Utente:Letizzi262/Sandbox

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Rivolta femminile
StatoBandiera dell'Italia Italia
Fondazione1970 a Roma
Fondata daCarla Lonzi,Carla Accardi,Elvira Banotti
Persone chiaveCarla Lonzi
SettoreEditoria
Prodottilibri

Rivolta Femminile è stato uno dei primi gruppi di sole donne femministe italiane nato negli anni settanta. Il gruppo ha redatto il Manifesto di Rivolta Femminile che apparve sui muri di Roma nel luglio del 1970.

Già l'anno successivo fondarono l'omonima casa editrice con cui pubblicarono i loro numerosi scritti.


Il Manifesto di Rivolta Femminile[modifica | modifica wikitesto]

Il manifesto venne affisso sui muri di Roma nel luglio del 1970 e subito dopo anche a Milano[1]. Ne furono distribuite copie anche in formato volantino. Ha rappresentato l'atto costitutivo di uno dei primi gruppi femministi italiani. Si trattava di un elenco di 65 punti preceduti da una citazione di Olympe de Gouges e comprendeva in nuce tutti gli argomenti d'analisi che il femminismo avrebbe fatto propri: l'attestazione e l'orgoglio della differenza sessuale contro la rivendicazione dell'uguaglianza, il rifiuto della complementarità delle donne in qualsiasi ambito della vita, la critica verso l'istituto del matrimonio, il riconoscimento del lavoro delle donne come lavoro produttivo e non ultimo la centralità del corpo e la rivendicazione di una sessualità soggettiva e svincolata dalle richieste maschili. Lo scritto si rivolgeva alle donne, le sollecitava ad affrancarsi dalla cultura patriarcale non solo in ambito familiare, ma anche in ambito politico e partitico. Carla Lonzi e il gruppo rappresentarono un'avanguardia perché riuscirono ad intuiTesto in corsivore sin dal principio l'imprescindibilità di alcune pratiche quali il separatismo e l'autocoscienza. Il primo sottolinea il carattere distintivo del Manifesto: la comunicazione tra sole donne; il secondo termine si riferisce all'autonomia ottenuta nel privato e pubblico, ai rapporti tra le donne e alla testimonianza di queste ultime. La necessità di entrambi i principi vennero ribaditi nel marzo 1977 nel secondo manifesto, il Manifesto di Rivolta - Io dico io[2], pubblicato come introduzione alla raccolta di scritti di Marta Lonzi, Anna Jaquinta e Carla Lonzi intitolata La presenza dell'uomo nel femminismo. Il gruppo prende di nuovo posizione nei confronti della cultura maschile, ma soprattutto nei confronti degli ambigui atteggiamenti di donne che, pur facendo parte del movimento, non riescono a valorizzare e praticare i cambiamenti auspicati, già espressi dal femminismo. In molte città si formarono piccoli gruppi di Rivolta Femminile. La loro fu un'esperienza assolutamente originale anche per l'utilizzo costante della scrittura, l'importanza ad essa attribuita e la conseguente pubblicazione di testi attraverso la fondazione di una propria casa editrice, chiamata essa stessa Rivolta Femminile.

La Casa Editrice[modifica | modifica wikitesto]

Collana libretti verdi di rivolta[modifica | modifica wikitesto]

furono piccoli libretti verdi stampati che detestarono interesse anche per i loro titoli esplosivi.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Manifesto del 1970 (JPG), su i0.wp.com. URL consultato il 21 febbraio 2020.
  2. ^ manifesto di rivolta io dico io del 1977 (JPG), su herstory.it. URL consultato il 21 febbraio 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]