Quinto Petelio Libone Visolo

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Quinto Petelio Libone Visolo
Decemviro della Repubblica romana
Nome originaleQuintus Poetelius Libo Visolus
GensGens Poetelia
Vigintivirato450 a.C.

Quinto Petelio Libone Visolo (... – ...; fl. V secolo a.C.) fu decemviro nel 450 a.C..

Decemvirato[modifica | modifica wikitesto]

Nel 450 a.C. fu eletto tra i decemviri per il secondo decemvirato[1], che sebbene arrivò a produrre quello per cui era stato istituito, ovvero la riforma dell'ordinamento romano attraverso la stesura delle Leggi delle XII tavole, si caratterizzò per una forte impronta anti popolare ed autoritaria, tanto che i dieci magistrati andarono oltre il mandato conferitogli.

Allo scoppio delle ostilità contro Sabini ed Equi, Quinto fu inviato insieme a colleghi Manio Rabuleio e Quinto Fabio Vibulano, a condurre le operazioni contro i Sabini[2]. Tra i propri soldati militavano Lucio Icilio, fidanzato di Verginia, e Publio Numitorio, zio materno della ragazza, futuri tribuni della plebe.

Nel 449 a.C., ristabilite le prerogative dei Tribuni della plebe dai consoli Lucio Valerio Potito e Marco Orazio Barbato, fu accusato dai tribuni per le azioni illegali adottate durante il decemvirato, e per questo fu inviato all'esilio, dopo che gli furono confiscati i propri beni.[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tito Livio, Ab urbe condita libri, Libro III, 35
  2. ^ Tito Livio, Ab urbe condita libri, Libro III, 41
  3. ^ Tito Livio, Ab urbe condita libri, Libro III, 4, 58.
Predecessore Fasti consulares Successore
Primo decemvirato (450 a.C.)
con Secondo decemvirato (450 – 449 a.C.)
Marco Orazio Barbato
e
Lucio Valerio Potito