Stazione di Benetutti-Nule

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Benetutti-Nule
stazione ferroviaria
Benetutti
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàBultei
Coordinate40°29′13″N 9°07′49.2″E / 40.486944°N 9.130333°E40.486944; 9.130333
Altitudine327 m s.l.m.
LineeTirso-Chilivani
Storia
Stato attualesmantellato
Attivazione1893
Soppressione1969
Caratteristiche
Tipostazione ferroviaria passante in superficie
Binari3

La stazione di Benetutti-Nule, in origine stazione di Benetutti, fu una stazione ferroviaria al servizio dei comuni di Benetutti e Nule (ma compresa nel territorio comunale di Bultei), lungo la ferrovia Tirso-Chilivani.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La stazione venne prevista a fine Ottocento nel progetto originario della Tirso-Chilivani, assegnata in concessione alla Società italiana per le Strade Ferrate Secondarie della Sardegna per conto della quale furono eseguiti i lavori sia della linea che dello scalo. L'inaugurazione della stazione risale al 1º aprile 1893[1][2], data di attivazione del tronco Tirso-Ozieri che andava a completare la nuova linea ferroviaria. Identificata negli orari originariamente col nome della sola Benetutti[1][3], la stazione prese poi la sua denominazione definitiva negli anni dieci del Novecento[4].

Una volta in esercizio l'impianto fu prevalentemente utilizzato per l'accesso alla ferrovia dai due paesi di cui portava i nomi, benché questi fossero relativamente distanti dallo scalo: la distanza stradale tra Benetutti e la sua stazione era di circa sei km[3], che arrivavano a dieci per quanto riguarda Nule[3]. Passata dalla gestione SFSS a quella della Ferrovie Complementari della Sardegna nel 1921, la struttura fu utilizzata sino al 31 dicembre 1969[5], data di cessazione del servizio ferroviario sulla Tirso-Chilivani che portò alla successiva dismissione della stazione, in seguito abbandonata[3].

Strutture e impianti[modifica | modifica wikitesto]

La stazione di Benetutti-Nule era situata in aperta campagna lungo l'odierna SS 128 bis a nord-ovest dei due comuni da cui ha tratto la denominazione[3]. Negli anni di attività presentava caratteristiche di stazione passante[3] di terza classe[6], adottando lo schema a tre binari[3] (tutti a scartamento da 950 mm) caratteristico di molti scali intermedi della rete SFSS: dal binario di corretto tracciato ne aveva origine uno passante (sul lato nord)[3] impiegato per la gestione degli incroci e per il servizio viaggiatori, mentre sul lato sud si diramava un tronchino[3] che raggiungeva l'area merci della stazione, dotata di un piano di carico per il bestiame[3] e di un altro dotato di copertura in legno e laterizi[3], rimossa dopo la disattivazione della ferrovia[3].

L'impianto è stato completamente disarmato negli anni settanta[3], le uniche infrastrutture che permangono in loco (benché ridotte a ruderi) sono gli edifici di servizio[3], di cui il principale era il fabbricato viaggiatori, una costruzione su due livelli a pianta rettangolare[3], con tetto a falde e cinque luci per piano sul lato binari[3]. In posizione periferica rispetto a quello che era il piazzale ferroviario era attiva inoltre una casa cantoniera[3], i cui resti permangono in loco.

Movimento[modifica | modifica wikitesto]

La stazione fu servita dalle relazioni merci e viaggiatori espletate dalle SFSS e in seguito dalle FCS.

Servizi[modifica | modifica wikitesto]

Il fabbricato viaggiatori negli anni di attività ferroviaria ospitava una sala d'attesa per l'utenza.

  • Sala d'attesa Sala d'attesa

Interscambi[modifica | modifica wikitesto]

Data la distanza della stazione dai centri serviti negli anni di attività erano attive relazioni su gomma che collegavano la stazione con Benetutti e Nule. In particolare un servizio di vetture che effettuava la relazione tra Benetutti e lo scalo era già attivo a fine Ottocento[7].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Orario SFSS 1º aprile 1893 in Corda, inserto grafico.
  2. ^ Altara, p. 165.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q Luigi Prato e Gavino Nurra, Stazione di Benetutti, su lestradeferrate.it. URL consultato il 14 agosto 2020.
  4. ^ Orari 1899-1920 su Archivio Orari, su archiviofondazionefs.it. URL consultato il 14 agosto 2020.
  5. ^ Altara, p. 186.
  6. ^ Luigi Prato e Gavino Nurra, La ferrovia Chilivani-Tirso, su lestradeferrate.it. URL consultato il 14 agosto 2020.
  7. ^ Ogliari, p. 622.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Edoardo Altara, Binari a Golfo Aranci - Ferrovie e treni in Sardegna dal 1874 ad oggi, Ermanno Albertelli Editore, 1992, ISBN 88-85909-31-0.
  • Elettrio Corda, Le contrastate vaporiere - 1864/1984: 120 anni di vicende delle strade ferrate sarde: dalle reali alle secondarie, dalle complementari alle statali, Chiarella, 1984.
  • Francesco Ogliari, La sospirata rete, Milano, Cavallotti Editori, 1978.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]