Religiose dei Sacri Cuori di Gesù e Maria

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Le Religiose dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria, dette di Castellammare, sono un istituto religioso femminile di diritto pontificio: le suore di questa congregazione pospongono al loro nome la sigla SS.CC.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La congregazione fu fondata nel 1871 da Francesco Saverio Petagna, vescovo di Castellammare: le prime religiose, dette originariamente "sorelle della Sacra Famiglia", presero presto il nome di "vittime dei Sacri Cuori" e furono rivestite dell'abito religioso il 2 novembre 1872.[2]

Gli scopi assegnati dal fondatore alla congregazione furono l'adorazione diurna del Santissimo Sacramento, in spirito di riparazione delle offese dell'umanità ai cuori di Gesù e Maria, e l'istruzione delle ragazze, specialmente delle figlie della nobiltà.[2]

L'istituto, aggregato all'ordine dei frati minori dal 19 giugno 1926, ricevette il pontificio decreto di lode il 6 luglio 1932 (in questa occasione, il nome delle suore fu mutato in "religiose dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria") e le sue costituzioni ottennero l'approvazione definitiva il 17 dicembre 1940.[2]

Attività e diffusione[modifica | modifica wikitesto]

Le religiose si dedicano principalmente all'istruzione della gioventù, ma anche al servizio in orfanotrofi e ospedali.[2]

Oltre che in Italia, le suore sono presenti in Brasile, Colombia e Perù;[3] la sede generalizia è in via Tuscolana a Roma.[1]

Nel 2010 la congregazione contava 111 religiose in 18 case.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Ann. Pont. 2013, p. 1621.
  2. ^ a b c d Ermenegildo Frascadore, DIP, vol. VIII (1988), coll. 302-303.
  3. ^ Dove operiamo, su sacricuori.org. URL consultato il 23 giugno 2015.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Annuario pontificio per l'anno 2013, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2013. ISBN 978-88-209-9070-1.
  • Guerrino Pelliccia e Giancarlo Rocca (curr.), Dizionario degli Istituti di Perfezione (DIP), 10 voll., Edizioni paoline, Milano 1974-2003.

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