lavorato a stretto contatto con Metamorfoze, un programma nazionale per la conservazione del materiale storico cartaceo. In particolare le collezioni letterarie digitalizzate per Metamorfoze sono state incluse nelle banche dati della Memoria dei Paesi Bassi. Dal 2005 Memoria dei Paesi Bassi persegue un obiettivo leggermente diverso rispetto a prima. Il programma offre un ruolo più infrastrutturale e di guida e si concentra meno sull'avvio e il finanziamento di progetti di digitalizzazione. Da un lato la Memoria mantiene un'infrastruttura per memorizzare e rendere fruibili le collezioni digitalizzate nel lungo termine, dall’altro sono sviluppati servizi e motori di ricerca in base al materiale digitalizzato.

Norme relative al copyright[modifica | modifica wikitesto]

A differenza di strumenti come Internet Archive, la Memoria dei Paesi Bassi, mantiene tutti i diritti d'autore per le agenzie partecipanti.

Cooperazione internazionale[modifica | modifica wikitesto]

Memoria dei Paesi Bassi ha sviluppato contratti di collaborazione con istituzioni estere che dispongono di raccolte che mettono in risalto gli aspetti della storia olandese. Ci sono progetti comuni con la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti e la British Library di Londra.


Il partigiano croato Stjepan Filipović nella celebre fotografia ripresa da un collaboratore locale serbo alcuni secondi prima della sua esecuzione, mentre grida «morte al fascismo, libertà al popolo».
L'esecuzione avvenne nella località serba di Valjevo, allora occupata dalle truppe naziste dell'occupante tedesco.

«Morte al fascismo, libertà al popolo!» (serbocroato: Smrt fašizmu, Sloboda narodu!; sloveno: Smrt fašizmu, Svoboda narodu!; macedone: Смрт на фашизмот, слобода на народот! [Smrt na fašizmot, sloboda na narodot!]; bulgaro: Смърт на фашизма, свобода на народа! [Sm’rt na fašizma, svoboda na naroda!]; albanese: Vdekje fashizmit, liri popullit!) è il grido di battaglia ed il motto dei partigiani jugoslavi che combatterono contro gli occupanti tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale.

È stato spesso richiamato dalla propaganda e nella pubblicistica del regime titino e, più in generale, comunista del dopoguerra, venendo talvolta abbreviato nella sigla SFSN' (o, nella versione cirillica, СФСН, per esempio in scritte murali, informali o di regime), comune a tutti gli idiomi che lo avevano adottato.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La prima occorrenza documentaria risale al mese di agosto 1941, quando un editoriale del quotidiano partigiano croato Vjesnik (Messaggero) uscì con un titolo simile. Ma è a partire dal 22 maggio 1942, data dell’impiccagione del partigiano Stjepan Filipović da parte dei tedeschi, che l’espressione ha conosciuto una fortuna crescente.

Poco prima della sua esecuzione, un fotografo serbo riuscì ad immortalare il momento in cui Filipović, alzando i pugni in alto, proferendo le sue ultime invettive contro i nazisti e gli ustascia, pronunciò infine le parole «Morte al fascismo, libertà al popolo!»[1].
Il grido, inneggiante alla libertà e alla resistenza, accompagnato dall’ultima immagine di Filipovic (più volte ricordata per la sua somiglianza ad un noto quadro di Goya, benché questo rappresenti più un gesto di disperazione, che di fiera resistenza), divenne in breve tempo il simbolo della resistenza antifascista ed antinazista jugoslava, e venne in seguito adottato anche dai partigiani bulgari che combattevano contro i tedeschi.

Uso del motto[modifica | modifica wikitesto]

Il motto, dipinto su una muraglia a Spalato nel sttembre del 1943.

La riunificazione dei movimenti antifascisti clandestini in Jugoslavia fu simboleggiata proprio dalla comune adozione, sia in contesti formali che informali, del saluto ispirato al celebre grido.
In genere colui che salutava diceva, con il pugno alzato: «Morte al fascismo!», a cui l'interlocutore rispondeva, ripetendo il gesto: «Libertà al popolo».

  1. ^ Sinclair Upton, Sagarin Edward, Teichnerhe, Albert, Cry for Justice: An Anthology of the Literature of Social Protest, L. Stuart, 1963; p. 438.