Tavola di Esterzili

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La tavola di Esterzili CIL X, 007852

La tavola di Esterzili è una lastra di bronzo di 61 cm x 45 cm riportante su un lato un'iscrizione in latino corrispondente ad un decreto del Proconsole della Sardegna Lucio Elvio Agrippa del 18 marzo del 69 d.C..

Ritrovamento[modifica | modifica wikitesto]

La tavola fu rinvenuta casualmente dall'agricoltore Luigi Puddu mentre dissodava il suo terreno nelle campagne di Esterzili nella località conosciuta come "Corte di Lucetta" e venduta al parroco Giovanni Cardia giungendo in seguito nelle mani del canonico Giovanni Spano che provvide a farne dono al Reale Museo di Sassari dove venne inventariata da Ettore Pais il 26 dicembre 1878.

Attualmente è esposta nella sala XII, vetrina 57 del Museo nazionale archeologico ed etnografico G. A. Sanna di Sassari.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La tavola di Esterzili è una lastra di bronzo di forma rettangolare lunga 61 cm, alta 45 e con spessore medio di 5 cm ma variabile fino ad un centimetro nel bordo centrale superiore. La lastra pesa circa 20 kg.
La lavorazione è ritenuta accurata e realizzata con la tecnica della fusione a cera persa benché la faccia posteriore non sia perfettamente lisciata. Buono è anche lo stato di conservazione.

Il testo[modifica | modifica wikitesto]

(LA)

«IMP. OTHONE CAESARE AVG COS XV K APRILES DESCRIPTVM ET RECOGNITIVM EX CODICE ANSATO L HELVI AGRIPPAE PROCONS QVFM PROPVLIT GN EGNATIVS FVSCVS SCRIBA QVAESTORIVS IN QVO SCRIPTVM FVIT IT QVOD INFRA SCRIPTVM EST TABVLA V Ɔ. VIII ET VIIII ET X III IDVS MART L HELVIVS ACRIPPA PROCOS CAVSSA COGNITA PRONVNTIAVIT CVM PRO VTILITATE PVBLICA REBVS IVDICATIS STARE CONVENIAT ET DE CAVSSA PATVLCENSI VM M IVVENTIVS RIXA VIR ORNATISSIMVS PROCVRATOR AVG SAEPIVS PRONVNTAVERIT FI NES PATVLCENSIVM ITA SERVANDOS ESSE VT IN TABVLA AHENEA A M METELLO ORDINATI ESSENT VLTIMOQVE PRONVNTIAVERIT GALILLENSES FREQVENTER RETRACTANTES CONTROVER SIAI NEC PARENTES DECRETO SVO SE CASTIGARE VOLVISSE SED RESPECTV CLEMENTIAE OPTVMI MAXIMIQVE PRINCIPIS CONTENTVM ESSE EDICTO ADMONERE VT QVIESCERENT ET REBVS IVDICATIS STARENT ET INTRA K OCTOBR PRlMAS DE PRAEDIS PATVLCENSIVM DECEDERENT VACVAM QVE POSSESSIONEM TRADERENT QVODSI IN CONTVMACIA PERSEVERASSENT SE IN AUCTORES SEDITIONIS SEVERE ANIMA ADVERSVRVM ET POSTEA CAECILIVS SIMPLEX VIR CLARISSI MVS EX EADEM CAVSSA ADITVS A GALILLENSIBVS DICENTIBVS TABVLAM SE AD EAM REM PERTINENTEM EX TABVLARIO PRINCIPIS ADLATVROS PRONVNTIAVERIT HVMANVM ESSE DILATIONEM PROBATIONI DARI ET IN K DECEMBRES TRIVM MENSVM SPATIVM DEDERIT IN TRA QVAM DIEM NISI FORMA ALLATA ESSET SE EAM QVAE IN PROVINCIA ESSET SECVTVRVM EGO QVOQVE ADITVS A GALILLENSIBVS EXCVSANTIBVS QVOD NONDVM FORMA ALLATA ESSET IN K FEBRVARIAS QVAE P F SPATIVM DEDERIM ET MORAMLLIS POSSESSORIBVS INTELLEGAM ESSE IVCVN DAM GALILENSES EX FINIBVS PATVLCENSIVM CAMPANORVM QVOS PER VIM OCCVPAVERANT INTRA K APRILES PRlMAS DECEDANT QVOD SI HVIC PRONVNTIATIONI NON OPTEMPERAVERINT SCIANT SE LONGAE CONTVMAClAE ET IAM SAEPE DENVNTIATA ANIMADVERSIONI OBNOXIOS FVTVROS IN CONSILIO FVERVNT M IVLIVS ROMVLVS LEG PRO PR T ATILIVS SABINVS Q PRO PR M STERTINIVS RVFVS F SEX AELIVS MODESTVS P LVCRETIVS CLEMENS M DOMITIVS VITALIS M LVSIVS FIDVS M STERTINIVS RVFVS SIGNATORES CN POMPEI FEROCIS LAVRELI GALLI M BLOSSI NEPOTIS C CORDI FELICIS L VIGELLI CRISPINI C VALERI FAVSTI M LVTA TI SABINI L COCCEI GENIALIS L PLOTI VERI D VETVRI FELICIS L VALERI PEPLI»

(IT)

«Addì 18 marzo nell'anno del consolato di Otone Cesare Augusto. Estratto conforme, trascritto e collazionato da quanto contenuto nella tavola 5, capi 8, 9 e 10 del documento originale del proconsole L. Elvio Agrippa e pubblicato da Gn. Egnazio Fusco, cancelliere del questore. Il giorno 13 di marzo il pro console Lucio Elvio Agrippa, sentite le parti in causa, ha reso pubblica questa sentenza: «Poiché il bene comune richiede che si debba tener conto di ciò che afferma la sentenza nella causa dei Patulcensi e poiché Marco Giovenzio Rissa, uomo di grande autorità, procuratore dell'imperatore, molte volte ha ordinato che i confini del territorio dei Patulcensi si devono mantenere come erano stati fissati nella tavola di bronzo di Marco Metello, ritenendo inoltre che era disposto a condannare i Galillensi, i quali in molte circostanze avevano procurato il disordine con risse e atti arroganti e non avevano ubbidito al suo decreto, ma che tuttavia, in ossequio alla benignità dell'imperatore Ottimo Massimo, era ancora disposto ad avvertirli con un'altra ordinanza in maniera che stessero calmi rispettando questa giusta sentenza e prima dell'arrivo del mese di ottobre sgombrassero i territori dei Patulcensi rispettandone il libero possesso; che se intendessero con ostinata caparbietà continuare la provocazione opponendosi agli ordini, egli stesso era pronto a punire tutti coloro che intendessero provocare disordini; dopo che i Galillensi per la medesima causa si erano rivolti a Cecilio Semplice, uomo illustre, affermando che dai documenti dell'archivio imperiale erano disposti ad esibire un'altra tavola con gli atti di questa causa; dopo che egli aveva fatto sapere che la buona volontà lo spingeva ancora a dare ulteriore proroga per la presentazione delle prove e per questo aveva loro concesso altri tre mesi fino ai primi di dicembre, trascorsi i quali, se la carta non gli fosse pervenuta, egli si sarebbe attenuto a quanto contenuto nella mappa presente in provincia, anch'io, adito dai Galillensi che affermavano che la copia non era ancora pervenuta, ho concesso loro tempo fino al primo di febbraio, rendendomi conto che a questi proprietari avrebbe fatto comodo un'altra proroga, ordino che i Galillensi, entro il primo giorno d'aprile, si ritirino dai territori dei Patulcensi Campani che hanno occupato di prepotenza senza averne alcun diritto. Qualora essi non siano disposti ad ubbidire a questo decreto, sappiano che saranno condannati alla pena che molte volte è stata loro prospettata per il ritardo eccessivo». Segue l'autenticazione di Gneo Pompeo Feroce, L. Aurelio Gallo, M. Blosso Nepote, C. Cordo Felice, L. Vigellio Crispino, C. Valerio Fausto, M. Lutazio Sabino, L. Cocceio Geniale, L. Plozio Vero, D. Veturio Felice e L. Valerio Peplo.»

L'iscrizione in caratteri capitali su 27 righe riporta il decreto emanato dal Proconsole della Sardegna L. Elvio Agrippa il 18 marzo del 69 d.C. per dirimere una controversia relativa ai confini tra le popolazioni dei Patulcenses Campani (coloni di origine campana, o comunque italici stanziatisi fin dal II sec. a.C.) e dei Galillenses indigeni che avevano a più riprese infranto i limiti stabiliti. Il proconsole ordina in particolare che questi ultimi lascino le terre occupate con la violenza e diffidandoli dal proseguire nella ribellione.

Il testo della tavola può essere diviso in quattro parti:

  • Formule di rito e indicazioni utili a risalire alla datazione.
  • Analisi dei termini della controversia:
    • le ripetute sentenze e ordinanze del procuratore imperiale M. Giovenzio Rixa che intimavano ai Galillensi lo sgombero delle terre occupate.
    • la carta catastale tracciata da M. Metello e che riportava i confini tra le due popolazioni.
    • l'ingiunzione del proconsole Cecilio Semplice, che aveva esaminato un'istanza dei Galillensi nell'agosto 67.
  • Emissione della sentenza: i Galillensi dovranno abbandonare il territorio dei Patulcensi, diversamente saranno considerati ribelli.
  • Apposizione dei nomi del collegio giudicante e dei testimoni ("signatores")

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]