Placido Acquacotta

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Placido Acquacotta (Matelica, 1805Perugia, 1881) è stato un abate italiano, protagonista delle lotte per l'indipendenza perugina durante il risorgimento.

Proveniente dalle Marche, divenne abate e responsabile del monastero perugino di San Pietro, restando celebre per il suo valoroso contributo nei riflessi umbri della seconda guerra di indipendenza.[1]

Il popolo perugino aveva offerto a Vittorio Emanuele II l'annessione del territorio volendo slegarsi dal domini pontifici; la risposta di Pio IX fu veemente e soldati svizzeri al suo soldo misero a ferro e fuoco la città, piegando ferocemente la resistenza umbra senza risparmiare civili ed inermi; furono le cosiddette stragi di Perugia.[2]

Placido Acquacotta, pur appartenendo ad un ordine religioso e quindi sottomesso all'autorità papale, favorì la fuga dei civili, con l'ingresso e l'occultamento nei meandri del monastero, salvando numerose vite.[3]

Alcune vie della regione riportano il suo nome, per preservarne il nobile gesto.

Testimonianze[modifica | modifica wikitesto]

«I soldati passarono sopra queste barricate, presero d’assalto tutte le case ed il convento ove uccisero e ferirono quanti poterono, non eccettuate alcune donne, e procedendo innanzi fecero lo stesso nella Locanda a S. Ercolano, uccisero il proprietario e due addetti, ed erano per fare altrettanto ad una famiglia americana, se un volteggiatore non vi si fosse opposto, ma vi diedero il sacco, lasciando nel lutto e nella miseria la moglie del proprietario e arrecando un danno di circa 2.000 dollari alla famiglia americana. Fatti simili sono accaduti in tre case, dappoiché il saccheggio ha durato qualche tempo durante il quale tre case sono state incendiate. I soldati vincitori hanno fatto man bassa su tutto quanto loro capitava innanzi.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Note sulla storia della Fondazione per l’Istruzione Agraria in Perugia, su studiumbri.it. URL consultato il 22 marzo 2017.
    «Dom Lisi suggerì all’abate di S. Pietro, dom Placido Acquacotta, di fondare una colonia agraria anche sulle terre del monastero di S. Pietro, che venne inaugurata il 5 gennaio 1862»
  2. ^ PERUGIA, una città con più di 3000 anni di storia - CENNI STORICI - Claudio Maccherani, Perugia, 2016, su claudiomaccherani.altervista.org. URL consultato il 22 marzo 2017.
    «Il 20 giugno 1859 i papalini arrivarono al Frontone e a porta San Pietro dove trovarono a fronteggiarli un migliaio di cittadini male armati e male organizzati, ma riuscirono a entrare da San Domenico grazie al tradimento di tale Patumella e la battaglia proseguì per l’attuale Corso Cavour. I pontifici uccidono uomini, donne, anziani, saccheggiano, stuprano (Stragi di Perugia). Figura di rilievo fu l’abate di San Pietro Pietro Placido Acquacotta che aiutò e nascose numerosi perugini. L’episodio, altrimenti destinato al silenzio, ebbe risonanza internazionale perché vi restò coinvolta la famiglia statunitense Perkins.»
  3. ^ 20 Giugno 1859: Perugia, una strage vaticana, su telesanterno.com. URL consultato il 22 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2017).
    «A mitigare la violenza della Chiesa fu il comportamento dell’abate del monastero di San Pietro, Placido Acquacotta, che nascose ed aiutò numerosi civili in fuga dalle baionette dei mercenati svizzeri del Papa.»
  4. ^ «La Propaganda» n.461 del 2 luglio 1903[collegamento interrotto]
  5. ^ E LA CULTURA NON SI FERMA. IL XX GIUGNO A PERUGIA., su marilenabadolato.it. URL consultato il 15 febbraio 2023 (archiviato il 15 febbraio 2023).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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