Olimpio (esarca)

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Olimpio

Esarca d'Italia e Esarca di Ravenna dell'Impero romano d'Oriente
Durata mandato649 –
652
MonarcaCostante II
PredecessoreTeodoro I Calliope
SuccessoreTeodoro I Calliope

Dati generali
ProfessionePolitico

Olimpio (... – 652) è stato un politico bizantino, esarca d'Italia dal 649 al 652.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Secondo il Liber Pontificalis era in origine cubiculario, ovvero l'addetto alla custodia della camera da letto dell'Imperatore. Nel 649 fu inviato dall'imperatore Costante II in Italia per governarla come esarca e reprimere con la violenza l'aperta opposizione di papa Martino I al Typos, l'editto religioso imperiale anatemizzato dal pontefice come eretico. Secondo il Liber Pontificalis, Costante II gli avrebbe detto:

(LA)

«Oportet gloria tua ut sicut nobis suggessit Paulus patriarcha huius a Deo conservandae urbis peragere, et si quidem inveneritis provincia ipsa consentientem in typo a nobis exposito, tenere omnes qui ibi sunt episcopi et hieraticos possessorum atque […] in eodem subscribant. Si autem, quomodo nobis suggessit Platon gloriosus patuicius, Eupraxius gloriosus, potueritis suadere exercitu ibidem consistenti, iubemus tenere Martinum qui hic erat apocrisarius in regia urbe, et postmodum per omnes ecclesias relegere eum qui factus est a nobis orthodoxus typus et omnes episcopi Italiae in ipso subscribant. Si autem inveneritis contrarium in tali causa exercitum, tacitum habetote donec optinueritis provinciam et potueritis vobis exercitum adgregare, tam Romane civitatis atque Ravennate, ut ea quae vobis praecepta sunt quantocius explere valeatis.»

(IT)

«Conviene alla tua gloria, come ci ha suggerito di agire il patriarca di questa città (che Dio la protegga), Paolo, che, se troverai in quella provincia qualcuno d’accordo con l’editto da noi esposto, ti impadronirai di tutti i vescovi che sono lì e del clero e […] li costringerai a sottoscrivere il medesimo editto. Altrimenti, come ci hanno suggerito il glorioso patrizio Platone e il glorioso Eupraxio, se avrai potuto persuadere l’esercito che è stanziato lì, ti ordiniamo di impadronirti di Martino, che era apocrisario nella città regia, e dopo di ciò sia fatto leggere in tutte le chiese il Typus ortodosso da noi redatto e sia fatto sottoscrivere da tutti i vescovi d’Italia. Se però in questa faccenda troverai che l’esercito è contrario, te ne starai zitto finché non avrai la provincia sotto il tuo controllo e sarai riuscito a riunire un esercito, tanto della città di Roma che di Ravenna, affinché possiate compiere fino in fondo le cose che vi sono state ordinate.»

Olimpio giunse a Roma e, dopo aver tentato invano di «far nascere lo scisma nella santa Chiesa» con il sostegno dell'esercito,[1] si risolse a ordire l'assassinio del Pontefice: secondo il Liber Pontificalis avrebbe ordinato a un suo spatario di assassinare il pontefice mentre quest'ultimo porgeva la comunione all'esarca nella chiesa della vergine Maria semprevergine madre di Dio detta ad Praesepe. Ma il piano sarebbe fallito grazie all'intervento divino che avrebbe accecato provvidenzialmente lo spatario impedendogli di vedere papa Martino I.[2] Più verosimilmente, il piano fallì a causa del mancato appoggio dell'esercito di stanza in Italia.[3]

Dopo il tentativo fallito di assassinare il pontefice, l'esarca Olimpio si riappacificò con lui e si rivoltò all'Impero staccando l'Italia da esso, approfittando del clima di dissenso diffusosi nella penisola nei confronti della politica religiosa imperiale favorevole al monotelismo.[4] L'usurpazione di Olimpio è confermata dal fatto che questi fece battere dalla zecca di Roma monete con la sua effigie piuttosto che con quella dell'Imperatore legittimo Costante II.[5] Papa Martino I non prese le distanze dall'usurpatore Olimpio e con questo pretesto, dopo la fine dell'usurpazione, fu deportato a Costantinopoli con l'accusa di alto tradimento.[5] Il pontefice giustificò la propria condotta affermando che non poteva opporsi a chi aveva dalla sua parte l'esercito e in una epistola definì Olimpio un "infame".[5] Il Liber Pontificalis afferma che nel 652 Olimpio partì per la Sicilia con l'esercito con l'intento di respingere un'incursione araba nell'isola, ma fu ucciso da una pestilenza diffusasi nell'esercito bizantino.[5] Stratos ha peraltro messo in dubbio la versione tramandata dal Liber Pontificalis sostenendo che la Sicilia era fuori dalla giurisdizione dell'esarca e che la presunta incursione araba nell'isola del 652 non è attestata da altre fonti.[5] È possibile piuttosto che la spedizione in Sicilia fosse motivata dall'intento di sottrarre anche quella regione al controllo dell'Imperatore legittimo.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Liber Pontificalis, Vita di Martino I: «armans se cum exercitu virtuti voluit scisma sanctae ecclesiae intrumittere»
  2. ^ Liber Pontificalis, Vita di Martino I: «Sed Deus omnipotens, qui solitus est servos suos orthodoxos circumtegere et ab omni malo eripere, ipse excecavit spatarium Olympii exarchi, et non est permissus videre pontificem, quando exarcho communionem porrexit vel pacem dedit, ut sanguis eius effunderetur et catholica Dei ecclesia heresi subiugaretur.»
  3. ^ a b R. Scott Moore, Olympius (649-653 A.D.), su roman-emperors.org.
  4. ^ Ravegnani 2011, p. 77.
  5. ^ a b c d e Francesco Dalbon, Olimpio, in Dizionario biografico degli italiani, Vol. 79, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2013. URL consultato il 10 aprile 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Esarca di Ravenna Successore
Teodoro I Calliope (1ª nomina) 649-652 Teodoro I Calliope (2ª nomina)