Simone Graziani

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Simone Graziani (Sansepolcro, 4 marzo 1449Sansepolcro, 16 giugno 1509) è stato un abate, giurista e umanista italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Sansepolcro e figlio di Benedetto Graziani, appartenente alla più antica aristocrazia cittadina (e a sua volta ramo di una delle più antiche famiglie di Perugia), diventa monaco nella locale abbazia camaldolese[1]. Non si conosce il suo percorso scolastico, ma la sua carriera è molto rapida e già tra 1478 e 1480 è abate di San Pietro di Pozzeveri[2]. Nel 1496 è detto esperto nei sacri canoni, ma non viene indicato con un titolo accademico[3].

La prima notizia documentaria risale al 24 novembre 1474, quando è monaco nel monastero camaldolese di Sansepolcro[4]. Abate di San Pietro di Pozzeveri, presso Lucca, tra 1478 e 1480[2], il 15 dicembre 1480 è eletto abate di Sansepolcro da papa Sisto IV[5]. Prende possesso della carica il 7 gennaio 1481[6]. Durante il suo abbaziato, protrattosi per quasi trent’anni, a Sansepolcro sorgono la Compagnia del Santissimo Crocifisso (1492) e la Confraternita del Buon Gesù (1509) e il monastero delle terziarie francescane viene riformato dalle Clarisse dell’Osservanza del monastero di Monteluce a Perugia (1500).

Muore nel 1509 e il suo corpo viene sepolto nel monumentale sepolcro fattogli erigere nell’abbazia camaldolese di Sansepolcro[7].

Alla sua morte gli succede nella carica il fratello Galeotto Graziani.

L’impegno per la riqualificazione dell’abbazia di Sansepolcro[modifica | modifica wikitesto]

Dotato di buona cultura umanistica e sensibilità artistica, Simone Graziani lega il suo nome alla vasta opera di qualificazione artistica dell’abbazia e dell’annesso monastero camaldolese di Sansepolcro, di cui ancora oggi rimane ampia traccia. I lavori sono sostenuti con le entrate del monastero e con le offerte raccolte in occasione di determinate festività liturgiche grazie alla concessione di un’apposita indulgenza da parte del cardinale Jorge da Costa, legato apostolico in Italia, il 15 giugno 1484. Il testo della lettera di concessione delle indulgenze fa riferimento alla necessità di riparazione della chiesa del monastero di San Giovanni Evangelista di Sansepolcro, che manca anche degli ornamenti ecclesiastici necessari al culto divino, cosa che non suscita la devozione dei fedeli, e per questo necessita di manutenzione e decorazione. Per tale motivo il cardinale concede una indulgenza ai fedeli che visiteranno la chiesa devotamente e ne aiuteranno la manutenzione e riparazione ogni anno nella festa di san Romualdo (dai primi ai secondi vespri)[8]. In tal modo il Graziani si assicura un’entrata straordinaria attraverso la quale sostenere il progetto di abbellimento di chiesa e monastero.

Per la chiesa il Graziani commissiona a Pietro Vannucci, detto il Perugino, una grande tavola raffigurante l’Ascensione di Gesù per l’altare maggiore della chiesa abbaziale, che viene usata per sostituire il Polittico della Resurrezione di Niccolò di Segna. Durante l’abbaziato del Graziani lavorano nell’abbazia anche Piero della Francesca (pitture oggi perdute)[9] e Bartolomeo della Gatta. Nel 1474 commissiona il nuovo coro per la chiesa abbaziale a Gaspare di Pietro Bagnacavallo da Fano[10].

Nel monastero l’abate fa affrescare un ciclo con le storia della vita di san Benedetto al piano terreno del chiostro e la decorazione di una sala all’interno del campanile, dove ancora oggi sono ben visibili il suo stemma e quello della Congregazione camaldolese. Il suo stemma, inoltre, è scolpito su capitelli e colonne di vari ambienti del monastero, segno dell’ampia portata degli interventi di abbellimento e ricostruzione da lui promossi.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il 24 novembre 1474 è elencato come monaco in un atto notarile: Firenze, Archivio di Stato, Notarile antecosimiano, 16741, c. 117v.
  2. ^ a b Firenze, Archivio di Stato, Notarile antecosimiano, 7003, c. 1017v.
  3. ^ Firenze, Archivio di Stato, Notarile antecosimiano, 7155.
  4. ^ Firenze, Archivio di Stato, Notarile antecosimiano, 16741, c. 117v.
  5. ^ Sansepolcro, Archivio Vescovile, Pergamene, 1, 43, 44, 46.
  6. ^ E. Agnoletti, Sansepolcro nel periodo degli abati, Città di Castello 1976, pp. 115-121.157-158
  7. ^ L’epigrafe riporta: Deo.Max. Com. | SUMONI GRATIANO BENEDICTI FILIO ABBATI PIENTISS- | IMO COENOBII DOMUSQUE A FUNDO INSTAURATORI | GERMANO SUO DULCISSIMO QUOI OMNIA DE- | BUIT GALEOTTUS FRATER PATRIAE DECUS SUCCESSOR | ABBAS INDE NOVUS URBIS EPISCOPUS LEONE X PONTIFICE | HOC MAUSOLEUM LACRIMANS ET SIBI FECIT. | VIXIT ANNIS LX MENSIBUS III DIEBUS V OBIT MDVIIII.
  8. ^ Sansepolcro, Archivio Vescovile, Pergamene, 1, 49
  9. ^ Cfr. i documenti pubblicati in A. Di Lorenzo – C. Martelli – M. Mazzalupi, La Badia di Sansepolcro nel Quattrocento, Selci-Lama 2012.
  10. ^ Firenze, Archivio di Stato, Notarile antecosimiano, 7154, c. 202rv

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Angelo Tafi, Immagine di Borgo Sansepolcro, Cortona, Calosci, 1994.
  • Ercole Agnoletti, Le memorie di Sansepolcro, Sansepolcro, Tipografia Arti Grafiche, 1986.
  • Ercole Agnoletti, I Vescovi di Sansepolcro, I, Sansepolcro, Tipografia Boncompagni, 1972.
  • Ercole Agnoletti, Sansepolcro nel periodo degli abati (1012-1521), Città di Castello, AC Grafiche, 1976.
  • Ivano Ricci, Borgo Sansepolcro.Monografia storico-artistica, Sansepolcro, Tipografia Boncompagni, 1932.
  • Ivano Ricci, L'abbazia camaldolese e la cattedrale di S. Sepolcro, Sansepolcro, Tipografia Boncompagni, 1942.
  • Lorenzo Coleschi, Storia della città di Sansepolcro, Città di Castello, Scipione Lapi, 1886.
  • Pietro Farulli, Annali e memorie dell’antica e nobile città di S. Sepolcro, Foligno, Niccolò Campitelli, 1713.

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