Palazzo Panicali

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Palazzo Panicali
Palazzo Panicali in Alvito
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLazio
LocalitàAlvito
Coordinate41°41′23.24″N 13°44′28.23″E / 41.689788°N 13.741175°E41.689788; 13.741175
Informazioni generali
CondizioniIn uso

Il Palazzo Panicali, detto anche Palazzo Panicali al Peschio, per distinguerlo dal palazzo Elvino-Panicali di Alvito inferiore, è un edificio monumentale in località Peschio, frazione d'Alvito chiusa entro la cerchia muraria medievale.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio prende il nome dagli originari proprietari, la famiglia Panicali, quasi estinta nel XVIII secolo, fra le più cospicue di Alvito, che vantava fra i suoi antenati l'umanista Giampaolo Flavio[1].

Il palazzo risale all'XVII secolo e fu costruito su una precedente struttura in località Peschio, un borgo incluso nella cinta muraria cittadina di Alvito, a mezza costa fra il Castello e Alvito inferiore, in prossimità di uno sperone roccioso, da cui ha preso il nome (Pesculum).

La famiglia Panicali lo abbandonò nel corso del '700, avendo nel frattempo fatto erigere un altro e più imponente palazzo, nella parte più bassa di Alvito, che avrebbe poi assunto il nome di Palazzo Ferrante[2], dalla casata di origine abruzzese in cui sarebbe estinta.

Torre piccionaia ovest. Particolare

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

Portale bugnato a punta di diamante

È uno degli edifici più celebri della città, la cui facciata principale, originariamente costruita sull'antica via che a mezza costa conduceva al castello, ancora oggi si estende completamente sulla strada asfaltata che attraversa il borgo di Peschio. Ivi è decorato dall'unico esempio nella Valle di Comino di portone bugnato a punta di diamante, pregevole elemento artistico.

Due torri colombaie arricchiscono il complesso architettonico e lo rendono immediatamente riconoscibile nel sistema urbanistico cittadino: la torre ovest è strutturata in tre ordini e, nei due superiori, presenta feritoie decorate con mensole sporgenti.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ G.P.M. Castrucci, Descrizione del Ducato d'Alvito nel Regno di Napoli in Campagna Felice, Piscopo, Napoli 1863 (IV ed.), p. 69.
  2. ^ Vedi la storia di Palazzo Ferrante nel sito istituzionale del Comune di Alvito

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Recchia A.P., La Val di Comino, in «Storia della città: rivista internazionale di storia urbana e territoriale», n° 23, 1982, p. 90-91.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]