Michele Melisseno

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Michele Melisseno
Μιχαὴλ Μελισσηνός
Patrizio
dell'Impero romano
In carica766 - 771
DinastiaMelisseno
FigliTeodoto
ReligioneCristianesimo calcedoniano
Michele Melisseno
EtniaBizantino
ReligioneCristianesimo calcedoniano
Dati militari
Paese servito Impero bizantino
Forza armataEsercito bizantino
Tema anatolico
Anni di servizio766 - 771
GradoGenerale
Strategos
voci di militari presenti su Wikipedia

Michele Melisseno (in greco Μιχαὴλ Μελισσηνός?; ... – ...) è stato un generale e nobile bizantino durante il regno dell'imperatore Costantino V (741–775).

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Michele faceva parte della famiglia Melisseno[1]. Era una persona che piaceva molto all'imperatore Costantino V e gli venne data in sposa una sorella di cui non conosciamo il nome dell'imperatrice Eudochia, terza moglie di Costantino. Con il matrimonio egli divenne parente dell'imperatore e poté acquisire una posizione di rilievo nella gerarchia imperiale.

Michele e sua moglie ebbero almeno un figlio a noi noto: Teodoto Cassitera Melissenos, il futuro patriarca di Costantinopoli che regnò dall'815 all'821 con il nome di Teodoto I[1][2][3].

Tra il 766 e il 767 fu parte di un rimpasto governativo con cui l'imperatore Costantino assicurava le proprie idee iconoclaste. Michele ricevette la nomina di strategos del tema anatolico, all'epoca la più importante e potente carica militare nell'Impero bizantino. Forse, proprio in questo periodo, egli ricevette la nomina a patrizio, come è riportata a noi da Teofane Confessore[3][4][5].

Nel 771, Michele guidò un contro attacco diretto verso il abbasidi in Isauria. Le sue truppe, tuttavia, furono pesantemente sconfitte e non riuscirono ad impedire il saccheggio della regione bizantina. Dopo questo evento, del destino di Michele non si conosce più nulla[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b ODB, p. 1335.
  2. ^ Rochow, pp. 11-12.
  3. ^ a b c Lilie.
  4. ^ Rochow, pp. 12, 75.
  5. ^ Bury, pp. 40-41.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]